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Bet Magazine Rassegna Stampa
05.12.2022 L’agenda politica di Netanyahu, gli equilibri con gli alleati, gli scenari che cambiano
Analisi di Avi Shalom

Testata: Bet Magazine
Data: 05 dicembre 2022
Pagina: 7
Autore: Avi Shalom
Titolo: «L’agenda politica di Netanyahu, gli equilibri con gli alleati, gli scenari che cambiano»
Riprendiamo da BET Magazine-Mosaico di dicembre 2022, a pag. 7, il commento di Avi Shalom con il titolo "L’agenda politica di Netanyahu, gli equilibri con gli alleati, gli scenari che cambiano".

70% Believe Israel is on its way to Fifth Election - The Israel Democracy  Institute
Yair Lapid, Benjamin Netanyahu

Elezioni 2022 e nuovo governo: i vincitori promettono di cambiare la fisionomia di Israele. Quali i programmi della destra, uscita vincitrice dal voto dell’1 novembre? Un fitto calendario: dalla magistratura che dovrà inchinarsi al potere legislativo, agli insediamenti “giovani” che verranno regolarizzati. E poi: educazione gratuita per i bambini da 0-3 anni. E le scuole religiose che saranno sostenute dallo Stato anche se non insegnano matematica e altre materie “secolari” Nelle elezioni del primo novembre 2022 la destra ha trionfato in maniera perentoria e ha annunciato fin d’ora che si accinge a cambiare la fisionomia di Israele, per accentuarne il carattere ebraico e per costringere alla difensiva chi tentasse di ostacolarla. Chi sulla stampa estera qualifica ancora Benyamin Netanyahu come un leader “conservatore” sbaglia totalmente direzione perché il Likud dei tempi andati di Menachem Begin e Yitzhak Shamir è stato spazzato via e non esiste più. Dal 2015 in poi – di pari passo con le inchieste per corruzione, frode ed abuso di potere (divenute poi incriminazioni che sono adesso discusse in un tribunale di Gerusalemme) – Netanyahu è divenuto un leader incontrastato, un populismo iconoclasta determinato a martellare le “cittadelle” dove a suo parere si annidano ancora le “vecchie elites”: magistratura, Corte Suprema, mass media, mondo accademico. Già adesso gruppi di sostenitori irriducibili del Likud esercitano serrate pressioni psicologiche nei confronti della pubblica accusa impegnata a Gerusalemme contro il loro leader e contro i teste chiamati a deporre contro di lui. Oggi, con la vittoria a valanga del blocco di Netanyahu – che si estende dal “nuovo Likud” ai partiti ortodossi e alla destra radicale del “Sionismo religioso”, espressione del movimento dei coloni – nei corridoi della magistratura si respira un’atmosfera di massima apprensione.

RIFORMA DELLE GIUSTIZIA I nuovi dirigenti di Israele confermano che si stanno già rimboccando le maniche. Innanzitutto, dicono, non sarà più accettabile che la Corte Suprema annulli leggi promulgate dalla Knesset quando reputate dai giudici “non costituzionali”. Occorrerà varare la cosiddetta “Piskat ha-hitgabrut”, una legge sulla superiorità dei legislatori rispetto ai giudici, che rimuova una volta per tutte questo genere di ostacoli all’esecutivo. Se per sancire il primato del parlamento sui giudici basteranno 61 voti dei 120, oppure un numero maggiore, è ancora oggetto di discussione. In 30 anni, affermano gli esperti, la Corte suprema ha effettivamente annullato 25 leggi. Per Israel ha-Yom, il free-press che sostiene Netanyahu a spada tratta, si tratta egualmente di una “epidemia” che deve cessare. La cosidetta “riforma della giustizia” a cui stanno lavorando i nuovi dirigenti di Israele include un attacco al Consigliere legale del governo Gali Baharav-Miara, nominata a febbraio da Gideon Saar, un rivale personale di Netanyahu. Presto potrebbe essere rimossa. In alternativa, il suo incarico potrebbe essere spezzato, per affiancarle una nuova figura nella forma di un Capo della pubblica accusa più in sintonia con il nuovo esecutivo. Netanyahu ha assicurato che non cercherà assolutamente di ostacolare il proseguimento del processo nei suoi confronti. Ma i suoi alleati insistono che la accusa di “abuso di potere” resta anche oggi molto vaga e dovrebbe essere cancellata. Se così avvenisse, una parte del processo nei suoi confronti perderebbe di senso. La destra opera inoltre per partecipare alla nomina di nuovi giudici della Corte Suprema: una istituzione, afferma, che deve rappresentare la società israeliana così come si è andata sviluppando.

SVILUPPO DEGLI INSEDIAMENTI I due dirigenti del “Sionismo religioso” – Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich – sono maturati negli insediamenti ebraici e annunciano fin d’ora che provvederanno ad intervenire immediatamente sul terreno. Autorizzeranno l’insediamento di Evyatar (congelato da un anno dal ministro della difesa uscente Benny Gantz perché costruito in parte su terre agricole private palestinesi) e del collegio rabbinico di Homesh (Cisgiordania settentrionale). Ordineranno la evacuazione del popoloso villaggio beduino di Khan al-Ahmar (alle porte di Gerusalemme), e respingeranno le energiche pressioni internazionali in sua difesa. Quindi provvederanno a legalizzare i cosiddetti “insediamenti giovani”. Si tratta di avamposti illegali, nati con iniziative spontanee, tollerati poi dall’esercito, sostenuti in maniera più o meno limpida con fondi pubblici e fonte di continui attriti con la popolazione agricola palestinese. Secondo Peace Now sono in tutto circa 150: vi risiede il 5 per cento della popolazione ebraica della Giudea-Samaria: ossia 22 mila persone su 450 mila.

SOSTEGNO AI COLLEGI RABBINICI Pur di assicurarsi il sostegno degli ebrei ortodossi, Netanyahu ha fatto loro due concessioni importanti. Ha promesso sostegni economici alle istituzioni educative del gruppo Bealz, che prima erano condizionati al loro impegno di introdurre studi di matematica e di inglese e che adesso saranno invece facoltativi. Ha inoltre promesso educazione gratuita per tutti i bambini israeliani, da zero e tre anni. La percentuale degli ortodossi in Israele è oggi del 12 per cento. Nelle loro famiglie, scrive il giornale economico Marker, si hanno 6,6 bambini in media. Sotto ai 18 anni, gli ortodossi sono oggi il 17 percento. Nel 2065 saranno il 32 per cento. La politica di Netanyahu è da un lato un evidente incentivo ad accrescere i tassi di natalità fra gli ortodossi, mentre il raddoppio dei finanziamenti pubblici alle loro istituzioni frena quanti di loro potrebbero essere disposti ad entrare nel mondo del lavoro. Secondo Marker il nuovo governo devolverà ogni anno 20 miliardi di shekel per l’educazione gratuita da zero a tre anni a tutti i bambini di Israele, e altri 3 miliardi di shekel per il potenziamento del sistema educativo ortodosso.

RETROMARCIA NELLA LOTTA IN DIFESA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE Nella propaganda elettorale dei partiti ortodossi due erano i nemici principali: il costo crescente delle stoviglie monouso (molto popolari nelle famiglie numerose) e le tasse sulle bevande zuccherate, resesi necessarie per combattere il diabete e l’obesità. Anche se ambientalisti e responsabili sanitari hanno lottato per imporle (registrando subito successi concreti sul terreno) quelle leggi avevano un peccato originale: erano state volute dal ministro delle finanze Avigdor Lieberman, esponente della destra laica. Nel 2022 le tasse sulle stoviglie monouso e sulle bevande zuccherate hanno fruttato 920 milioni di shekel. Ma adesso quelle leggi hanno buona probabilità di essere annullate.

REVISIONE DELLA LEGGE SUL RITORNO Per lo stesso motivo, i partiti religiosi chiedono adesso anche una revisione della Legge del ritorno. Vogliono negare adesso il permesso di immigrazione per chi possa vantare a proprio favore al massimo uno dei nonni. Anche in questo caso il nemico da sconfiggere è Lieberman, leader del partito russofono Israel Beitenu. L’immigrazione di circa un milione di ebrei dalla Russia dagli anni Ottanta in poi ha molto influito sul carattere di Israele, rafforzando il carattere laico ed altamente tecnologico. Adesso però la parola d’ordine è il rafforzamento del carattere ebraico e gli eventi in Ucraina e Russia fanno pensare che una nuova ondata di immigrazione sia imminente. Dunque, dicono i rabbini ortodossi e nazional-sionisti, essa va verificata in maniera meticolosa. Per la sua particolare fisionomia – in parte ortodossa e in parte nazional-religiosa – il nuovo governo rischia di trovarsi presto ai ferri corti anche con l’ebraismo Usa, in particolare con gli ebrei conservativi e riformati.

GOVERNABILITA’ SUL TERRITORIO In primo piano nella politica del nuovo governo vi sarà inoltre un sensibile accentuamento delle forze di sicurezza nelle città a popolazione mista ebraica ed araba, in Galilea e nel Negev, come lezione appresa durante le gravi turbolenze del maggio 2021. La polizia dovrebbe ricevere maggiori risorse ed essere assistita (ad esempio nel Negev, dove imperversano le bande dei beduini) da una sorta di milizia ebraica armata, sovvenzionata dal governo. Agli agenti e ai soldati saranno inoltre date nuove regole relative alla apertura del fuoco, più permissive, accompagnate da una maggiore garanzia di difesa legale nel caso fossero coinvolti in incidenti.

PENA DI MORTE, ESPULSIONI In campagna elettorale il leader dell’estrema destra Itamar Ben Gvir ha sostenuto anche la necessità di una pena di morte “per i terroristi” e della espulsione da Israele di esponenti politici “contrari allo Stato”. A questo proposito sono stati menzionati i parlamentari arabi Ayman Odeh e Ahmed Tibi, e il parlamentare comunista ebreo Ofer Cassif, vera “bestia nera” della destra nazionalista. Al momento, si tratta tuttavia di formulazioni vaghe.

STADI DI CALCIO CHIUSI IL SABATO Nel nuovo Israele di sabato non si disputerà il campionato di calcio. Stadi chiusi dal venerdì pomeriggio alla tarda sera del sabato. Che male c’è?, si è chiesto il deputato Bezalel Smotrich. Per 70 anni la tifoseria osservante è stata sacrificata. Anch’essa avrà finalmente diritto di godersi 90 minuti di buon calcio, nel nuovo Israele con il più elevato “carattere ebraico”.

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