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Il Mattino Rassegna Stampa
13.10.2005 Le vittime non contano, "via Arafat" si farà
il comune di Marano e il quotidiano napoletano difendono un'iniziativa vergognosa

Testata: Il Mattino
Data: 13 ottobre 2005
Pagina: 7
Autore: Laura Cesarano
Titolo: «Strada ad Arafat, l'ira di Israele: vergogna - Da via Padreterno a via Che Guevara, tanti simboli in città»
Sul MATTINO del 12/10/2005 troviamo un articolo sulla proposta di dedicare una via a Yasser Arafat e sulla protesta dell'ambasciatore israeliano in Italia Ehud Gol. Non spiega le ragioni di
Gol, anche se lo cita, mentre concede ampio spazio a chi difende la proposta toponomastica. Arafat, poco dopo la strage alla pizzeria Sbarro di
Gerusalemme disse : "voglio un milione di shahid per liberare Gerusalemme".
Anzi, "voglio io stesso morire da shaid..." Ripete' queste cose in vari
comizi.
Un uomo di pace?

Ecco l'articolo:

Marano. «Intitolare una via ad Arafat rappresenta una
vergogna per il Comune di Marano e per la Provincia di Napoli, e un affronto
alla memoria di tutte le vittime del terrorismo». La nota ufficiale
dell'ambasciatore d'Israele in Italia Ehud Gol arriva a cinque giorni di
distanza dalla seduta del Consiglio comunale che ha approvato la decisione.
Prima di diffonderla, l'ambasciata ha consultato Gerusalemme. Poi ha
riassunto in poche, durissime righe la «profonda indignazione» per la
scelta. «E'; oltraggioso e doloroso - osserva Gol - sentire che i
governanti della città dichiarino di guardare con rispetto e affetto a
un leader corrotto che per noi israeliani e per molti altri, compresi
palestinesi, è stato causa di tanto sangue e dolore, con uccisioni di
bambini, donne e anziani». Mauro Bertini, il sindaco di Marano, dice che se
l'aspettava. E non solo perchè «la figura di Arafat è una figura
che divide». Già alla posta elettronica del Comune, nei giorni scorsi,
sono arrivate e-mail di protesta. «Messaggi deliranti - dice Bertini - in
cui qualcuno ci invitava provocatoriamente a intitolare presto una strada
anche a Hitler: lettere, insomma, che non meritano commenti».
All'ambasciatore israeliano, invece, il sindaco comunista vuole rispondere:
«Quelli di Gol - spiega - sono giudizi di una parte di Israele che non
accetta il dialogo con i Palestinesi. Noi abbiamo intestato la strada (che
incrocia con un'altra via intitolata a Falcone) - ad Arafat il premio Nobel
per la pace, l'uomo che ha speso tutta la sua vita a tenere unito un popolo
disperso, a difenderlo». Di terrorismo Bertini non vuole sentir parlare:
«Anche la guerra è terrorismo: soltanto, organizzato militarmente. Per
me non c'è alcuna differenza: io condanno l'una e l'altro». Tra pochi
giorni ci sarà l'inaugurazione della strada, e alla cerimonia
parteciperà anche Omar Suleiman, rappresentante a Napoli
dell'Autorità nazionale palestinese. Nessun cambio di nome: non era
intitolata a nessuno. E per ora dai residenti non sono arrivate proteste.
Come non ne arrivarono quando, due anni fa, il Comune intitolò un'altra
strada a Che Guevara. A Marano, del resto, la toponomastica rispecchia le
idee dell'amministrazione: c'è piazza Libera, e c'è piazza Pace.
Da qui sventola, su un pennone alto quindici metri, la bandiera arcobaleno.
Chiamato in causa dal comunicato di Gol, sulla vicenda interviene anche il
presidente della Provincia - che tuttavia non c'entra nulla con la decisione
del Comune - Dino Di Palma: «La storia del popolo palestinese e del popolo
israeliano - dice - è stata attraversata da tante tragedie e tante
contraddizioni. E' una storia della quale non si può dare una
lettura univoca. Non si può negare che tanto Arafat quanto Peres
abbiano avuto un ruolo importante nella costruzione del dialogo tra i due
popoli. Direi che su certi argomenti faremmo tutti meglio a usare toni
più pacati».
Altrettanto ostile a Israele e alla verità e indifferente all'offesa recata alle vittime del terrorismo è il sociologo Domenico De Masi, intervistato sotto il ridicolo titolo "Da via Padreterno a via Che Guevara, tanti simboli in città".
De Masi sembra dare per scontato che chi è di sinistra debba apprezzare la fi gura di Arafat. Speriamo che qualcuno, rifiutando di vedere i suoi ideali assimilati al crimine, lo smentisca.

Ecco il testo

Il sociologo Domenico De Masi difende la scelta del Comune di Marano: «Mi
spiace apparire scontato, essendo notoriamente di sinistra, ma Arafat è
un premio Nobel per la pace. E non credo che quel premio glielo abbiano dato
i comunisti». Il Comune di Marano è stato duramente criticato
dall'ambasciata istraeliana in Italia. «Un Comune decide quello che vuole.
Molto dipende dal sentire della collettività. Se questa è di
sinistra ed esprime un'amministrazione di sinistra, è abbastanza
normale che l'orientamento si rifletta anche nella toponomastica». Ma si
tratta di una scelta che divide. «Certo, ma stiamo parlando
dell'intitolazione di una strada a un uomo che oltretutto ha avuto rapporti
intensi con il nostro Paese, con i nostri capi di Stato. A un uomo al quale
spesso il Papa si è rivolto come a un protagonista del processo di
pace. Le attività svolte da Arafat sono pari a quelle di Israele.
Guerriglie e spionaggi hanno visto coinvolti sia palestinesi sia israeliani.
Con, in verità, molte più vittime tra i primi». Se avessero
intitolato la stessa strada a Peres? «Avrei detto la stessa cosa: il Comune
è libero, nei limiti della legalità. Certo non mi aspetterei che
qualcuno intitolasse una strada ad Al Capone». Gol ha detto che è una
vergogna. «Vorrei sapere quando mai un ambasciatore italiano si è
permesso di intromettersi, a ruoli invertiti, in una vicenda di questo tipo.
Capisco che per Israele Arafat possa essere stato un nemico. Ma tutto questo
non giustifica l'ingerenza e tantomeno i toni utilizzati dall'ambasciatore
su questa vicenda».
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