Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/06/2009, a pag. 52, l'articolo di Maria Laura Rodotà dal titolo " Con Sarkozy per salvare le donne dalla sottomissione del burqa ".
Nicolas Sarkozy, nel suo discorso di ieri al Parlamento francese, ha dichiarato che il burqa "non è il benvenuto sul territorio francese in quanto segno di sottomissione e asservimento ed è degradante"
Riuscirà Nicolas Sarkozy a salvare le islamiche di Francia dal burqa? Non si sa. Riusciranno i francesi e gli europei sensibili a dividersi tra mille imbarazzi anche su questo? Lo stanno già facendo, grazie. Da quando è stata proposta una commissione di inchiesta; e da ieri, quando il presidente ha tenuto un discorso portando il Parlamento in gita a Versailles. Affrontando disoccupazione, sicurezza, tasse. E poi lanciando la diversione mediatica grazie alla quale del resto si parla meno: il caso-burqa, velo integrale che, ha dichiarato Sarko, «non è il benvenuto sul territorio della Repubblica». Seguiva dibattito nonstop. Ma per una volta, una diversione è una buona notizia.
Perché le donne imprigionate dal burqa sono in aumento. Perché, per dirla alla Sarko, «non è un problema religioso, ma di libertà della donna. È un segno di asservimento, è degradante». Qualcuna, in genere neoconvertita, lo sceglie. La libertà di scelta delle altre è difficile da garantire. Per questo in Francia, il Paese con più islamici in Europa, una sessantina di deputati — promotore il comunista André Grevin — ha chiesto un’indagine. E la ministra alle Politiche urbane Fadela Amara, di origine algerina, ha chiesto di vietarlo. E si sono scatenate discussioni sulla protervia esibizionista del laicismo sarkoziano, sull’opportunità o no di fare una legge, sul pericolo che a burqa vietato molte vengano chiuse in casa; e sulle alternative, come monitorare le famiglie integraliste e controllare che le signore stiano bene.
Ma va bene così; va bene se ci si comincia a chiedere quanto le musulmane apprezzino la sottomissione femminile. Non sembravano d’accordo le donne di Kabul scese in piazza tra le sassaiole. Non sembrano d’accordo le donne per le strade di Teheran che incitano gli uomini a non scappare. Non lo è mai stata la pur controversa Fadela Amara, che aveva fondato un’associazione di ragazze nordafricane delle banlieues con un bel nome: «Ni putes ni soumises», né puttane né sottomesse. Inventato da una donna di cultura islamica, può tornare utile a tutte; senza burqa, grazie.
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