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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Mattino Rassegna Stampa
11.06.2004 Scrivere dei terroristi senza mai chiamarli col loro nome
un'attività nella quale Michele Giorgio è un vero virtuoso

Testata: Il Mattino
Data: 11 giugno 2004
Pagina: 5
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Hamas vuole un ruolo politico»
Michele Giorgio concede ai suoi interlocutori un credito totale, non sente il bisogno, scrivendo di Hamas di cercare altre fonti oltre ai suoi membri. Il condizionale è riservato alle tesi israeliane.
Tutto il pezzo ha il tono e il linguaggio di una cronaca parlamentare, piuttosto speranzosa per l'imminente ingresso di Hamas nella politica di Gaza: peccato che l'organizzazione di cui si parla non sia un partito politico, ma un sanguinario gruppo terroristico.

Gerusalemme. Ora Hamas vuole un ruolo politico. Anche in fase di negoziati per decidere il futuro assetto di Gaza. A sostenerlo in una intervista concessa al più autorevole dei quotidiani palestinesi «Al-Ayyam», è Mahmud Zahar, ritenuto il leader segreto di Hamas nei Territori. Il dirigente del movimento islamico palestinese ha affermato che Hamas intende prendere parte al processo politico dopo il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza. «Non ci faremo escludere dalla fase politica che attende il popolo palestinese - ha detto Zahar - siamo parte della popolazione e abbiamo pagato con il sangue il confronto con gli occupanti».
Per gli osservatori palestinesi le parole di Mahmud Zahar rivelano che i leader del movimento integralista stanno facendo i conti con una realtà sul terreno che sta per cambiare a seguito alla decisione presa domenica scorsa dal governo israeliano di approvare il ritiro da Gaza previsto dal piano di disimpegno del premier Ariel Sharon. Per questo motivo una delegazione di Hamas andrà al Cairo per partecipare ai colloqui tra le varie fazioni palestinesi sulla amministrazione di Gaza dopo l'evacuazione delle 21 colonie ebraiche che, stando ai piani di Sharon, avverrà entro il 30 settembre del 2005.
Mahmud Zahar allo stesso tempo ha però affermato anche che Hamas non mette da parte la lotta armata e non rinuncerà a vendicare i suoi leader, Ahmed Yassin e Abdel Aziz Rantisi, uccisi da Israele nei mesi scorsi. Morti che, secondo i comandi militari israeliani, avrebbero decapitato e indebolito Hamas, spingendolo su posizioni più moderate, e impedendo finora l'annunciata vendetta del movimento integralista. «Zahar è astuto, invia alla popolazione un doppio messaggio - hanno spiegato fonti giornalistiche di Gaza - cerca di far passare l'immagine di un movimento islamico che al tempo stesso è forza di governo e forza di lotta». In questo modo, hanno aggiunto le fonti, Hamas vuole accreditarsi come una formazione politica matura, pronta a governare i palestinesi ma anche, se necessario, a rirere le armi in pugno per combattere Israele.
Non è da escludere che la leadership islamica abbia deciso di capitalizzare la forte crescita di Hamas degli ultimi tre anni, investendo in questa fase più nella politica che nella lotta armata. Rivolto agli egiziani, che hanno avviato una forte iniziativa di mediazione fra le fazioni palestinesi, e con Israele, e che premono per una fine della violenza, Zahar ha precisato che il dopo ritiro israeliano verrà gestito da tutte le forze politiche palestinesi su un piano di parità e non da una sola forza dominante, ovvero l'Autorità Nazionale Palestinese di Arafat.
Invitiamo i nostri lettori a dare il proprio giudizio su quanto scritto dal quotidiano napoletano. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail pronta per essere compilata ed inviata.

posta@ilmattino.it

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