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Libero Rassegna Stampa
27.05.2024 Razzi da Rafah verso Tel Aviv
Cronaca di Mirko Molteni

Testata: Libero
Data: 27 maggio 2024
Pagina: 13
Autore: Mirko Molteni
Titolo: «Hamas non vuole alcuna tregua e da Rafah bombarda Tel Aviv»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/05/2024, a pag. 13 con il titolo "Hamas non vuole alcuna tregua e da Rafah bombarda Tel Aviv" la cronaca di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni

Razzi da Rafah contro Tel Aviv. Hamas segnala, anche con questo ennesimo attacco, di non aver alcuna voglia di tregua. Quindi perché mai Israele dovrebbe interrompere la sua offensiva contro l'ultima roccaforte del movimento terrorista? L'ordine della Corte Internazionale di Giustizia è solo una richiesta di resa.

Rafah, la città della Striscia di Gaza al confine con l’Egitto, s’è di nuovo dimostrata un’insidia per Israele a causa di un nuovo lancio di razzi partito ieri da quell’area. E sì che la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja aveva giorni fa intimato all’esercito ebraico di arrestare la sua operazione nel centro dove si raccolgono migliaia di miliziani di Hamas e della Jihad Islamica, oltre a migliaia di profughi civili.
Da Rafah sono dunque stati lanciati otto razzi, rivendicati dalle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, come «risposta ai massacri sionisti contro i civili». Le traiettorie degli ordigni, rilevate dai radar del sistema difensivo Iron Dome, sono apparse dirette verso la conurbazione di Tel Aviv, dove è suonato l’allarme, in città e nei sobborghi di Herzliya, Kfar Shmaryahu, Ramat Hasharon e Petah Tikva. Come solitamente fa l’Iron Dome, i computer del sistema hanno calcolato quali fossero gli ordigni più pericolosi, che avrebbero impattato sulle case, e ha sparato sei missili intercettori Tamir che hanno distrutto i tre razzi palestinesi più pericolosi. Ogni singolo Tamir, che costituisce la “munizione” dell’Iron Dome, costa 40.000 dollari e, per sicurezza, gli israeliani tendono a spararne due contro ogni razzo. Schegge sono ricadute su Herzliya, ferendo leggermente due persone. Gli altri cinque razzi non sono stati bersagliati perché sono caduti in campo aperto.

DECINE DI VITTIME

Il lancio riconferma che Rafah resta una delle roccaforti di Hamas. Una fonte ufficiosa ha però anticipato al Times of Israel che l’azione su Rafah sarà rivista e limitata, rispetto ai piani iniziali, per propiziare la ripresa dei colloqui sulla liberazione degli ostaggi israeliani, e anche a seguito alla pressione del tribunale dell’Aja. Ma nella serata di ieri c’è stata la rispopsta israeliana ai missili di Hamas: un attacco aereo proprio su Rafah, che secondo le fonti palestinesi avrebbe provocato decine di vittime anche fra i civili. Per il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz, «i razzi lanciati da Rafah dimostrano che il nostro esercito deve agire ovunque si trovi Hamas. Il mondo deve sapere che chi tiene ancora prigionieri i nostri ostaggi, spara alle nostre città».
Gantz, rivale politico del premier Benjamin Netanyahu, si prepara comunque a contestare il modo in cui finora è stata gestita la guerra, in atto ormai da otto mesi. Secondo la stampa israeliana, specie Haaretz, ha proposto una commissione d’inchiesta sull’attacco di Hamas del 7 ottobre e anche sulla guerra di Gaza, per indagare «cause della guerra, processo decisionale politico-militare e condotta di Israele nel conflitto». È un nuovo grattacapo per Netanyahu, che già ha dovuto far disperdere con la forza a Tel Aviv l’ennesima manifestazione dei parenti degli ostaggi.
A esasperare gli animi, ieri migliaia di persone hanno partecipato a Tel Aviv ai funerali dell’ennesimo ostaggio trovato morto dai soldati a Gaza, Hanan Yablonka, ucciso già il 7 ottobre da Hamas, ma il cui corpo era stato portato nella Striscia. Il premier ha convocato una nuova riunione del Consiglio di guerra, per valutare «una tregua con rilascio degli ostaggi». Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha spiegato: «I nostri obiettivi nella Striscia di Gaza sono diventati molto più chiari qui a Rafah: eliminare Hamas, riportare indietro gli ostaggi e mantenere la libertà d’azione».

INGRESSO DI AIUTI

Sul fronte delle trattative, una fonte egiziana ha detto alla rete americana Cnn che i colloqui fra Israele e Hamas per la sospensione delle ostilità e lo scambio fra ostaggi e prigionieri dovrebbero riprendere da domani al Cairo. Ma la campagna continua. I soldati della Brigata Givati hanno fatto sapere d’aver trovato nei sobborghi di Rafah un deposito di armi e di aver ucciso in quei quartieri “30 miliziani in pochi giorni”.
Nel Nord della Striscia, a Jabaliya, la Brigata Paracadutisti ha espugnato un comando di Hamas, la quale però rivendica un’imboscata nei tunnel sotto la città ad alcuni soldati israeliani che sarebbero stati in parte uccisi, in parte catturati, ma l’esercito nega. La guerra sarà ancora lunga se è vera l’analisi dell’intelligence Usa, pubblicatail 22 maggio da Politico e poi ripresa dalla stampa israeliana, secondo cui le forze israeliane hanno finora ucciso non più del 30-35% dei miliziani di Hamas, mentre il 65% dei tunnel sotto Gaza è intatto.
Intanto è ripreso l’ingresso di aiuti umanitari, con un convoglio da 150 camion, dal valico di Kerem Shalom grazie al coordinamento fra Unrwa, Egitto, Mezzaluna Rossa e Israele.

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