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Il Mattino Rassegna Stampa
02.07.2006 Per il giornale napoletano ci sono "contrasti a Tel Aviv"
Dove, in spiaggia ?

Testata: Il Mattino
Data: 02 luglio 2006
Pagina: 12
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Bombe su Gaza, l’Egitto prova a mediare»

Come al solito i titoli del MATTINO non fanno altro che concentrarsi sul cattivo Israele, i palestinesi compaiono unicamente in un’ottica positiva («Hamas pronta a favorire la liberazione del soldato ma a certe condizioni»). Nessun accenno al soldato rapito, né ai razzi che i terroristi continuano a lanciare contro il territorio israeliano ( giorni fa Il MATTINO, in uno dei suoi migliori slanci propagandistici, diceva che le organizzazioni palestinesi nel riconosce Israele rinunciavano a portare attacchi sul suolo israeliano. Una perfetta disinformazione.

Come se non bastasse in un altro articolo, con tanto di titolo, spazio alla propaganda del premier di Hamas. Sul MATTINO gli articoli si sprecano, e per la barbara uccisione di un giovane israeliano (“colono ebreo” per il quotidiano), con un colpo alla testa da parte dei terroristi palestinesi, lo spazio non c’è. Niente di nuovo, dunque, articolo di Michele Giorgio compreso. Da notare titolo e sottotitolo. Come sempre il MATTINO ritiene che la capitale sia Tel Aviv,

Bombe su Gaza, l’Egitto prova a mediare

 

Gli aerei israeliani distruggono il Ministero dell’Interno palestinese. Attacchi anche in Cisgiordania

 

Il premier Olmert: no allo scambio di prigionieri. Contrasti a Tel Aviv sull’incursione dell’esercito.

Ecco l'articolo:

 

MICHELE GIORGIO Gerusalemme.È continuata ieri, anche se solo con l'aviazione, la pesante offensiva delle forze armate israeliane a Gaza scattata dopo il rapimento del caporale Ghilad Shalit, catturato da miliziani palestinesi dei Comitati di resistenza popolare. L’obiettivo dichiarato è ottenere la liberazione del militare prigioniero, ma sinora è ben lontano dall’essere stato raggiunto mentre la cronaca registra i primi morti palestinesi. Politicamente, Israele vuole fare pressioni sul governo di Hamas cercando di metterlo in difficoltà con l’opinione pubblica interna. Gli F16 con la Stella di Davide giovedì notte hanno colpito e distrutto la sede del ministero dell'interno palestinese e ieri hanno sganciato razzi contro un'automobile con a bordo militanti della Jihad islamica provocando alcuni feriti. Durante un raid a Nablus, in Cisgiordania, i soldati israeliani hanno ucciso due militanti delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, il braccio armato di Fatah, che poco dopo hanno annunciato di aver rapito un altro soldato israeliano. Sarebbe il terzo sequestro, dopo quello di Shalit e poi quello del giovane colono Eliahu Asheri, ucciso dai suoi rapitori a Ramallah. Ieri sera non si aveva ancora notizia di alcun israeliano nelle mani delle miliziani palestinesi. Per alcune ore si è parlato di un colono di Hebron che poi è stato rintracciato. In un questo clima di guerra è però evidente che la crisi è giunta ad un bivio e che i tempi della liberazione di Shalit potrebbero essersi accorciati, nonostante le accuse al vetriolo che israeliani e palestinesi continuano a scambiarsi ad ogni occasione. Ieri l'Egitto e il governo di Hamas hanno rotto il riserbo confermando per la prima volta che una mediazione effettivamente è in corso, senza però fornire dettagli. A Gaza, nella sua prima uscita pubblica da quando è cominciata l'operazione israeliana «Pioggia d'estate», il premier palestinese e leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha parlato di contatti con l'Egitto, mentre al Cairo il presidente Hosni Mubarak, in una intervista al quotidiano Al-Ahram, ha detto che il movimento islamico palestinese è pronto a favorire la liberazione del soldato ma «a certe condizioni». «I contatti con i leader di Hamas - ha rivelato il rais egiziano - sono sfociati in risultati iniziali positivi, nella forma di un accordo da parte del movimento islamico a consegnare il soldato israeliano al più presto, anche se a certe condizioni, per evitare un'escalation. Non c'è ancora accordo con la parte israeliana». Mubarak ha aggiunto di aver fatto «personalmente ogni sforzo possibile, fino a tarda notte, per evitare una vera catastrofe che si ripercuoterebbe su tutta la regione». Haniyeh da parte sua non ha apertamente posto condizioni al rilascio del soldato israeliano ma ha detto che davanti ad «un'allenza non santa contro il popolo palestinese e per umiliarlo e distruggere il suo governo, non saranno fatte concessioni... crediamo che l'aggressione contro il nostro popolo vada oltre la questione del militare catturato». Non sono perciò note le condizioni per rilasciare il caporale Shalit ma lo scambio proposto nei giorni scorsi tra detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e il soldato è stato respinto dal governo di Ehud Olmert. Secondo la stampa nel frattempo sono esplosi contrasti ai vertici politici e militari di Israele. I responsabili militari avrebbero voluto entrare in forze giovedì notte nel nord della striscia di Gaza, nella città di Beit Hanun, da dove i palestinesi sparano razzi artiginali contro Israele. Il premier Olmert però ha frenato, soprattutto per le pressioni statunitensi cominciate a causa di alcune iniziative militari israeliane in apparenza non legate alla necessità di liberare Shalit. Fra queste misure vengono aspramente criticate la distruzione di infrastrutture civili, l'arresto di ministri Hamas quasi certamente estranei al rapimento nonchè la presunta intenzione di Olmert di abbattere il governo islamico, senza avere sul terreno una leadership palestinese accettabile dalla popolazione di Cisgiordania e Gaza che con un voto regolare e non contestato ha mostrato chiaramente le sue scelte.

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