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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Mattino Rassegna Stampa
21.06.2005 I palestinesi sono tutti innocenti e il terrorismo non esiste
la regola del quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 21 giugno 2005
Pagina: 9
Autore: Aldo Baquis - Michele Giorgio
Titolo: «La Rice preme per l’intesa sul ritiro da Gaza - Rice: l’America sosterrà solo le democrazie»
IL MATTINO dimostra ogni giorno che il tema del terrorismo palestinese è scomodo. Praticamente nascosto, lunedì 20 giugno 2005 l’attacco delle Jihad islamica contro soldati e civili israeliani lungo il confine con l’Egitto. Nell’articolo Aldo Baquis liquida il tutto in pochissime righe, quelle conclusive dell’articolo, in cui l’attacco terroristico viene definito "guerriglia" e uno dei terroristi uccisi "attaccante", termine che si addice più al calcio che a una cronaca di un attentato. Da notare, inoltre, l’assenza di un richiamo chiaro circa la notizia nei titoli, fatta eccezione per un "riprendono gli scontri", espressione che non permette al lettore di capire cosa sia successo: l’ennesimo attacco del terrorismo palestinese. Ricordiamo, invece, come IL MATTINO sottotitolava qualche giorno fa la notizia dell’uccisione di un capo locale della Jihad e di un uomo armato che avevano aperto il fuoco contro soldati israeliani che erano in missione con lo scopo di arrestare il leader terrorista responsabile della preparazione di attentati, e di un contrabbandiere d’armi: "Tre palestinesi uccisi".

Le regola da seguire nella redazione esteri de IL MATTINO è chiara: far passare i palestinesi uccisi dagli israeliani per degli innocenti anche quando non lo sono; parallelamente nascondere il più possibile il terrorismo palestinese. Inoltre i palestinesi hanno sempre un’età e un nome, gli israeliani mai.

Ecco l'articolo, "La Rice preme per l’intesa sul ritiro da Gaza":

Tel Aviv. A poche ore dall'atteso vertice fra il premier israeliano Ariel Sharon e il presidente palestinese Abu Mazen, il segretario di Stato statunitense Condoleezza Rice non ha lesinato sforzi per sospingere le due parti ad una maggiore cooperazione. Fra sabato e domenica si è impegnata a discutere con i diretti interessati i diversi aspetti del ritiro israeliano da Gaza e i meccanismi mediante i quali esso dovrebbe diventare un ingranaggio del Tracciato di pace. Completata questa delicata operazione, sarebbe possibile marciare verso la costituzione di uno Stato palestinse indipendente, accanto ad Israele. In una conferenza stampa convocata a Gerusalemme, prima della partenza per il Cairo, laRice ha avuto parole di elogio sia per Sharon (che manifesta una dose di «coraggio» quando convince gli israeliani della necessità di smantellare decine di insediamenti) sia per Abu Mazen, che non cessa di spiegare ai palestinesi la necessità di abbandonare la lotta armata per prediligere invece il tavolo dei negoziato. Entrambi i leader, ha detto, le sono apparsi determinati a marciare verso la distensione, verso il dialogo, verso la cooperazione. Il segretario di Stato ha anche annunciato che già adesso è possibile parlare di una prima intesa ad-hoc - la «rimozione» dal terreno di Gaza delle case dei coloni - anche se in merito saranno necessari lavori di coordinamento. Le tendenze positive fra i dirigenti palestinesi vanno assistite, ha fatto notare la signora Rice ai suoi interlocutori israeliani. Da parte palestinese è stato fatto notare al segretario di Stato che il passaggio sotto controllo dell'Anp della città cisgiordane si è bloccato dopo Gerico e Tulkarem. Adesso l'Anp vorrebbe ricevere Jenin, forse Kalkilya. Ma la breve spola della signora Rice non è bastata a cancellare mesi di amarezze e di delusioni. I palestinesi hanno menzionato altri problemi gravi: la espansione degli insediamenti in Cisgiordania, la costruzione della barriera di separazione ed altre misure unilaterali che pregiudicano l'esito dei futuri negoziati sull'assetto definitivo. Anche sul ritiro di Gaza, da parte dell'Anp ci sono preoccupazioni. Gli abitanti, quasi un milione e mezzo, non possono trovarsi chiusi in una grande cella. Per questa ragione, hanno spiegato i dirigenti dell'Anp a Rice, è necessario che dopo il ritiro i palestinesi possano controllare il valico di Rafah (verso l'Egitto), possano riaprire l'aeroporto internazionale di Dahanye (a sud di Gaza) e beneficino di un corridoio terrestre con la Cisgiordania. «Su questi punti non abbiamo ancora ricevuto da Israele risposte comprensibili» ha lamentato il ministro Saeb Erekat negando anche che ci sia alcuna intesa circa le case dei coloni: «Se gli israeliani le demoliscono, che siano loro a sgomberare i detriti» ha detto. Sul fronte israeliano, il tono non era oggi meno recriminatorio. Sharon ha detto: «Io penso che una riuscita realizzazione del piano di disimpegno - una realizzazione che fosse condotta nella calma e coordinata con i palestinesi - rilancerebbe gli sforzi del processo diplomatico secondo le linee del Tracciato di pace». «Tutto ciò - ha precisato il premier - a condizione che i palestinesi fermino il terrorismo, la violenza, la sobillazione, smantellino le organizzazioni terroristiche, raccolgano le loro armi e realizzano le necessarie riforme istituzionali». A complicare le cose contribuiscono le azioni di guerriglia. Ieri un gruppetto legato ad Al Fatah ha dato l’assalto ad una postazione israeliana a sud di Gaza. Nello scontro sono morti un soldato israeliano ed uno degli attaccanti.
Il 21 giugno 2005 nell'articolo di Michele Giorgio "Rice: l’America sosterrà solo le democrazie" le violenze terroristiche palestinesi vengono completamente omesse: non si ha notizia sul quotidiano napoletano dell’assassinio di un civile e del ferimento di un sedicenne, entrambi israeliani, da parte di terroristi delle Jihjad islamica, così come vengono taciuti i lanci di razzi e i colpi di mortaio contro abitazioni civili israeliane, per non parlare dei continui agguati contro i soldati. Unica eccezione il tentativo fallito, grazie all’intervento di soldati israeliani ad uno dei tanti vituperati checkpoint, di una donna palestinese imbottita di tritolo che voleva farsi esplodere addirittura in un ospedale israeliano per causare una strage. Ma anche questo grave episodio è relegato in chiusura e liquidato in poche righe. La notizia non viene richiamata né nell’occhiello ("Il segretario di Stato annuncia al Cairo la svolta di Bush: nessun appoggio a governi ritenuti dittatoriali") né nel titolo ("Rice: l’America sosterrà solo le democrazie") né nel sottotitolo ("Oggi l’atteso vertice tra il premier Sharon e il presidente palestinese Abu Mazen"), ma soltanto in un frase posta tra le due colonne dell’articolo. Frase che è molta ambigua, in quanto non viene specificato che la donna fermata era palestinese né tantomeno che è stata fermata dagli israeliani, di conseguenza il lettore, visti i titoli che parlano della visione strategica americana nel MO, è portato a non comprendere dove l’episodio sia realmente accaduto.

Dove sono finite le frasi e i titoli così netti e mistificatori del tipo "tre palestinesi uccisi"? (Un capo della jihad, un omo armato che spara contro i soldati e un contrabbandiere d’armi). Nella stessa frase si fa riferimento, poi, a "timori di attentati". Ma quali "timori"? Gli attentati si susseguono quotidianamente (vedi uccisione di ieri del civile israeliano) solo che IL MATTINO fa finta di non vedere. Altra menzogna, dunque.

Ma non è certo finita, perché anche Giorgio nel suo articolo ci mette il suo tocco per la realizzazione del "capolavoro". Non solo, come già detto, censura l’attentato di ieri contro i civili israeliani, ma va oltre eludendo la considerazione dei dati di fatto (gli attentati palestinesi) che si ripetono sul terreno per spostare il discorso su opinioni personali atte a coprire le violazioni palestinesi e addossare responsabilità inesistenti agli israeliani. Scrive allora:

La violenza rieplosa negli ultimi giorni, nonostante il cessate il fuoco proclamato nei mesi scorsi, sarà inevitabilente al centro del meeting, in vista anche in vista del piano di ritiro israeliano da Gaza, il cui inizio è fissato per agosto. Le speranze di un rapido progresso verso la ripresa dei negoziati per la «Road map» (l’itinerario di pace israelo-palestinese) sono in parte svanite, sotto i colpi delle violazioni israeliane e palestinesi della tregua.
Per cercare di compensare la palese impotenza (o mancanza di volontà) di Abu Mazen a fronteggiare i gruppi terroristici che seguitano a colpire Israele, Giorgio, poi, si inventa una parallela debolezza per Sharon e il suo "barcollante" governo che è in balia degli onnipresenti "falchi". Giorgio questa storia la va ripetendo da oltre un anno, ma dimentica che il "barcollante" Sharon ha finora vinto tutte le battaglie politiche (e in Israele quelle si combattono, non vince di certo chi spara per primo per le strade) decisive e si è visto dare ragione anche dall’ultima sentenza della Corte Suprema israeliana. Dunque, ancora opinioni anziché fatti:
Il governo Sharon è sempre più barcollonte: i falchi del partito del premier, il Likud, si oppongono in ogni modo al ritiro e in parlamento hanno ripetutamente sconfitto il primo ministro.
Nel complesso, quindi, ancora una volta IL MATTINO ha dimostrato che quando ci sono da riferire fatti che danneggiano l’immagine della parte, quella palestinese, per cui fa il tifo (sì, di tifo si tratta) entra in gioco una vergognosa censura che sostituisce la realtà con le opinioni.

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