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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.01.2022 Rosa Hanan (1920-2022), addio alla testimone della Shoah
Cronaca di Severino Colombo

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 gennaio 2022
Pagina: 27
Autore: Severino Colombo
Titolo: «Addio Rosa Hanan, testimone della Shoah»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/01/2022, a pag. 27, con il titolo "Addio Rosa Hanan, testimone della Shoah", il commento di Severino Colombo.

Shoah, morta Rosa Hanan: aveva 102 anni.
Rosa Hanan

Addio a Rosa Hanan, importante testimone della Shoah che si è spenta l'altra notte. Aveva centouno anni: la sua storia e la sua testimonianza rimangono nei ricordi di chi l'ha conosciuta, compresi i molti studenti delle scuole incontrati negli anni per raccontare la sua drammatica esperienza. Nata a Rodi l'8 settembre 1920, figlia di Mosè Hanan e Miriam Leon, cresce con altri sette fratelli nella Juderia, il quartiere ebraico di Rodi, isola greca che era allora possedimento italiano. Il 23 luglio 1944 viene deportata insieme alla madre e al fratello Herzl: il 16 agosto entra ad Auschwitz Birkenau, dove viene immatricolata con il numero A-24360. E trasferita a Dachau e poi a Kaufering Türkheim. Da qui riesce a fuggire: si nasconde in una fattoria fino all'arrivo degli Alleati. Dopo la liberazione si trasferisce a Milano, dove incontra Giuseppe Mallel, pure originario di Rodi e sopravvissuto ai campi di sterminio. I due si sposano a Rodi nel 1947; lì nasce il primogenito Nissim. Il secondo figlio nasce nel Congo belga, dove la famiglia si è trasferita; viene chiamato Herzl, come il fratello di Rosa, ucciso a Mauthausen. Dopo altri spostamenti (Rhodesia, Sudafrica) l'approdo definitivo a Roma, dove viveva. Aveva mantenuto un forte legame con la comunità di Rodi trasmettendone le tradizioni a figli e nipoti. Nella Juderia di Rodi era cresciuto anche Sami Modiano, altro sopravvissuto all'Olocausto, che su «Shalom.it», rivista della comunità ebraica di Roma, ha ricordato il forte legame: «La sua scomparsa è un grande dolore. Andavo a pranzo a casa sua e lei veniva da me: facevo parte della sua felicità».

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