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Libero Rassegna Stampa
12.05.2024 Salone del Libro: provano a sfondare i cancelli, la polizia li ferma
Cronaca di Lucia Esposito

Testata: Libero
Data: 12 maggio 2024
Pagina: 3
Autore: Lucia Esposito
Titolo: «Fascisti, Assassini, Sionisti: parte l'assalto al Salone del Libro»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 12/05/2024, a pag. 3, con il titolo "Fascisti, Assassini, Sionisti: parte l'assalto al Salone del Libro", la cronaca di Lucia Esposito.

lucia esposito - Caporedattore di riviste - Libero | LinkedIn
Lucia Esposito

L'assalto al Salone del Libro dei collettivi pro-Palestina. Fermati dalla polizia, non sono riusciti a disturbare la presentazione del libro di Fiamma Nirenstein, mentre parlavano Angelo Pezzana, Gianni Vernetti e Giancarlo Loquenzi

Dentro gli incontri letterari, fuori gli scontri e i cori di protesta. Il pomeriggio di fuoco al Salone del Libro comincia alle 15.30. Circa duecento filo palestinesi del coordinamento “Torino per Gaza” si radunano, per una manifestazione non autorizzata, a pochi metri dall’ingresso del Lingotto, con kefiah, bandiere, striscioni e cartelli al suon di slogan come “Stop occupazione, stop genocidio”, “Blocchiamo tutto”, “Assassini assassini”. “Fuori i sionisti dal Salone! Vergogna sionisti di m...!”. Parte il corteo che blocca via Nizza, coi manifestanti che spiegano le ragioni della loro presenza («Al Salone c’è il racconto unilaterale del conflitto, visto solo da parte israeliana», «Qui si parla di cultura, ma in Palestina i luoghi di cultura, università e scuole, vengono bombardati»), annunciano le loro intenzioni («Se riusciamo, entriamo nel Salone») ma garantiscono che «sarà una manifestazione contro la guerra e la violenza». Alle 16.30 la folla si accalca a pochi metri dai cancelli del Salone, i poliziotti si dispongono in assetto anti-sommossa. I manifestanti cercano prima di trattare con le forze dell’ordine per l’accesso di un manipolo di filo-palestinesi che possano parlare con la direttrice del Salone Annalena Benini e issare bandiere e striscioni all’interno. A un iniziale no, forzano la mano, cominciano a spingere contro le grate. I poliziotti fanno muro. La tensione è altissima.
I pro-Gaza urlano “Difendete i libri coi caschi e i manganelli!”, “Il Salone non ha dato spazio al genocidio!”. «Fascisti!». Poi uno degli speaker dei manifestanti, dall’altoparlante, li richiama attorno a sé. Sembra che la loro carica antagonista si sia placata. E invece ecco una nuova sfuriata. Circa venti filo-palestinesi cercano di accedere da un ingresso laterale; respinti dalle forze dell’ordine, si scagliano contro le transenne e le scaraventano a terra. I poliziotti resistono, vengono affiancati dai carabinieri.
Dopo mezz’ora di clima infuocato, cinque lavoratori dell’editoria escono per solidarizzare con i manifestanti.
Successivamente Silvio Viale, curatore del Salone del Libro, riceve nello spazio esterno, antistante i padiglioni, una delegazione di cinque manifestanti con bandiera palestinese che «poi esce in maniera pacifica». Il fumettista Zerocalcare, che stava tenendo un convegno all’interno raggiunge i manifestanti e dice: «Chi ha a cuore ciò che sta succedendo in Palestina non può non stare qui. Purtroppo le persone che stanno cercando di portare all’attenzione il massacro in Palestina vengono respinte coi manganelli». E non paghi annunciano: «Da lunedì occupiamo tutte le università». Il pomeriggio da intifada finisce con i filo-palestinesi che cantano vittoria: «Oggiè stata una giornata pazzesca, la vera vittoria è essere qui e non fare mai passi indietro».
E la casa editrice Meltemi chiude in anticipo i battenti, in solidarietà dei manifestanti.
In serata la direttrice Benini interviene con una nota: «Come dico sempre, il Salone del libro è un luogo di incontro in cui vogliamo dare la parola a tutti, infatti oggiabbiamo cercato di favorire il più possibile il dialogo con i manifestanti, e abbiamo dato uno spazio pacifico di espressione a una loro delegazione dentro il Salone».
La tensione si respira sin dal mattino. Alle 11.30 è prevista la presentazione del libro di Fiamma Nirenstein, “7 ottobre 2023. Israele brucia” (Giubilei Regnani). I lettori in attesa davanti alla Sala Rosa si guardano con sospetto, serpeggia l’ansia per le voci di una contestazione. L’incontro comincia in ritardo, la sala viene bonificata e blindata dalle forze dell’ordine. La giornalista è assente, manda due video dalla sua casa di Gerusalemme, ufficialmente perché impegnata per lavoro in Israele. Il testo è stato presentato dall’editore Francesco Giubilei, Giancarlo Loquenzi, Angelo Pezzana e Gianni Vernatti: i relatori denunciano il “mondo alla rovescia” raccontato da molti media, per cui la strage del 7 ottobre e il rapimento degli ostaggi non sono più temi rilevanti di cui occuparsi, mentre l’accento è solo sulla “spropositata” reazione israeliana. E mettono in guardia dall’antisemitismo di ritorno, travestito da antisionismo.
Alle 14.30 è prevista la presentazione del libro dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, Legami (Gramma). Anche qui bonifica della sala e controlli all’ingresso. «Nevo viene da molti anni qui», ci dice un poliziotto, «ma è la prima volta che accade qualcosa di simile». Ed è indubbiamente la prima volta che dei filo-palestinesi cercano di “prendersi” il Lingotto. Vogliono liberare la Palestina, ma intanto occupano le strade, provano a occupare il Salone e intendono occupare le università.

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