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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.07.2014 'Il burqa non è un diritto': la sentenza della Corte europea di Strasburgo
la cronaca di Luigi Offeddu

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 luglio 2014
Pagina: 13
Autore: Luigi Offeddu
Titolo: «Strasburgo: vietare il burqa non viola i diritti umani»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/07/2014, a pag. 13, l'articolo di Luigi Offeddu dal titolo "Strasburgo: vietare il burqa non viola i diritti umani"


Donne costrette a indossare il burqa 

STRASBURGO —Non è «una vittima» come dice di essere, S.A.S., ragazza di 24 anni, di passaporto francese e religione islamica. Se lo Stato le vieta di portare il burqa o altri veli integrali sul viso, come fa con una legge dal 2011, lo fa giustamente, per far sì che siano rispettate le «condizioni del vivere insieme», fra le quali c’è anche la libertà di guardarsi in faccia.
Così ha sentenziato la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, con una decisione a maggioranza che tocca uno dei nervi più delicati dell’Europa del ventunesimo secolo.
S.A.S. si era rivolta alla Corte sostenendo che né il marito, né alcun altro, le avevano mai imposto di indossare il burqa — tunica con copricapo totale, di tradizione afghana — o il niqab, velo che lascia scoperti solo gli occhi. «A volte li indosso, a volte no», ha detto poi la donna nell’aula. «Ma sono sempre libera di scegliere».
Vere o no che fossero queste parole, i giudici hanno applicato un altro metro. Non si sono appellati ai motivi di sicurezza anti-terrorismo, che furono all’origine delle leggi anti-burqa in Francia e in Belgio — gli unici Paesi Ue ad averle mai proposte, e approvate. Ma hanno cercato di analizzare se questo divieto violasse la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. I magistrati hanno ritenuto che vi siano tre principi in gioco: rispetto per l’uguaglianza di genere, rispetto per la dignità umana, e rispetto per le esigenze minime della vita in società, definibile anche come la necessità del «vivere insieme». Smantellati gli argomenti adottati dalla controparte a proposito dei primi due principi — nel senso che non sarebbero minacciati dal divieto di burqa e niqab — la Corte ha concluso che «la barriera eretta contro gli altri, da un velo che nasconde il volto, potrebbe minare la nozione del “vivere insieme”. Anche perché il volto “svolge un ruolo significativo nell’interazione sociale».
«Gli individui potrebbero non desiderare di vedere, in luoghi aperti a tutti — ancora parole dei magistrati — pratiche o attitudini che chiamerebbero fondamentalmente in questione la possibilità di avere aperte relazioni interpersonali; quelle che formano, per consenso generale, un elemento indispensabile nella vita di comunità».
In realtà, in Francia come in Belgio, è l’applicazione pratica di questa legge che rende tutto più difficile.
A Bruxelles, per esempio, burqa e niqab sono rarissimi. Li indossano in genere donne di mezza età, con famiglia al seguito. La polizia raccomanda agli agenti elasticità. Ma nel dicembre 2011, uno di questi controlli con perquisizione provocò per una notte una rivolta di quartiere. Quanto ai timori del terrorismo islamico, qui non mancano certo: solo poche settimane fa l’odio ha colpito ferocemente il museo ebraico. Ma si tratta di azioni pressoché militari, purtroppo ben organizzate, e finora non sono stati trovati legami fra queste e i burqa. Nel frattempo, molte famiglie musulmane iscrivono le figlie alle scuole cattoliche dove possono portare il velo (mai il burqa) senza troppe curiosità altrui.

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