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Libero Rassegna Stampa
07.11.2024 Netanyahu non sbaglia un colpo
Analisi di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 07 novembre 2024
Pagina: 12
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Netanyahu non sbaglia un colpo, il silurato Gallant era il cocco di Biden»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/11/2024, a pag. 19, con il titolo "Netanyahu licenzia Gallant. La polizia nell'ufficio di Bibi", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Gallant era l'alleato israeliano di Biden. Licenziandolo, Netanyahu si libera del vincolo troppo opprimente del presidente uscente americano, appena in tempo per assistere alla disfatta della sua vice ed erede Kamala Harris. Un tempismo perfetto.

Un imbroglio impossibile da sciogliere: nel suo ruolo di avvocato dello stato, la procuratrice generale di Israele, Gali Baharav-Miara, difenderà davanti alla Corte Suprema la decisione del primo ministro Benjamin Netanyahu di silurare due giorni fa l’ormai ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Alla corte si sono rivolti diversi gruppi osservando che cacciare il titolare della Difesa nel mezzo di una guerra risponde solo a scelte di natura politica come, per esempio, continuare a esentare i religiosi dal servizio militare, una linea alla quale Gallant si opponeva. A parte il fatto che la decisione presa da Netanyahu è chiaramente di natura politica e non serve l’intervento della Corte suprema per certificarlo, va ricordato che fra la signora Baharav-Miara e Netanyahu corrono rapporti pessimi e che appena tre giorni fa Bibi ha chiesto una “soluzione” al problema di avere un avvocato dello stato “ostile al governo”.

IL RUOLO DI SA’AR

Ciliegina sulla torta, anzi sul pasticcio mediorientale, è che Baharav-Miara era stata indicata quale procuratore generale a fine 2021 dall’allora ministro della Giustizia (di centrosinistra) Gideon Sa’ar. Ovvero dal politico, oggi tornato all’ovile conservatore, al quale Netanyahu ha offerto un posto da ministro (degli Esteri) nel momento in cui ne cacciava un altro (Gallant, dalla Difesa). E il cerchio si chiude.

BENTORNATO

Netanyahu, insomma, si gode poco la rielezione di Donald Trump al quale, tra i primissimi leader al mondo, ha salutato con un caloroso bentornato. A onor del vero Bibi è stato il primo ma non il solo. Quasi tutti i leader d’Israele, dal capo dello stato (il laburista) Isaac Herzog, al leader dell’opposizione Yair Lapid, ai ministri di destra estrema hanno indicato nel prossimo commander in chief «un vero amico di Israele»; un segnale che Kamala Harris faceva paura a tutti. Così, Netanyahu ha accolto Trump portandogli in dono la testa, decollata, di Gallant un politico molto apprezzato alla Casa Bianca di Joe Biden. Non è detto però che Donald apprezzi il dono di Bibi. Trump ha ribadito di essere un uomo di pace. Netanyahu, che si è svegliato sotto a una pioggia di missili senza precedenti sul centro di Israele, aeroporto incluso, ha fino a gennaio 2025 per far tacere i missili di Hezbollah e di Hamas nella regione.

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