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Il Mattino Rassegna Stampa
17.01.2005 Sul quotidiano napoletano titoli e didascalie continuano a disinformare
è la regola

Testata: Il Mattino
Data: 17 gennaio 2005
Pagina: 8
Autore: Francesco Cerri
Titolo: «Abu Mazen prova a fermare Hamas»
A pag.8 di oggi, 17/01/2005, Il Mattino pubblica un articolo a firma di Francesco Cerri che, seppur non immune da qualche scorrettezza, informa in maniera sostanzialmente completa sugli ultimi avvenimenti. Non si può dire lo stesso, invece, della scelta fatta dalla redazione riguardo al titolo e al sottotitolo. In questo caso vengono trascurati particolari importanti, di cui lo stesso Cerri rende conto nell'articolo. I tentativi di Abu Mazen, che per ora restano verbali, di fermare le violenze contro Israele, per i titolisti non hanno mai un "ma" o un "però". Se infatti da una parte riportano che "Abu Mazen prova a fermare Hamas", dall'altra non menzionano il rifiuto che la stessa Hamas (ma anche le altre fazioni del terrorismo palestinese) hanno immediatamente fatto pervenire. Stessa omissione riguardo al fatto che nello stesso in cui Abu Mazen chiede di sospendere gli attacchi, i terroristi continuano a bersagliare di razzi Sderot e gli insediamenti nella Striscia di Gaza. Eppure lo stesso Cerri ha riportato correttamente questi particolari di grande rilievo. Di conseguenza, trascurandoli, il lettore che si fermerà alla lettura dei titoli non capirà perchè, come recita il sottotitolo, "Sharon dà carta bianca all'esercito contro i terroristi".
Ecco l'articolo:

Gerusalemme. È una corsa contro il tempo per il nuovo capo dell'Anp Abu Mazen, impegnato nel tentativo di fermare gli attacchi dei gruppi armati e di rilanciare il dialogo con Israele prima che la spirale attentati-ritorsioni non rischi di fare di nuovo sprofondare la crisi nel ciclo della violenza senza fine.
Ancora una volta si torna a parlare (scorrettamente) di "spirale attentati-ritorsione" come di un'equazione
Dopo l'attentato nella notte di giovedì al valico di Karni, costato la vita a sei israeliani, e le operazioni dei soldati di Tel Aviv a Gaza, con la morte di 8 palestinesi, almeno sette palestnesi uccisi appartenevano alle diverse organizzazioni del terrorismo. Il giornalista questo non lo dice
il premier israeliano Ariel Sharon ieri mattina ha dato mandato all'esercito di «operare senza limiti di tempo e con tutti i mezzi necessari contro le organizzazioni del terrorismo» palestinese. «La situazione attuale è inaccettabile e non può continuare» ha detto il premier. Queste direttive, ha precisato Sharon, rimarranno in vigore «fino a quando la nuova dirigenza palestinese non muoverà un dito» per fermare i gruppi armati. Sharon non ha però confermato ieri il congelamento delle relazioni con Abu Mazen che i suoi collaboratori avevano annunciato dopo la strage di Karni. Una misura che aveva suscitato le riserve della componente laburista del governo, e la disapprovazione dell'Egitto, impegnato in un lavoro politico-diplomatico per il rilancio del processo di pace, e di pressione sulle fazioni palestinesi perchè accettino una tregua. Il nuovo rais, investito sabato dei poteri del suo predecessore Yasser Arafat, ha annunciato di volere ottenere dai gruppi armati un accordo per una tregua attraverso il dialogo e la persuasione, evitando uno scontro militare. Mercoledì Abu Mazen si recherà a Gaza, per parlare con i dirigenti delle due fazioni più ostili alla fine della violenza, gli islamici di Hamas e della Jihad. In appoggio al nuovo presidente è intervenuta ieri senza mezzi termini l'Olp, che ha rivolto da Ramallah un appello a tutti i gruppi armati a cessare «tutte le operazioni militari, che ledono l'interesse nazionale e danno pretesti a Israele per ostacolare la stabilità palestinese». È il più forte appello finora rivolto ai gruppi armati dal più alto foro politico palestinese. Ma da Damasco Musa Abu Marzuk, uno dei principali dirigenti politici di Hamas, ha confermato ieri pomeriggio la linea contraria alla tregua con Israele. «La nostra posizione attuale - ha detto - è contro una tregua. La situazione in cui ci troviamo non ci permette di accettare una tregua in questo momento». Intanto la pioggia di razzi Qassam e di proiettili di mortaio sparati dai miliziani di Hamas contro gli insediamenti ebraici a Gaza e la cittadina israeliana di Sderot, vicina al confine, continua e mette Sharon in posizione difficile. La stampa israeliana ha dedicato titoli vistosi e ampi servizi alla «eroina» di Sderot, Ela Abucassis, 17 anni, che sabato ha fatto scudo con il proprio corpo al fratellino di 10 anni, per impedire che fosse ucciso dalle schegge di un Qassam ed ora è in fin di vita.
è giusto che ci si soffermi, per una volta, anche sull'identità e sulle storie delle vittime israeliane


Secondo diversi analisti israeliani Sharon sa che Abu Mazen ha bisogno di tempo per riprendere in mano i servizi di sicurezza palestinesi e porre fine al caos nei Territori. Ma la nuova fiammata di violenza dei gruppi armati palestinesi, soprattutto islamici, lo espone a dure critiche da parte della destra israeliana e alla richiesta di ritorsioni di buona parte dell'opinione pubblica.


è gravemente scorretto dire che l'opinione pubblica israeliana chiede "ritorsioni". Gli israeliani, e in modo particolare gli abitanti della cittadina di Sderot, quella incessantemente bombardata con missili Qassam, hanno chiesto sicurezza: il governo - dicono - deve adoperarsi per impedire che i terroristi palestinesi rendano loro la vita impossibile attraverso la minaccia mortale dei missili.

Il pericolo ora è che doppo le settimane di tensione ridotta che hanno fatto seguito alla morte di Arafat, l'area possa essere confrontata con una nuova esplosione della violenza.


ancora una volta perchè i terroristi tentano e tenteranno, se non fermati, di sabotare qualsiasi dialogo per mezzo di operazioni stragiste.


Un cenno merita anche la scelta della didascalia che accompagna l'unica foto pubblicata. La didascalia recita:

Militanti oltranzisti di Hamas manifestano a Gaza

Dunque gli appartenenti ad Hamas non sarebbero terroristi ma "militanti oltranzisti". Scelta terminologica già di per sè molto discutibile, ma che lo è ancora di più se si considera che lo stesso quotidiano, nei giorni scorsi, ha fatto uso in bella mostra dello stesso aggettivo ("oltranzisti") per qualificare alcuni deputati del Likud. Par di capire, quindi, che per Il Mattino dei parlamentari di un paese democratico sono pari a dei terroristi che pianificano e compiono stragi di civili.
Oggi, però, si può leggere addirittura la parola "terroristi", ma solo e unicamente per riportare fedelmente le parole del primo ministro israeliano. Per il resto, come sempre, soliti eufemismi.
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