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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Mattino Rassegna Stampa
12.02.2004 Michele Giorgio
un corrispondente per due giornali: Manifesto e Mattino, stessa disinformazione

Testata: Il Mattino
Data: 12 febbraio 2004
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Israele attacca, giorno di sangue a Gaza - Abu Ala a Roma: fermare Sharon»
Leggendo l'articolo di Michele Giorgio vien da chiedersi cosa hanno di tanto particolare queste armi israeliane rispetto a quelle palestinesi, dal momento che le prime uccidono mentre le seconde arrecano quasi sempre o "nessun danno" (in riferimento agli ordigni fatti esplodere vicino ai mezzi israeliani) oppure "solo qualche danno" (riferito ai missili "Qassam" che i terroristi palestinesi lanciano contro abitazioni israeliane).
Inoltre sembra paradossale che, nel mezzo di una furiosa "battaglia strada per strada" a colpi di arma da fuoco, si riesca a stabilire che gli unici a sbagliare bersaglio sono gli israeliani (come si evince dalla didascalia della foto sul giornale: i feriti sono sempre vittime del fuoco israeliano). Se poi si legge che l'esercito israeliano "ha risposto in modo indiscriminato sparando sulle abitazioni e nelle strade, provocando così anche vittime civili" (Giorgio riporta come oro colato la versione palestinese dei fatti), vien da pensare che i militari israeliani (quelli delle unità di elite su tutti) o sono dei pessimi professionisti oppure sono dei killers spietati. E sì, leggendo quel che riporta Michele Giorgio non c'è altra scelta oltre a queste due opzioni.

Gerusalemme.E' stata una delle giornate più insanguinate e dense di avvenimenti quella di ieri nei Territori. Alle notizie di nuovi morti e feriti che giungevano da Gaza, dove l'esercito israeliano ha compiuto due operazioni militari in cui sono rimasti uccisi 15 palestinesi, si è aggiunta quella della forte scossa di terremoto che, sebbene non abbia provocato danni e vittime, ha fatto tuttavia tremare case e palazzi in Israele e Cisgiordania gettando nel panico la gente. E solo un miracolo ha evitato una ulteriore tragedia in Cisgiordania dove un aereo militare israeliano è precipitato nei pressi della città di Hebron. Notizie che il premier palestinese Abu Ala ha vissuto a distanza, dall'Italia dove è in visita ufficiale, dovendo peraltro smentire la notizia diffusa dalla tv israeliana su forniture di cemento vendute dall'azienda di proprietà della sua famiglia per la costruzione di un insediamento colonico israeliano nella zona orientale di Gerusalemme occupata nel 1967.
Ieri sera le autorità sanitarie di Gaza hanno riferito che 12 palestinesi sono stati uccisi a Sajjaya, un quartiere popoloso nella parte orientale del capoluogo Gaza City, tre invece sono morti a Rafah, sul confine con l'Egitto.
I mezzi corazzati israeliani erano entrati all'alba a Sajjaya, non lontano da Netzarim, una delle 17 colonie ebraiche di Gaza che il premier israeliano Ariel Sharon prevede di evacuare. Gli incidenti sono iniziati quando reparti blindati e uomini della unità di elite «Orev» hanno cercato di sorprendere e catturare Ashraf Hassanin, un capo militare del movimento di resistenza islamica Hamas. I militanti palestinesi però hanno visto i soldati avvicinarsi e hanno fatto fuoco con armi automatiche dai palazzi circostanti nel tentativo di respingerli. Avrebbero anche fatto esplodere ordigni vicino ai mezzi militari senza provocare danni. L'esercito israeliano, dicono i palestinesi, ha risposto in modo indiscriminato sparando sulle abitazioni e nelle strade, provocando così anche vittime civili. Il più noto degli uccisi di Sujjaya è Hani Abu Askilah, la guardia del corpo del fondatore del movimento islamico Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin. Fra le vittime civili figura anche Mohammed Hellas, 17 anni, figlio del segretario di Al-Fatah, la fazione palestinese di maggioranza.
Nelle stesse ore a Rafah i reparti israeliani erano impegnati nella ricerca di tunnel utilizzati per il trasporto di armi dall'Egitto. Due palestinesi sono rimasti uccisi e almeno otto feriti. All'ospedale Shifa di Gaza City i medici hanno operato in costante stato di emergenza di fronte all'elevato numero dei feriti, oltre trenta, alcuni dei quali in condizioni disperate. Diversi bambini tra i feriti.
Migliaia di persone, nel pomeriggio, hanno partecipato a Gaza City e a Rafah ai funerali delle vittime. Militanti armati dell’Intifada, che indossavano il passamontagna e tute mimetiche, hanno scandito slogan contro Israele e annunciato che «l'uccisione dei martiri sarà vendicata». Un alto dirigente di Hamas, Saed Syam, ha avvertito che la reazione della sua organizzazione sarà molto dura e «resterà impressa nella memoria dei sionisti». Israele ieri sera ha elevato il livello di allerta di fronte alla minaccia di ritorsioni palestinesi. A Gaza una abitazione della colonia ebraica di Gadid è stata colpita da un razzo «Qassam» che ha fatto solo qualche danno.

Sempre a pag. 8 c'è un peana per Abu Ala. Il solo titolo ("Abu Ala a Roma: fermare Sharon") basta a comprendere che l'articolo è una torta farcita con "ottima" propaganda filo-palestinese, sulla quale le dichiarazioni finali di D'Alema e Diliberto fungono da ciliegina.
Ma davvero Frattini ha detto "no al muro di separazione"? A noi non pare.

Roma. La strage di ieri nella striscia di Gaza non ferma la volontà di Abu Ala di incontrare Ariel Sharon. A Roma, dove è in visita e dove ha appreso del raid israeliano che ha causato 15 morti, il premier palestinese ha annunciato che l'incontro potrebbe avvenire a fine febbraio o all'inizio di marzo e che il 15 febbraio un delegazione dell'Anp e una israeliana si incontreranno per definire i dettagli del vertice.
Abu Ala, che già l’altro ieri sera aveva incontrato il presidente del Consiglio Berlusconi, e ieri mattina il Presidente della Repubblica Ciampi e il ministro degli Esteri Frattini, ieri sera ha fatto il suo ingresso in aula alla Camera, salutato da un lungo applauso. Al capo del governo palestinese, che sedeva nelle tribune del pubblico dell'emiciclo, il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha rivolto un caloroso saluto. «Auguro a lui e al popolo palestinese di avere finalmente quel futuro di serenità e di pace che tutti noi vogliamo. Credo - ha proseguito - che l'applauso unanime di questa aula sia più indicativo di ogni altra mia parola».
Abu Ala ha risposto al saluto dell'aula prima alzando un pugno chiuso e poi agitando la mano. «Oggi i Territori sono stati colpiti da due terremoti», ha detto il premier palestinese parlando con i giornalisti al termine dell'incontro. Uno di questi - ha detto riferendosi al sisma che ha scosso i Territori - «grazie a Dio, non ha avuto esiti distruttivi; un altro è stato causato dalle forze israeliane e ha fatto numerosi morti e un numero imprecisato di feriti. Questi omicidi devono finire subito se vogliamo che il processo di pace riprenda e prosegua».
Abu Ala è convinto che la strada delle iniziative unilaterali, come l'annuncio dello sgombero degli insediamenti ebraici nella striscia di Gaza fatto la settimana scorsa da Sharon non sia quella giusta. «L'unica via per la pace è il negoziato tra le parti - ha detto - Gli atti unilaterali non portano a nulla. Naturalmente, se gli israeliani annunceranno il ritiro non ci opporremo; se evacueranno gli insediamenti, nessuno piangerà, ma la strada è quella del negoziato bilaterale».
Sulla stessa linea si è detto Frattini. «Parleremo ancora con la parte israeliana - ha annunciato - per chiedere di ripensare totalmente questo progetto (barriera) e confidiamo nella saggezza di Ariel Sharon che, sono certo, rifletterà su questa forte aspirazione dei Paesi europei e dell'Italia». «Essere contro questo muro», gli ha fatto eco il premier palestinese, «significa essere per la pace».
Anche rappresentanti dei partiti italiani di opposizione hanno garantito, in un incontro all'hotel Hilton, l'impegno a livello politico e diplomatico affinché ci sia una pressione internazionale sul governo di Israele per interrompere la costruzione del muro di separazione tra Israele e i Territori palestinesi. «La barriera tra Israele e la Cisgiordania appare attualmente l'ostacolo maggiore per un accordo tra le parti», ha detto il presidente dei Ds, Massimo D'Alema al termine del colloquio. Si tratta di una iniziativa «devastante, che preclude ogni possibilità di pace», gli ha fatto eco Oliviero Diliberto, segretario del Pdci.



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