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Libero Rassegna Stampa
17.06.2024 Netanyahu: non mi fermo
Commento di Antonio Castro

Testata: Libero
Data: 17 giugno 2024
Pagina: 11
Autore: Antonio Castro
Titolo: «Più aiuti umanitari a Gaza. Bibi avvisa: non mi fermo»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/06/2024, a pag. 11, con il titolo "Più aiuti umanitari a Gaza. Bibi avvisa: non mi fermo" la cronaca di Antonio Castro.

I nazisti di Hezbollah continuano a bombardare il nord di Israele, anche se ai media non interessa. L'attenzione dei giornali si accenderà come sempre solo quando Israele risponderà. E a quel punto Gerusalemme sarà indicata come Paese aggressore.

Si ingarbuglia la situazione in Israele. Ieri il pasticcio politico si è complicato quando di buona mattina l’Idf (Israel defence force), l’esercito israeliano, ha annunciato «una pausa tattica locale dell’attività militare per scopi umanitari dalle 8:00 fino alle 19:00, tutti i giorni fino a nuovo avviso, lungo la strada che porta dal valico di Kerem Shalom (nel sud) alla strada Salah al Din e poi verso nord».
Apriti cielo. Dal premier Bibi al ministro della Difesa Gallant hanno replicato a stretto giro: non c’è nessuna interruzione delle operazioni.
Benjamin Netanyahu - secondo quanto rivela il Times of Israel - durante una riunione di gabinetto di guerra aveva confermato la contrarietà alla «pausa umanitaria» annunciata dalle forze israeliane (Idf) per un’area nel sud della Striscia di Gaza. «Per arrivare all’eliminazione di Hamas ho preso decisioni che non sempre vengono accettate dai militari», avrebbe detto ancora Netanyahu stando alle notizie del canale Channel 13 lasciando filtrare «apparenti divergenze» con i vertici militari.
Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant che ieri si è recato al confine con la Striscia di Gaza al confine per incontrare i militari impegnati: «Sono venuto alla frontiera con Rafah per esaminare da vicino gli eventi tragici di sabato», ha scandito parlando con il sito israeliano Ynet dopo la morte di 11 soldati nei combattimenti, otto nella zona di Rafah.
«Schieriamo i nostri soldati solo per missioni essenziali - ha affermato - Queste operazioni sono impegnative e purtroppo hanno prezzi molti alti. È una battaglia di determinazione e perseveranza e dobbiamo continuare a sopraffare il nemico» In serata l’account social su “X” dell’Idf spiegava «che le operazioni a Rafah continuano e che non vi è alcun cambiamento nell’introduzione delle merci nella Striscia. «L’asse per il trasporto delle merci resterà aperto durante il giorno in coordinamento con le organizzazioni internazionali, per la sola fornitura di aiuti umanitari», scandiscono dal quartier generale della forze armate israeliane.
Il Coordinatore delle attività governative nei territori (Cogat) del ministero della Difesa israeliano aveva in precedenza reso noto che «nell’ambito dei continui sforzi per aumentare i volumi di aiuti umanitari in entrata a Gaza, e in seguito a ulteriori discussioni correlate con le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali», è stata stabilita a partire da sabato.
«Continueremo a sostenere gli sforzi umanitari sul campo», aveva aggiunto il Cogat. Il problema è che il mare mosso ha costretto gli americani a rimuovere il porto galleggiante allestito a largo della striscia di Gaza per consentire di far accedere aiuti umanitari “controllati” in maniera massiccia. Il molo galleggiante è stato spostato nel porto israeliano di Ashdod, poco più a nord, «finché le condizioni del mare non miglioreranno», spiegano.
Una struttura creata appositamente- e composta da cassoni di cemento unite come un maxi puzzle galleggiante - per consentire l’accesso di aiuti che sono iniziati ad arrivare attraverso il molo costruito dagli Stati Uniti il 17 maggio. Fino alla rimozione le Nazioni Unite hanno dichiarato di aver trasportato 137 camion di aiuti ai depositi prima che gli Stati Uniti annunciassero il 28 maggio di aver sospeso le operazioni per consentire le riparazioni della struttura. Il timore di Gerusalemme è che Hamas continui ad appropiarsi delle donazioni destinate alla popolazione.
Sempre ieri la Marina militare israeliana ha ricevuto un nuovo mezzo da sbarco costruito negli Stati Uniti, l’Ins Komemiyut, dopo l’Ins Nahson arrivato lo scorso anno. La nave ha attraccato al porto di Haifa, nell’area settentrionale di Israele. L’acquisizione di nuovi mezzi da sbarco per la Marina israeliana è iniziata circa 5 anni fa. Imbarcazioni utilizzate principalmente per trasportare truppe e attrezzature militari a mare per supportare le operazioni anfibie.
Sul fronte nord, quello con il Libano, la situazione non si è ancora tranquillizzata. Dopo gli attacchi delle milizie filo iraniane contro Israele l’altra notte i caccia con la stella di David hanno colpito una struttura militare nella zona di Yaroun, nell’area meridionale del Libano. Lo hanno reso noto su X le Forze di difesa di Israele (Idf) e abbattuto un «obiettivo aereo sospetto», forse un drone, sul mare al largo della città di Nahariya, senza provocare vittime o danni.
L’accentuarsi degli scontri con il Paese dei cedri allerta gli Stati Uniti. Domani, per tentare di rasserenare il clima, sbarcherà a Beirut l’inviato del presidente Usa Joe Biden, Amos Hochstein, atteso già oggipomeriggio in Israele secondo quanto anticipa l’emittente israeliana Kan.

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