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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Mattino Rassegna Stampa
15.12.2004 Un articolo dal linguaggio scorretto e propagandistico
sul quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 15 dicembre 2004
Pagina: 9
Autore: un giornalista
Titolo: «Abu Mazen: Intifada senza armi»
A pagina 9 IL MATTINO del 15-12-04 pubblica un articolo sulle dichiarazioni di Abu Mazen contro l'uso della violenza nell'"intifada". Il terrorismo è definito "lotta armata", le sue vittime "rimangono uccise", le fonti dell'esercito israeliano non vengono neppure citate (riguardo ai dati forniti da Betselem) o vengono sottolineate negativamente al di là del loro significato (i palestinesi che "strisciavano").

Ecco l'articolo:

Gerusalemme. Mentre, in viaggio all'estero, il probabile futuro presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) condannava come controproducente l'uso della forza nella lotta dei palestinesi per ottenere un loro Stato, nella Striscia di Gaza la violenza è continuata ieri con la morte di un poliziotto palestinese e di un'operaia thailandese. La protesta «deve esprimersi con mezzi popolari e sociali, mentre l'uso delle armi è nocivo e deve finire», ha detto Abu Mazen in un'intervista, pubblicata ieri dal quotidiano arabo Ashark al Awsat. Abu Mazen ha aggiunto che nei Territori «c'è il caos» e che è dunque assolutamente necessario unificare e rendere più disciplinati i vari servizi di sicurezza. Allo scopo di riportare la stabilità, il candidato favorito alle elezioni presidenziali del 9 gennaio cerca nel frattempo di convincere i gruppi dell'opposizione islamica, Hamas e Jihad islamica, ad entrare nelle strutture dell'Olp. Una posizione che ribadisce la distanza di posizioni presenti tra i gruppi palestinesi, divisi propri osull’uso della forza armata contro l’occupazione israeliana. Proprio ieri Hamas ha pubblicato un duro documento in cui ribadisce che l'unica prospettiva per il popolo palestinese è quella della «resistenza armata» contro l'occupazione israeliana e accusa i dirigenti dell'Autorità nazionale di aver finora deluso le aspettative di quanti speravano in una profonda riforma democratica dei vertici politici palestinesi. Intanto, nella Striscia di Gaza, un agente della sicurezza palestinese, Jamil Hafaja, è stato ucciso dal fuoco di militari israeliani nella zona di Rafah, al confine con il territorio egiziano. Due palestinesi che si trovavano con lui sono rimasti feriti. Fonti militari israeliane hanno detto al quotidiano Yediot Ahronot che i tre palestinesi sono stati sorpresi mentre «strisciavano» sul terreno, presumibilmente per deporre un ordigno. E nella colonia ebraica di Ganey, sempre nel sud della Striscia, una manovale thailandese è rimasta uccisa in un improvviso attacco di mortai palestinesi contro una serra dell'insediamento dove si trovavano diversi manovali thailandesi, quattro dei quali sono rimasti feriti. Con queste ultime vittime, salgono a 4.618 i morti dall'inizio dell'Intifada quattro anni fa, fra cui 3.575 palestinesi e 968 israeliani. Ieri mattina nel campo profughi palestinese di Khan Yunis reparti israeliani hanno raso al suolo alcuni edifici da dove erano partiti altri attacchi di mortai verso una colonia vicina. Secondo fonti palestinesi, complessivamente sono stati demoliti 15 edifici, mentre Israele ammette di averne distrutti cinque. L'incursione è avvenuta 36 ore dopo un attentato con esplosivo ad una postazione militare al confine con l'Egitto, nel quale sono morti cinque soldati israeliani. Dall'inizio dell'Intifada, l'esercito israeliano ha distrutto 4.100 abitazioni, lasciando senzatetto 28.000 palestinesi, riferisce un recente rapporto dell'organizzazione israeliana per i diritti umani nei territori occupati, B'Tselem
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