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Libero Rassegna Stampa
24.11.2024 Abu Dhabi: rabbino rapito, sospetti su Iran
Cronaca di Mirko Molteni

Testata: Libero
Data: 24 novembre 2024
Pagina: 13
Autore: Mirko Molteni
Titolo: «Rabbino sparito negli Emirati: rapito o ucciso»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/11/2024, a pag. 13 con il titolo "Rabbino sparito negli Emirati: rapito o ucciso" l'analisi di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni

Il rabbino Zvi Kogan è scomparso ad Abu Dhabi. Il Mossad teme che sia stato rapito o anche ucciso. Probabile anche che fosse pedinato da tempo dai servizi segreti iraniani. Molto probabile perché Teheran, che non riesce ad aggredire militarmente Israele, si sfoga su singoli ebrei.

Il maggior servizio israeliano, il Mossad, sta indagando sulla scomparsa, reputata un probabile rapimento o una esecuzione da parte dell'intelligence iraniana, del rabbino Zvi Kogan, di origini moldave e membro della filiale di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, della confraternita chassidica Chabad. Si occupava della sorveglianza delle cucine Kosher in tutto il Paese mediorientale. Da mercoledì Kogan è irreperibile e secondo il servizio di intelligence esterno di Israele era pedinato da agenti iraniani, indizio di una sua cattura. L’auto del rabbino scomparso è stata ritrovata in serata abbandonata nei pressi di Abu Dhabi. Lo riporta Ynet News. Secondo il giornale israeliano, tre cittadini uzbeki sono sospettati di aver rapito Zvi Kogan e di essere fuggiti in Turchia.
Gli 007 israeliani stanno lavorando di concerto coi colleghi degli EAU. La federazione di principati del Golfo è il migliore partner di Israele nel mondo sunnita: primo Paese a entrare negli Accordi di Abramo, gli Emirati sono anche uno Stato pressochè immune fino a oggi al terrorismo (un solo fatto di sangue: l’uccisione di una donna con cittadinanza americana e ungherese pugnalata nel 2014). Se l’asse terrorista che ha il suo centro a Teheran dovesse mettere il Paese decisamente nel mirino, anche il processo di pace ne risentirebbe come pure la sicurezza per i numerosi uomini d’affari occidentali che operano a Dubai e Abu Dhabi.
Nella guerra fra Israele e le milizie libanesi Hezbollah armate dall’Iran s’intravvedono spiragli. Funzionari di Tel Aviv hanno parlato alla testata Ynet di «buone possibilità che un accordo di cessate il fuoco sul fronte libanese venga finalizzato la prossima settimana». Si discute su tempi e modi del ritiro delle truppe israeliane che hanno passato la frontiera per ripulire dai terroristi l’area a sud del fiume Litani.
Le prospettive di pace sono in realtà più difficili dopo il mandato d'arresto spiccato dalla Corte penale internazionale dell'Aja nei confronti del premier Benjamin Netanyahu, ma gli Stati Uniti, in prima fila nella mediazione, rigettano la sentenza. Ieri il segretario alla Difesa USA Lloyd Austin ha telefonato al collega Israel Katz «per esaminare le minacce, discutere le operazioni e riaffermare l'impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele». Il capo del comando militare americano Centcom, generale Michael Kurilla, era nello Stato ebraico, dove ha incontrato il capo di Stato Maggiore, generale Herzl Halevi, il capo del Direttorato Operazioni, generale Oded Basiuk e il capo del Comando Nord, quello in prima fila in Libano, generale Ori Gordin.
Fra i raid aerei israeliani di ieri spicca il bombardamento di precisione che l'aviazione con la stella di Davide ha compiuto sul quartiere Basta El Faouqa di Beirut, devastanto un edificio di 8 piani con cinque missili dalle testate perforanti “bunker-buster”. Per l'intelligence israeliana nella zona si trovavano il nuovo capo supremo di Hezbollah, Naem Qassem, il capo delle operazioni di Hezbollah, Muhammad Haydar, e un altro alto comandante, Talal Hamiya. L’attacco ha causato 15 morti, che sommati ad altri avutisi in altre zone della capitale libanese, come il rione Al Hadath vicino all’università, portano a un bilancio di 30 vittime. Ma secondo Haaretz «l’attacco è fallito» e i capi nemici sarebbero incolumi.

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