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Il Mattino Rassegna Stampa
16.02.2005 Spazio e credibilità alle dichiarazioni di Hezbollah e del regime siriano
e a insostenibili accuse contro Israele

Testata: Il Mattino
Data: 16 febbraio 2005
Pagina: 5
Autore: un giornalista
Titolo: «Libano, torna lo spettro della guerra civile»
IL MATTINO del 16 febbraio 2005 pubblica a pagina 5 l'articolo "Libano, torna lo spettro della guerra civile", che riportiamo:
Beirut. Tra accuse e sospetti, Beirut si è preparata ai funerali di Rafic Hariri, ma già ieri la capitale libanese si è fermata per rendere omaggio all'ex premier ucciso nel devastante attentato di lunedì sul lungomare, meta per tutta la giornata di un ininterrotto e silenzioso pellegrinaggio di gente comune. Sul fronte delle indagini, il ministro degli Interni Suleiman Frangieh ha dichiarato che i risultati dei primi accertamenti confermano la tesi dell'attentato suicida per mano di un kamikaze che, alla guida di un'auto imbottita di oltre 300 chili di tritolo, si sarebbe avvicinato al convoglio di Hariri, facendosi poi saltare in aria e uccidendo l'ex premier con sette guardie del corpo e altre sette persone. I sospetti degli investigatori continuano a concentrarsi su Ahmed Taysir Abu Adas, il giovane integralista palestinese che compare nel video di rivendicazione del finora sconosciuto «Gruppo per la Predicazione e la Jihad nel Levante». Il sospetto kamikaze è uscito lunedì dall'abitazione di famiglia e non vi ha fatto più ritorno, mentre la polizia ha sequestrato il suo computer, videocassette e documenti. Alla pista integralista, l'opposizione libanese mostra però di non prestare credito. Il leader druso Walid Jumblatt ha nuovamente accusato «il regime libanese e la Siria» di aver «fomentato» l'attentato costato la vita all’ex premier che, dopo essersi dimesso nell'ottobre scorso per protesta contro l'estensione del mandato del presidente Emile Lahoud appoggiato da Damasco, si era ultimamente unito alle richieste per un ritiro dei 14.000 soldati siriani ancora presenti in Libano. Jumblatt ha rivelato che il segretario generale dell'Onu Kofi Annan e il suo inviato speciale Terjie Roed-Larsen (incaricato dell'applicazione della risoluzione 1559 per il ritiro siriano dal Libano) lo avrebbero messo in guardia per un possibile attentato di cui potrebbe essere anch'egli vittima. Ma prima ancora che dai leader dell'opposizione, è da settori della popolazione che la Siria viene messa sott'accusa: un gruppo di giovani dimostranti ha inscenato nella serata di lunedì a Beirut una manifestazione di fronte al quartier generale in Libano del partito Baath al potere a Damasco. I dimostranti hanno bersagliato con una fitta sassaiola la sede del Baath, nel quartiere di Tarik al Jadid, a Beirut ovest, un tempo roccaforte palestinese, prima che Yasser Arafat fosse costretto ad abbandonare il Libano. I manifestanti hanno anche dato alle fiamme ritratti del presidente siriano Bashar al Assad. Fino a ieri, una manifestazione del genere sarebbe stata impensabile ed è questo uno degli argomenti usati da fonti siriane contattate che, nel respingere le accuse di un coinvolgimento nell'attentato contro Hariri, hanno affermato che Damasco non avrebbe alcun interesse a provocare disordini o instabilità in Libano, con l'unico risultato di indebolire i motivi per la permanenza delle sue truppe nel Paese vicino. Da parte sua il leader del movimento sciita libanese «Hezbollah» (il «partito di Dio», filo-iraniano), Hussein Nasrallah, nell'accusare ieri sera Israele per l'uccisione di Hariri, ha dichiarato che la scomparsa dell'ex premier rappresenta «una grande perdita poiché era un ponte tra governo e opposizione». Alla vigilia del corteo funebre che attraverserà Beirut, e a cui si prevede la partecipazione di decine e decine di migliaia di persone, l'interrogativo di molti è se i rappresentanti del governo si terranno alla larga, come ha richiesto Walid Eidu, il capo del gruppo parlamentare che si richiamava all'ex premier. Una prova del fuoco per il fragile equilibrio raggiunto negli ultimi anni che aveva tenuto il Libano ai margini delle crisi politiche che hanno portato guerre e terrore in Medio Oriente.
Grande spazio e credibilità vengono dati alle accuse a Israele dall'organizzazione terroristica e antisemita Hezbollah, ingannevolmente definita "movimento sciita libanese".
Le accuse di Hezbollah sono riportate anche nell'occhiello: "Il leader druso Jumblatt "Io il prossimo bersaglio". Cortei contro Damasco. Hezbollah accusa Israele".
Nell'articolo inoltre non è presentata un' ovvia replica alla difesa di Damasco (per la quale la Siria non avrebbe interesse a destabilizzare il Libano), formulata da molti analisti:l'instabilità del Libano può essere usata anche come argomento per sostenere l'indispensabilità del controllo militare siriano.
Del resto, è quel che ha fatto il ministro dell'Informazione siriano Mahdi Dakhlallah, che ha dichiarato ad al Jazeera: "L'evento di lunedì dimostra che il Libano ha bisogno di noi per combattere il terrorismo internazionale". (da EUROPA)
Almeno questa dichiarazione IL MATTINO, così attento alle fonti siriane, poteva riportarla.

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