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Libero Rassegna Stampa
12.06.2024 Gay Pride diventa Gaza Pride
Commento di Daniela Brucalossi

Testata: Libero
Data: 12 giugno 2024
Pagina: 19
Autore: Daniela Brucalossi
Titolo: «I gay aggiornano la giornata di Milano: adesso si è trasformata nel Gaza Pride»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/06/2024, a pag. 19, con il titolo "I gay aggiornano la giornata di Milano: adesso si è trasformata nel Gaza Pride", il commento di Daniela Brucalossi

Il gay pride di Milano sta per trasformarsi in una grande kermesse pro-Palestina, teoricamente dedicata alle vittime civili "delle guerre in corso", però è proibito partecipare se si ha la bandiera di Israele. Ma sanno come finiscono gli omosessuali sotto il regime di Hamas? E come finiscono, in generale, nei paesi arabi? Ricordiamo ancora che il senatore Alessandro Zan del Pd era andato a Gaza per portare la solidarietà a Hamas, proprio nel luogo in cui gli omosessuali vengono assassinati.

Non più solo un’iniziativa a favore dei diritti civili e contro ogni discriminazione delle libertà sessuali. Quest’anno “Milano Pride”, il mese di eventi dedicati alla comunità Lgbtqia+, diventa anche un manifesto pro Gaza. Gli organizzatori, infatti, spingono perché nel documento politico della manifestazione venga inserita la richiesta di «cessate il fuoco immediato in Palestina, che può aiutare la liberazione degli ostaggi».
“Libera di Essere” – questo il motto del 2024, con immancabile schwa chenon specifica maschile né femminile, scelto da Cig Arcigay Milano in collaborazione con il Coordinamento Arcobaleno – vuole lanciare un messaggio a favore dei diritti a 360 gradi, «libertà, autodeterminazione, rispetto della dignità e dell’integrità fisica e morale di ogni individuo», compresa quella dei civili coinvolti nelle guerre attualmente in corso. Ma vengono citate solo le popolazioni ucraina e palestinese. Inoltre, al consueto corteo che il prossimo 29 giugno chiuderà il Pride a Milano- quest’anno sono attese circa 300 mila persone - potrebbe essere presente anche la comunità palestinese. «È una manifestazione pubblica e la partecipazione è legittima per chiunque» dice Alice Redaelli, presidente di Cig Arcigay Milano. «Quella della comunità palestinese sarebbe benvenuta come lo è qualunque realtà che si schiera con i diritti Lgbtq+ e i diritti umani». In risposta alle preoccupazioni di chi teme tensioni durante il corteo, Redaelli taglia corto: «Noi faremo del nostro meglio perché la manifestazione si svolga in un clima sereno, senza scadere nellìantisemitismo». E però, parliamoci chiaro, il rischio c’è. Proprio perché sui civili israeliani coinvolti nel conflitto non è stata detta neanche una parola, l’evento potrebbe essere preso come occasione per reazioni antisemite. Come successo anche durante altri cortei che hanno sfilato nei mesi scorsi.
A uno degli eventi del Milano Pride interverrà l’artista e performer queer palestinese, Elias Wakeem, che proporrà un racconto «sulla condizione delle persone Lgbtqia+ palestinesi in Israele e nei territori occupati». La contraddizione pare evidente, non solo per quanto riguarda l’intervento di Wakeem, ma anche per il coinvolgimento della questione palestinese nelle tematiche del Pride. Infatti non è certo un mistero che, da anni, gli attivisti Lgbtqua+ che a Gaza e dintorni ci vivono denuncino numerose violenze perpetrate sulla comunità Lgbtqia+ proprio in Palestina - particolare evidentemente dimenticato dagli organizzatori del Pride - mentre Israele è considerato uno dei Paesi più gay friendly del mondo.
La questione palestinese si è infiltrata anche nel Bergamo Pride. Lì gli organizzatori hanno chiarito che, durante la manifestazione del prossimo 15 giugno, «non saranno gradite bandiere israeliane o inneggianti alla simbologia connessa allo stato di Israele».
Decisione motivata dall’aperto schieramento «a sostegno del popolo palestinese e contro il genocidio in atto».
Perché, scrivono sui social i volontari, «l’associazione promuove ideali di pace, sorellanza e fratellanza, incompatibili con le politiche attuate ai danni delle persone palestinesi». Una scelta forte e discriminante che non è piaciuta neanche all’amministrazione di Bergamo, a guida Pd. Come negli anni passati, il Comune aveva concesso il patrocinio al Pride 2024 ma, dopo le dichiarazioni dell’associazione, aveva chiesto agli organizzatori di rivedere le proprie posizioni. Non trovando risposta affermativa, è stato quindi deciso di revocare il patrocinio al corteo.
«L'associazione ha trasformato l’iniziativa da evento a favore dei diritti civili, contro ogni discriminazione delle libertà sessuali, in una manifestazione a favore del popolo palestinese, caratterizzata da tratti di intolleranza che non possono essere accettati», si legge sul comunicato della giunta guidata dal sindaco Giorgio Gori. «La decisione di revoca del patrocinio è stata assunta a malincuore, dopo reiterati tentativi di riportare la manifestazione ai suoi contenuti originali».

 

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