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Il Mattino Rassegna Stampa
21.09.2005 Aldo Baquis inventa Simon l'antiisraeliano
il vero Wiesenthal, intanto, non può più replicare

Testata: Il Mattino
Data: 21 settembre 2005
Pagina: 11
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Quel rapporto difficile con la «patria» Israele»
A pagina 11 IL MATTINO di mercoledì 21 settembre 2005 pubblica l'articolo di Aldo Baquis "Quel rapporto difficile con la «patria» Israele", che riportiamo:




Tel Aviv. Israele china la testa di fronte alla memoria di un grande ebreo: con queste parole un rappresentante del governo di Gerusalemme, Michael Melchior, ha commentato la morte di Simon Wiesenthal, che venerdì sarà sepolto a Gerusalemme, a breve distanza dal Museo dell'Olocausto Yad va-Shem. Il direttore di questo istituto, Avner Shalev, ha dato ordine che l'archivio di Wiesenthal venga esposto al pubblico. Difficile immaginare Yad va-Shem, ossia l'impegno sistematico nel documentare gli orrori nazisti, senza Wiesenthal: «Colui il quale - ha affermato il ministero degli esteri israeliano - ha operato nel nome di sei milioni di persone che non avevano potuto difendersi». «Lo Stato di Israele, il popolo ebraico e tutti quanti si oppongono al razzismo - ha detto ancora il ministero degli Esteri - riconoscono il contributo speciale dato da Wiesenthal al tentativo di fare del mondo un posto migliore». «A lui il termine cacciatore di nazisti non piaceva affatto - ha detto il suo vecchio collaboratore Shimon Samuel -. Preferiva definirsi un ricercatore di nazisti». Non era mosso dal desiderio di vendetta, bensì di giustizia. La sua specialità era quella di raccogliere dossier e sottoporli al vaglio di giudici. Anni fa, durante una breve visita in Israele per ragioni familiari, Wiesenthal aveva descritto la sua vita a Vienna, aveva parlato delle minacce che gli giungevano da più parti, di una bomba che aveva distrutto la sua abitazione. E allora - gli era stato chiesto - perchè ostinarsi a restare ? «Perchè solo là - aveva risposto - potevo trovare la documentazione necessaria per inchiodare i molti nazisti di origine austriaca». Probabilmente in Israele - malgrado gli onori tributatigli - Wiesenthal non si sentiva a suo agio.
Baquis riporta la motivazione, perfettamente logica e credibile, fornita dallo stesso Wiesenthal per il suo mancato trasferimento in Israele. Nonostante ciò ipotizza, senza fornire alcuna ragione, che "probabilmente in Israele" non si sentisse "a proprio agio".
Intanto, Wiesenthal non può certo smentire...

Mentre Vienna restava la sua casa, anche se di volta in volta veniva trascinato in polemiche furiose: ad esempio con il cancelliere Bruno Kreisky (pure di origine ebraica) oppure quando si aprì il dibattito storico sul comportamento di Kurt Waldheim nella seconda guerra mondiale. Come spesso avviene, oltre a ragioni di ideologia
Quali ragioni di ideologia? Si vuole suggerire che Wiesenthal fosse "ideologicamente" ostile a Israele, come da prescrizioni "politically correct"? Si tratterebbe di un plateale falso storico, dato che Wiesenthal fu sempre un sostenitore di Israele.
Intanto, però, non può più smentire...

c'erano anche questioni di carattere personale. Il capo del Mossad (spionaggio israeliano) Issar Harel - ad esempio - aveva sminuito il ruolo di Wiesenthal nella cattura in Argentina del gerarca nazista Adolf Eichmann.
Ma Wiesenthal non rivendicò mai un ruolo operativo nella cattura di Eichmann: lui documentava i crimini, muoveva accuse, ricercava le nuove identità e i luoghi di "esilio" dei criminali, non andava a catturarli.
«Non c'è dubbio che il suo nome resterà impresso nella memoria di tutti per generazioni» ha detto il direttore di Yad va-Shem, Avner Shalev.

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