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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Mattino Rassegna Stampa
15.02.2006 Migliorare l'immagine di Hamas
manipolando le notizie

Testata: Il Mattino
Data: 15 febbraio 2006
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio - la redazione
Titolo: «Hamas: addio alle armi se Israele si ritira - Hamas ritira le armi dei militanti di Gaza»
Il Mattino continua a nascondere la verà identità, la stategia e gli obiettivi di Hamas pur di migliorarne l’immagine presso l’opinione pubblica. Basta leggere il titolo dell'articolo di Michele Giorgio pubblicato a pagina 9 il 14 febbraio 2006 "Hamas: addio alle armi se Israele si ritira". Ecco il testo, altrettanto fazioso:

Gerusalemme. Mistero intorno alla scelta del nuovo primo ministro palestinese. Ieri, pur confermando che sarà un esponente di Hamas a guidare l'esecutivo, i vertici del movimento islamico, vincitore delle legislative del 25 gennaio, hanno negato di aver già scelto il proprio candidato. Rispondendo alle indiscrezioni che davano per certa la nomina di Ismail Haniya (il capolista di Hamas alle elezioni) a premier incaricato, il deputato Said Siyam ha sottolineato che la sua organizzazione intende formare il governo «in sintonia con le altre forze e fazioni palestinesi». In ogni caso, ha precisato, le trattative per il nuovo esecutivo non avranno inizio finchè la nomina del premier incaricato non verrà confermata dal presidente Abu Mazen. Trattative che si annunciano turbolente anche perché si stanno progressivamente deteriorando i rapporti tra Hamas e Abu Mazen. Quest'ultimo ieri non ha commentato la burroscosa seduta finale del parlamento uscente che, approvando importanti emendamenti allo Statuto dell'Anp, ha rafforzato la posizione del presidente a danno del futuro governo guidato dal movimento islamico. Con votazioni rapide e continue, infatti, i deputati uscenti hanno approvato la creazione di una corte costituzionale, i cui membri saranno nominati dal presidente, e la nomina di due esponenti del Fatah, il partito di Abu Mazen, alla guida dell'organismo di controllo amministrativo e finanziario dell'Anp e nell'incarico di segretario generale del parlamento. Non solo, ma hanno assegnato ad Abu Mazen la facoltà di sciogliere il parlamento e di indire nuove elezioni in caso di conflitto aperto tra il presidente e il governo. È evidente che Al-Fatah punta sul voto anticipato, nel giro di un paio di anni, per tornare al potere. Il portavoce di Hamas in Cisgiordania Farhat Asaad ha definito l'ultima seduta del parlamento uscente «anticostituzionale». Israele da parte sua ribadisce che non avrà contatti con Hamas che non riconosce il diritto ad esistere dello Stato ebraico. «Non si può governare con il voto e con le pallottole insieme: o parli o spari», ha spiegato ieri l'ex presidente laburista e attuale numero due del partito Kadima, Shimon Peres Peres ha poi annunciato che Israele manterrà invece aperto il dialogo con Abu Mazen. Anche Hamas nel frattempo fa le sue mosse. Deciso ad ottenere il riconoscimento internazionale e forte dell'invito a recarsi a Mosca ricevuto dal presidente Vladimir Putin, il movimento islamico sta articolando le sue posizioni politiche e sembra far riferimento al piano saudita del 2002. La guida suprema di Hamas, Khaled Mashaal, in una intervista al quotidiano russo «Nazavissimaia Gazeta», ha dichiarato che la sua organizzazione è disposta a porre fine alla «resistenza armata» se Israele «riconoscerà i nostri diritti e si impegnerà al ritiro da tutti i territori palestinesi occupati». La proposta ricalca in parte il piano elaborato dall'allora principe ereditario e ora re dell'Arabia Saudita, Abdallah bin Abdel Aziz, adottato dal vertice della Lega Araba di Beirut nel marzo del 2002, che prevede il ritiro di Israele da tutti i territori che ha occupato nel 1967 in cambio di accordi di pace con i Paesi arabi. «Hamas lavora su vari livelli - ha spiegato Mouin Rabbani, analista dell'International Crisis Group - vuole guadagnare credito presso le diplomazie che contano ma anche porre fine alla Road Map che considera un piano preparato dagli americani per favorire Israele e costringere i palestinesi a rinunciare alla lotta armata». Non è da escludere peraltro che Mashaal abbia formulato la proposta in vista del viaggio a Mosca, sperando che venga sostenuta dal Cremlino.

 

Il 15 febbraio continua l’operazione maquillage de Il Mattino. Chissà se domani pubblicheranno la smentita di oggi da parte di Hamas stessa [dalle news di Ha’aretz - Hamas denies report that they are collecting weapons in Gaza (Israel Radio)]. Da pagina 8 riportiamo l'articolo "Hamas ritira le armi dei militanti di Gaza":

Gaza City. L'ala armata di Hamas, le Brigate Izzedin al Qassam, ha concluso la registrazione e il ritiro delle armi usate dai suoi attivisti nel nord della Striscia di Gaza, scrive il quotidiano israeliano Haaretz. Le armi raccolte sono state trasferite sotto il controllo dei leader del braccio armato di Hamas a Gaza. Secondo Haaretz, l'operazione si presta a diverse interpretazioni. Alcune fonti sostengono che Hamas voglia dimostrare all'Occidente la sua capacità di mantenere una disciplina interna. Altre ritengongono che sia un passo verso il rispetto della tregua negli attacchi anti-israeliani. Ma c'è anche chi pensa che il movimento islamico punti ad unificare tutte le fazioni armate palestinesi sotto la giurisdizione del suo governo.

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