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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Mattino Rassegna Stampa
22.10.2003 Quando non si verificano le notizie
Ecco cosa capita (Ansa docet)

Testata: Il Mattino
Data: 22 ottobre 2003
Pagina: 10
Autore: un giornalista
Titolo: «Arafat: fermare la follia militare di Sharon»
Ecco come il quotidiano napoletano IL MATTINO stando solo alle fonti palestinesi (Ansa insegna) ha riportato la notizia.
Sull'argomento vedere la nostra critica all'ANSA di oggi.

Gerusalemme. Un appello al mondo perché arresti la «follia militare» di Sharon è stato lanciato ieri dal presidente palestinese Yasser Arafat, ma i comandi dell'esercito israeliano hanno fatto sapere che l'offensiva avviata con i sanguinosi raid aerei dell’altro ieri nella Striscia di Gaza proseguirà e che potrebbe coinvolgere anche la fanteria.
E che Israele non mediti di moderare la linea dura lo indica il fatto che ieri sera c’è stata una nuova incursione nei Territori palestinesi. Questa volta non con aerei ed elicotteri, ma con i carri armati, che sono penetrati sin nel centro di Ramallah, in Cisgiordania. E qui, non lontano dal quartier generale di Arafat, i soldati hanno occupato la redazione della tv satellitare araba Al Jazira e circondato la moschea Gamal Abdel Nasser.
L’incursione a Ramallah è avvenuta mentre a Gaza si stavano ancora svolgendo i funerali dei palestinesi uccisi l’altra sera. Un bilancio aggiornato delle vittime dei cinque raid aerei nella Striscia di Gaza riferisce di 12 palestinesi uccisi: otto erano civili innocenti. Gli elicotteri israeliani hanno prima lanciato un missile per colpire alcuni militanti islamici che si trovavano a bordo di un’auto. Ma poi hanno sparato anche sui soccorritori che si erano riversati in strada per prestare le prime cure ai feriti. Tra i morti c’è anche un giovane medico, che stava appunto cercando di soccorrere le prime vittime del raid. Il bilancio di sangue è pesantissimo: 140 feriti, quattro dei quali in stato di morte clinica. Fra i feriti ci sono decine di donne e bambini.
«I leader del mondo devono intervenire immediatamente per arrestare questa follia militare con cui gli israeliani mirano a distruggere la Terra Santa e il nostro popolo», ha chiesto Arafat nel suo appello alla comunità internazionale, e in primo luogo al Quartetto (formato da Usa, Unione Europea, Russia e Onu), promotore della road map, l'itinerario di pace che non è mai decollato. Ma per ora la comunità internazionale non sembra orientata ad inviare una forza di interposizione, come richiesto da anni dai palestinesi.
«Il piano israeliano è di continuare a distruggere ogni cosa, compresa l'Autorità Nazionale Palestinese, e di colpire il presidente Arafat per reimporre l'occupazione totale di Cisgiordania e Striscia di Gaza», ha sostenuto il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat.
Anche in Israele - almeno in alcuni settori della società israeliana - il sanguinoso bilancio di vittime civili nei raid a Gaza e nel campo profughi di Nusseirat ha suscitato pesanti critiche. «Sembra che lo scontro e la violenza siano diventati un obiettivo in sé», ha scritto Yediot Ahronot, il più diffuso quotidiano. Nei Territori palestinesi, un clima di rabbia e, allo stesso tempo, di depressione dominava l'animo della gente. «Stamani, quando ci siamo svegliati, non abbiamo guardato il cielo per ammirarne il bel colore azzurro, ma per accertarci che non ci fossero aerei o elicotteri israeliani sopra la nostra testa», racconta Ibrahim Yajezi, commerciante del campo profughi di Nusseirat, alla periferia del capoluogo Gaza city. Nove palestinesi dei dodicu palestinesi vittime dei raid israeliani, sono stati uccisi proprio a Nusseirat. L'alto numero di feriti, tra i quali donne e bambini, ha costretto gli ospedali di Gaza city ad operare per tutta la notte in condizioni di emergenza.
«Israele sta cercando l'escalation a tutti i costi - ha commentato Ghazi Hamad, direttore del settimanale A-Risala, organo ufficioso di Hamas - e il movimento islamico non rimarrà a guardare e colpirà nel modo più sanguinoso». Sostenitore della vendetta è anche lo sceicco Abdallah Shami, il portavoce della Jihad islamica, sfuggito l’altro ieri mattina a Gaza al primo dei cinque raid israeliani. «Dobbiamo resistere e colpire», ha affermato.
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