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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.06.2021 Elezioni in Iran: è tutto già deciso dall'ayatollah Khamenei
Commento di Andrea Nicastro

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 giugno 2021
Pagina: 17
Autore: Andrea Nicastro
Titolo: «Sette volti e un vincitore annunciato, Teheran punta sul 'boia' Raisi»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/06/2021, a pag.17, con il titolo "Sette volti e un vincitore annunciato, Teheran punta sul 'boia' Raisi" la cronaca di Andrea Nicastro.

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Andrea Nicastro

Iran's presidential race: Who is ultra-conservative favourite Ebrahim Raisi?
Ebrahim Raisi

Fra due giorni l'Iran vota per un nuovo presidente, ma bisogna essere appassionati di politica per capirlo. Per strada ci sono più poster del generale Soleimani ucciso dagli americani l'anno scorso che di tutti e sette gli aspiranti presidenti messi assieme.Il Covid non aiuta, le manifestazioni di piazza sono vietate per evitare contagi. II Paese ha il record di morti per l'intero Medio Oriente e appena il 6% di vaccinati. Eppure la chiave del disinteresse è in una battuta che circola ovunque: chi ha detto che gli americani sono meglio di noi? Loro per sapere che aveva vinto Biden hanno impiegato un mese. Noi sappiamo chi sarà presidente già un mese prima. In persiano si dice Entekhabate mohandesishode. Più o meno si potrebbe tradurre come «elezioni ingegnerizzate». Non truccate perché (forse) non servirà neppure cambiare i voti come (probabilmente) è successo nel 2009.

Questo è un voto programmato, organizzato, pensato per portare alla presidenza Ebrahim Raisi, un mullah (prete) a capo della magistratura e candidato favorito dalla Guida Suprema Ali Khamenei nonché suo delfino alla successione. Raisi ha una pessima immagine internazionale. Da giovane «pubblico ministero» fu tra i 4 membri della «Commissione della morte» del 1988 che, senza processo, decise l'esecuzione di almeno tremila, ma qualcuno calcola 30 mila, prigionieri politici. In Iran, dove ovviamente nessuno si sogna di rimproverargli quella strage, non va meglio. Raisi si era già candidato alle presidenziali del 2017 costruendosi l'immagine del «giudice anti corruzione». Allora si era trovato di fronte Hassan Rouhani, l'attuale presidente sostenuto dall'intera fazione «riformista». In un dibattito tv Rouhani zitti il rivale dicendo che «gli iraniani non accetteranno chi ha impiccato e incarcerato persone per gli ultimi 38 anni». Finì con Rouhani al 57 e Raisi al 38%. Il suo principale avversario in questa tornata, Abdolnaser Hemmati, sempre in tv, gli ha rimproverato la disinvoltura nella pratica giudiziaria e il conflitto di, come definirlo, competenze. diti sei a capo del sistema giudiziario e sei anche candidato presidente. Mi garantisti che non mi farai arrestare se dico qualcosa contro di te?». Dopo le durissime repressioni del 2009, 2018 e 2019 con Raisi sempre protagonista dalla parte dell'accusa, la domanda era più che legittima. Nonostante o forse a causa di tutto questo, Raisi ha dalla sua il sostegno dell'intero gruppo conservatore e soprattutto della Guida Suprema che, questa volta, ha saputo manovrare per eliminare i potenziali concorrenti del suo delfino. Dei quasi 600 candidati solo sette sono stati ammessi dal Consiglio dei Guardiani. Un tale dipinto di blu aveva scritto nella casella del nome: «Genio della Lampada». La maggioranza, però, è stata squalificata con criteri segreti o bizzarri come avere figli che studiano all'estero. Tra i non ammessi anche campioni del fronte conservatore, che avrebbero potuto dividere i voti. La Guida Suprema è stato cristallino: «L'Iran ha bisogno di un uomo che combatta la corruzione». L'unica alternativa al magistrato col turbante è Hemmati, governatore della Banca centrale, il difensore della moneta, il Rial. II Rial ha perso il 40 per cento del valore nel 2020 e il 30 quest'anno impoverendo chi non aveva risparmi in valuta estera.

Come essere soddisfatti e votarlo? II peso della «massima pressione» imposta dagli Stati Uniti di Donald Trump attraverso le sanzioni economiche ha schiacciato l'attuale governo semi-riformista di Rouhani e gettato un'ombra anche su Hemmati. Nei tre dibattiti tv, l'economista ha tentato di uscire dall'angolo. «Se il potere finirà ai conservatori — ha detto guardando Raisi — non ci sarà accordo sul nucleare e arriveranno nuove sanzioni». II discorso però non convince perché le sanzioni sono arrivate con un governo «moderato» e il dossier nucleare non dipende dal presidente, ma direttamente dalla Guida Suprema che ha dato la benedizione alla ripresa dei colloqui. Altro limite di Hemmati è che i riformisti non lo appoggiano. Si sono persino divisi sull'invito ad andare a votare o scegliere l'astensione. Con Raisi presidente nei prossimi quattro anni tutte le cariche del Paese saranno in mano ai conservatori. Potrebbero regalarsi la riuscita dei negoziati nucleari e il conseguente allentamento delle sanzioni. Ma anche godere di un prezzo petrolifero previsto al raddoppio e la fine del Covid. Se tutto ciò accadesse davvero, la popolarità sarebbe assicurata. Potrebbe persino essere il momento giusto per una successione morbida alla Guida Suprema ormai 82enne perché Khamenei divenne Guida quando era presidente in carica. E chi è considerato delfino di Khamenei? Raisi, il futuro presidente.

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