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Il Mattino Rassegna Stampa
04.10.2005 All'odio risponde l'ignoranza, che lo definisce "sentimento di pace"
la rubrica delle lettere del quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 04 ottobre 2005
Pagina: 10
Autore: Pietro Gargano
Titolo: «Bali da paradiso a inferno, ma perché?»
Pitro Gargano riceve al MATTINO una lettera colma di livore antiamericano, che in sostanza attribuisce agli Stati Uniti la responsabilità degli attentati a Bali.
Nel rsipondere, incredibilmente la definisce "appassionata e dominata da un magnifico sentimento di pace".

Ecco i testi della lettera e della risposta.

C’era una volta un’isola, Bali: l’Isola degli Dei, l’Isola Felice, il Paradiso Terrestre e mille altre definizioni per quei sorrisi, quei colori, quegli odori, l’atmosfera di pace di un luogo magico. I balinesi sono in armonia con tutto ciò che li circonda; animali, piante, natura, occidentali. Rispettano cose e persone, sono dignitosi anche nella povertà. La ricchezza è nelle anime, tanto importanti per la loro religione, un tipo di induismo, animista, che permette di vivere in serenità. Su quell’isola sono anche il mio cuore, la mia anima, i miei sogni. Lì è custodito il segreto della Pace come in nessun altro luogo della Terra. C’era una vola Bali, l’isola dei sogni, ora non c’è più. Nei cieli dove volavano mille aquiloni colorati ora voleranno gli aerei della forza di "pace", a controllare un altro pezzetto di mondo. Ma cosa c’è di così importante da scomodare i famigerati integralisti islamici di Al Qaeda? Quale l’obiettivo degli attentati (è il secondo, il primo nel 2002, stesso mese)? Chi ha interesse a creare terrore in un luogo innocuo? I musulmani? Bin Laden? Nell’isola vive, sì, una comunità musulmana; ma prima di colpevolizzare qualcuno bisogna sapere che questa comunità partecipa addirittura ai festeggiamenti religiosi degli induisti che a loro volta rispettano tutte le loro festività. Insomma nessuna ostilità. E poi Bali non rappresenta una fonte di denaro per gli occidentali, niente petrolio, niente fabbriche d’armi, ma solo una fabbrica di sorrisi, di ottimismo, di pace. Chi allora avrebbe interesse a creare tensione? Le tv ci martellano con lo spauracchio degli integralisti e con la filastrocca dei Paesi cosiddetti "canaglia", dove la religione di Stato è l’Islam. Ma un Paese dell’Islam attaccherebbe un altro Paese islamico come l’Indonesia, cui Bali appartiene? Causando grosse perdite a economie già disastrate dallo Tsunami? Ma gli americani non ci hanno venduto finora «una guerra santa dell’Islam contro i cattolici»? I conti non tornano, e non è la prima volta. Oggi chiunque si reca a Bali potrebbe essere definito una persona per la pace, contro ogni guerra. Bali sta subendo una veloce occidentalizzazione, ma l’anima, il cuore di quest’isola non potrà mai essere cambiato. Lì scopri quanto sia futile il mondo del consumismo a tutti i costi. Lì s’impara che la felicità non è fatta di obiettivi materiali, ma di sensibilità, colori, contatti, calore umano, sorrisi. Allora mi chiedo se non fosse questo il male più grande dell’isola. Sostituire l’odore delle orchidee e degli incensi con quello acre della polvere da sparo, che tanto odio ha portato nel mondo, potrebbe essere la soluzione per offuscare il segreto della felicità e quindi della serenità e della pace. Una civiltà improntata sulla comunità e non sull’individuo forse fa paura a qualche super mega potenza. A chi si venderebbero armi? Dove si andrebbero a reperire risorse? È arrivato il momento di guardarci allo specchio. E lo specchio non è quella cosa quadrata col tubo catodico che abbiamo tutti. Non esiste illusione più grande. Con questo mezzo ci "terrorizzano", ci allontanano l’un l’altro affossando i valori veri, non ci permettono di ragionare con la nostra testa. E allora è tutto molto più semplice: il mondo non è più sicuro a causa dei terroristi islamici e di quei paesi che appoggiano la loro linea. Per vostra fortuna ci siamo noi americani che vi salveremo. Come? Lo avete tutti i giorni sotto gli occhi. Quale sarà il prossimo Paese cui dichiarare guerra? Quanti altri innocenti dovranno morire? Quanto altro odio dovrà essere seminato? C’era un gioco da bambini, il nascondino. Il sogno di ogni partecipante era rimanere per ultimo, per avere la possibilità di liberare i compagni. Un momento da eroe, fino al prossimo gioco. Io ci ho giocato fino a tarda età, tanto da diagnosticarmi la sindrome di Peter Pan. Non me ne vergogno: ancora oggi è il mio preferito.


RISPOSTA: Appassionata,questa lettera e dominata da un magnifico sentimento di pace. Però, un paio di obiezioni. La prima: Bali c’è ancora, guai a considerarla già cancellata dalle bombe; e forse il modo migliore per aiutarla è continuare a visitarla. La seconda: se sono detestabili l’idea della guerra di civiltà e la politica della pistola fumante di Bush, è assurdo considerare l’America causa di ogni male. A volte i fatti, tragedie comprese, hanno spiegazioni semplici, senza dietrologie. Una potrebbe essere che il terrorismo di per se stesso è imbecille e non sa bene neppure perché uccide.
Magdi Allam ha perfettamente spiegato sul CORRIERE DELLA SERA ( vedi "All'origine della strage di Bali c'è una condanna per apostasia da parte di ulema fondamentalisti", Informazione Corretta del 03-10-05) come gli ulema fondamentalisti abbiano condannato per apostasia il tollerante islam di Bali.

I terroristi che hanno fatto strage nell'isola non sono dunque "imbecilli" che "non sanno neppure perché uccidono".
Sono i giornalisti come Pietro Gargano e coloro che fondano sui luoghi comuni che dispensano a mezzo satmpa le proprie opinioni a non sapere nemmeno perché i terroristi uccidono.
Questi ultimi, al contrario, sanno benissimo di agire in nome di un'ideologia ben definita.
Conoscerla è necessario, sia per capire quale nemico dobbiamo affrontare sia per non farsi tentare dalle elucubrazioni dietrologiche che passano oggi per "magnifici sentimenti di pace"

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