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Il Mattino Rassegna Stampa
05.11.2005 Una analisi corretta dello storico Aurelio Lepre
importante : la leggano anche i giornalisti del Mattino

Testata: Il Mattino
Data: 05 novembre 2005
Pagina: 1
Autore: Aurelio Lepre
Titolo: «Il senso della storia»
Sul MATTINO del 4-11-05 è uscita in prima pagine l'analisi dello storico Aurelio Lepre che qui riportiamo. Ci auguriamo che il testo di Lepre venga letto anche dai giornalisti del quotidiano napoletano, soprattutto quelli che si occupano di esteri.
Ecco l'articolo:

La definizione di «entità sionista» per indicare lo Stato d’Israele adoperata dal presidente dell’Iran, Ahmadinejad, nella dichiarazione con la quale ha posto come obiettivo dei Paesi islamici la distruzione di quello Stato e l’appellativo di «italiani sionisti» rivolto ai manifestanti di Roma, non sono certo una novità. L’aggettivo sionista viene impiegato da tutti coloro che si rifiutano non solo di riconoscere lo Stato d’Israele, ma anche di nominarlo e ha assunto, perciò, un significato spregiativo. La parola sionismo, invece, ha una origine e una storia ben diverse. Indicò, infatti, il movimento fondato da Theodor Herzl, un ebreo ungherese, il quale, dopo la celebrazione in Francia del processo che aveva visto la condanna per spionaggio di Dreyfus, un innocente coinvolto nell’affare soltanto perché ebreo, si era convinto che l’integrazione degli ebrei nei Paesi europei sarebbe stata sempre molto difficile e aveva auspicato la creazione di uno Stato che li accogliesse, non necessariamente in Palestina. Questa tesi fu esposta in un’opera pubblicata nel 1896 col titolo «Lo Stato ebraico» e l’anno successivo Herzl fondò l’«Organizzazione sionistica mondiale». Il sionismo fu, dunque, in origine il movimento politico destinato a realizzare il sogno degli ebrei di ricostruirsi una patria. La parola acquistò un significato negativo soprattutto dopo la pubblicazione di un libello, «I protocolli dei savi anziani di Sion», apparso nei primi anni del Novecento, in cui veniva immaginato un complotto degli ebrei per impadronirsi del governo del mondo. Il sionismo, che in origine indicava soltanto nazionalismo, fu visto perciò come un imperialismo di nuovo tipo, da realizzare attraverso la forza finanziaria dei grandi banchieri e uomini d’affari ebrei.
L’idea del complotto «sionista» per impadronirsi del mondo è stata pressoché completamente abbandonata in Occidente, dopo la tragica strumentalizzazione che ne fece Hitler. All’esistenza dei «protocolli» continuarono a credere soltanto i più fanatici e ignoranti antisemiti. Intanto la parola sionismo, che per l’ebraismo mondiale restava legata alla rivendicazione di una patria, diventò sinonimo di espansionismo in quegli ambienti politici e in quella parte dell’opinione pubblica dove allignava l’antisemitismo. Ed è in questa accezione che continua a essere adoperata ancora oggi nei paesi arabi e musulmani, dove peraltro circolano anche «I protocolli dei savi anziani di Sion». Dando al sionismo questo significato, che non è comunque quello storico, è possibile ai circoli politici e anche a responsabili istituzionali islamici affermare che essi non combattono l’ebraismo (cioè la religione e la cultura ebraica), ma soltanto il sionismo. La distinzione viene talvolta utilizzata anche nei paesi occidentali, da parte dei nemici della politica di Israele. In realtà, il sionismo, con la fondazione dello Stato ebraico, ha esaurito la sua funzione storica (anche se resta nelle aspirazioni della destra israeliana alla Grande Israele) e assume oggi un significato pressoché esclusivamente polemico. La manifestazione di ieri a Roma, oltre ad affermare che nessuno Stato può chiedere o progettare la totale distruzione di un altro Stato senza mettersi fuori del diritto internazionale, serve anche a tagliare una delle più forti radici dell’antisemitismo attuale, costituito proprio dalla confusione tra sionismo ed ebraismo. Questo rappresenta un elemento costitutivo della civiltà occidentale, mentre il sionismo ne ha rappresentato soltanto la fase della rinascita di uno stato ebraico, dopo la millenaria cancellazione.
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