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Il Mattino Rassegna Stampa
08.11.2004 La colpa del terrorismo palestinese è degli israeliani, sostiene Michele Giorgio
sul quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 08 novembre 2004
Pagina: 2
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «I leader palestinesi volano da Arafat»
A pagina 2 di IL MATTINO di oggi 08-11-04, Michele Giorgio firma l'articolo: "I leader palestinesi volano da Arafat", che di seguito riproduciamo.
Gerusalemme.Il «numero due» dell’Olp Abu Mazen e il primo ministro Abu Ala si recheranno oggi a Parigi, a meno di sorprese dell’ultima ora, per rendersi conto di persona delle reali condizioni del presidente Yasser Arafat che continuano a rimanere avvolte del mistero. I due alti dirigenti palestinesi, alla guida di una leadership provvisoria, hanno cercato in questi ultimi giorni di suddividersi i compiti e, soprattutto, di tenere sotto controllo la situazione nei Territori. Ieri il consiglio di sicurezza palestinese, riunito sotto la presidenza di Abu Ala, ha deciso di varare un piano per porre fine alla situazione di anarchia che regna in particolare nella Striscia di Gaza. Il premier due giorni fa aveva ottenuto un primo successo politico incontrando a Gaza city i rappresentanti di 13 fazioni palestinesi con i quali ha concordato una transizione tranquilla in caso di decesso di Arafat. Abu Ala aveva anche rivolto un appello alla fine degli attentati contro Israele. Questo tentativo da parte dei leader palestinesi provvisori di mettere fine alle violenze ha tuttavia subito un duro colpo ieri sera a Jenin, in Cisgiordania, dove un’unità speciale dell’esercito israeliano ha ucciso quattro palestinesi militanti dell’Intifada.
Secondo Giorgio la colpa degli attentati in Israele è dello stesso Israele: l'ipotesi che i terroristi non debbano essere combattuti con gli appelli, ma maettendoli in condizione di non nuocere, e che precisamente questo sarebbe il compito dell'Anp, non lo sfiora neppure.
Il portavoce militare ha dichiarato che i soldati hanno sparato in risposta a colpi esplosi dai palestinesi. Una versione che non confermano a Jenin dove si parla di «agguato israeliano». Cresce intanto fra la gente l’irritazione per il mistero che continua a circondare le condizioni di Arafat. Si accavallano infatti le indiscrezioni che lo vorrebbero un giorno clinicamente morto e l'indomani di nuovo vivo e uscito dal coma. Dello sconcerto generale si è fatto portavoce il quotidiano Al Hayat al Jadida che ha criticato con parole forti l'assenza di trasparenza intorno al letto di agonia di Arafat e puntato l’indice contro la regia che sta svolgendo la moglie Suha. «Mi chiedo perché nessun membro del comitato centrale di Al Fatah o del comitato esecutivo dell'Olp, possa vedere il Presidente in ospedale», ha scritto il direttore del giornale, Hafez Barghouti. Al capezzale del leader palestinese infatti sono ammessi per decisione della first lady solo tre uomini: il primo consigliere Nabil Abu Rudeina, l’assistente economico di Arafat, Mohammad Rashid e il segretario privato Ramsi Khuri. L’incertezza sullo stato di Arafat inoltre sta alimentando ipotesi di ogni tipo tra i palestinesi sulle cause della malattia. «Se un qualsiasi responsabile ci desse spiegazioni o rispondesse ai nostri interrogativi, potremmo capire cosa succede, e vedere anche che cosa c'è di vero nelle voci su un possibile avvelenamento del Presidente - ha proseguito Barghouti - Se fosse vero che è stato avvelenato, il colpevole rimarrebbe probabilmente anonimo, perchè oltre a Israele i nemici di Arafat sono tanti e molti di loro sono fra di noi», ha concluso il direttore di Al-Hayat Al-Jadida. Altri giornali locali hanno scritto che spetterà a Suha Arafat decidere quando staccare le macchine che tengono in vita artificialmente il presidente. «La legge francese da a Suha il potere di decidere quando staccare la spina» ha scritto il quotidiano israeliano Yediot Ahronot, che prevede: «il passo verrà fatto quasi certamente la settimana prossima». Suha ieri ha inviato un messaggio ai dirigenti palestinesi attraverso l'uomo forte di Gaza, Mohamed Dahlan, rientrato nei Territori. La lettera, secondo indiscrezioni, conterrebbe istruzioni sui funerali di Arafat che, in ogni caso, Israele non intende far svolgere a Gerusalemme.
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