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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Mattino Rassegna Stampa
05.04.2004 Non è un giornale di partito
ma di partito preso sì

Testata: Il Mattino
Data: 05 aprile 2004
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Arafat: Non ho paura di Sharon»
Giorgio Michele, con questo articolo, si riconferma quale avvocato difensore di Arafat. Ci chiediamo come mai non attenui la viscerale passione per il rais ed ignori, almeno ogni tanto, l'avversione altrettanto viscerale per Sharon. Ce lo chiediamo così per dire, tanto retorica è la domanda. Conoscendo da molti anni la propaganda anti-israeliana che svolge sui giornali che scrive. In primis il Manifesto. Se non è anti Israele non è Giorgio. Dovesse mai mettersi alla ricerca di una definizione che lo descriva bene gli suggeriamo questa.
Leggere e chiedersi come può un quotidiano non di partito pubblicare un articolo simile.

Gerusalemme. Cominciato negli anni Settanta, il confronto tra Ariel Sharon e Yasser Arafat prosegue ancora oggi, senza esclusione di colpi. Il presidente palestinese ieri ha replicato con spavalderia ai minacciosi avvertimenti lanciati due giorni fa dal premier israeliano che aveva in sostanza minacciato di morte Arafat, sostenendo che «non beneficia di una polizza di sicurezza» e potrebbe seguire la stessa sorte del leader di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, ucciso da Israele il 22 marzo a Gaza. «A me non importa - ha detto il presidente palestinese ai giornalisti giunti alla Muqata, il suo quartier generale a Ramallah (Cisgiordania) - Mi importano invece il mio popolo, i nostri bambini, le nostre donne, i nostri studenti». «Mi stanno a cuore i luoghi santi dell'Islam e del Cristianesimo», ha aggiunto il presidente, che aveva appena concluso un incontro con il patriarca cattolico di Gerusalemme, Michel Sabbah. Venerdì Arafat aveva ricordato che Sharon ha già tentato di ucciderlo «ben 13 volte senza riuscirvi».
Il presidente palestinese appare invece più preoccupato dalle sortite dell'ex ministro per la Sicurezza interna e suo oppositore dichiarato, Mohammed Dahlan. In una intervista al giornale canadese «Globe and Mail», dal titolo eloquente «Un principe palestinese mette gli occhi sul trono di Arafat», Dahlan ha dichiarato che «l'era di Arafat è terminata, è giunto il momento che vada a casa». L’ex ministro ha aggiunto che l'Intifada contro Israele è stata un errore e che i palestinesi attendono una leadership eletta che sappia condurli alla via d'uscita dalla situazione attuale. Il clamore suscitato dall'intervista (e l'ira di Arafat) hanno però indotto l'ex ministro a correggere le dichiarazioni che di fatto lo presentavano come un candidato alla guida del popolo palestinese. «Sono a favore di profonde riforme politiche e anche ad elezioni generali», ha detto. «Ma tutto deve svolgersi sotto l'egida di Arafat», ha aggiunto. Dahlan ha ribadito che fra lui e il presidente palestinese in realtà i rapporti sono buoni e ha sostenuto che Israele è interessato a seminare zizzania fra i palestinesi.
La stampa israeliana tuttavia continua ad indicare Dahlan come un elemento di stabilità una volta completato il ritiro da Gaza voluto da Sharon, nel contesto del piano di «separazione unilaterale» dai palestinesi. E ieri sera a Gaza si sono incontrati i rappresentanti di tutte le fazioni palestinesi, comprese quelle islamiche, per concordare la gestione della Striscia, una volta avvenuto il ritiro israeliano. Da alcune settimane, negli ambienti politici palestinesi, viene discusso l'inserimento di Hamas nelle strutture di governo. L'inclusione dei movimenti islamici in un'amministrazione locale a Gaza è il banco di prova per un graduale ritorno della calma sul terreno e la fine dell'Intifada.
Mentre Sharon e Arafat continuano a sfidarsi e la conflittualità nella leadership palestinese ha raggiunto il punto massimo, la situazione sul terreno è sempre grave dopo l'uccisione dello sceicco Yassin. Hamas ripete che si vendicherà. Venerdì notte il braccio armato di Hamas e la Jihad islamica hanno compiuto un raid nella colonia ebraica di Avney Hefetz, in Cisgiordania, dove hanno ucciso un uomo e ferito la figlia di 12 anni. Un componente del commando è stato poi abbattuto a sua volta dalle raffiche sparate dai soldati di guardia. A Rafah (Gaza) dieci palestinesi sono rimasti feriti in una incursione israeliana.
Invitiamo i nostri lettori a dare il proprio giudizio su quanto scritto dal quotidiano napoletano. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail pronta per essere compilata ed inviata.




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