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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Libero Rassegna Stampa
08.05.2024 Netanyahu: Hamas bluffa
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 08 maggio 2024
Pagina: 14
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Netanyahu: Hamas bluffa per impedirci di attaccare. Biden: sempre con Israele, ma riaprite i valichi»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/05/2024, a pag. 14, con il titolo "Netanyahu: Hamas bluffa per impedirci di attaccare. Biden: sempre con Israele, ma riaprite i valichi", la cronaca di Amedeo Ardenza

Netanyahu al fronte con i soldati. Respinta al mittente la proposta di Hamas per la tregua, con condizioni irricevibili. Per Netanyahu è solo un espediente per impedire l'attacco a Rafah. Ma prima di tutto si deve sconfiggere Hamas, per mettere in sicurezza i cittadini di Israele da ogni futuro attacco.

Una tregua “molto lontana dalle richieste vitali d’Israele”.
Martedì pomeriggio il primo ministro dello stato ebraico, Benjamin Netanyahu, è andato a guardare le carte giocate da Hamas, che, la sera prima, aveva annunciato di aver aderito al compromesso mediato da Egitto e Qatar per un cessate il fuoco con Israele. La proposta di Hamas, ha puntualizzato Bibi, «era solo diretta a sabotare l’ingresso delle nostre forze a Rafah: noi non abbiamo permesso che succedesse». Anzi, ha insistito il premier, in altre operazioni finalizzate alla liberazione degli ostaggi «abbiamo dimostrato che la pressione militare su Hamas è una precondizione». A questo giro Netanyahu gioca a carte scoperte: «Non permetteremo a Hamas di ricostituire le sue capacità militari né accetteremo proposte che mettano in pericolo la sicurezza dei nostri concittadini e il futuro del paese».

TRAPPOLA

Il preteso ok del gruppo islamico radicale era di fatto una trappola con la quale per esempio si stabiliva che Hamas avrebbe liberato le donne fra gli ostaggicivili rapiti lo scorso 7 ottobre solo dopo dieci giorni di calma totale da parte di Israele, con Hamas stessa chiamata a stabilire se Israele avesse o meno violato la tregua.
Non male per un gruppo che lunedì ha eliminato quattro militari delle Israel Defense Forces (Idf) bombardando il valico di Kerem Shalom fra Israele e Gaza e che martedì ha esploso dodici missili all’indirizzo di alcuni kibbutz più prossimi alla Striscia nel sud d’Israele: cinque di questi sono stati intercettati dal sistema antimissile Iron Dome, che ha invece lasciato cadere gli altri sette in aree disabitate. Alle prime luci dell’alba le Idf avevano iniziato la propria operazione su Rafah, prendendo il controllo del lato palestinese del valico omonimo fra Gaza e l’Egitto. Nella manovra, venti uomini di Hamas sarebbero stati eliminati, tre tunnel (forse usati per il contrabbando di armi) sono stati scoperti e 100 obiettivi colpiti dall’aviazione. Secondo il New York Times, la marcia delle Idf verso Rafah avrebbe spinto Hamas a modificare le condizioni dell’intesa accettata unilateralmente ore prima. Il che non ha impedito al gruppo estremista di continuare a speculare sul destino degli ostaggi israeliani, rapiti il 7 ottobre dai kibbutz del sud e trattenuti in aperta violazione di ogni convenzione di diritto internazionale umanitario. Ieri, ha riferito il Jerusalem Post, il portavoce di Hamas Abu Obaida ha scritto su X che la 70enne Judy Weinsten, cittadina israeliana, statunitense e canadese, sarebbe morta assieme a un altro ostaggio non identificato per le ferite riportate a seguito di un bombardamento israeliano su Gaza. Eppure, scrive ancora il Jpost, il kibbutz Nir Oz aveva già confermato lo scorso dicembre che la sua residente Judy Weinstein era rimasta uccisa nel pogrom del 7 ottobre e che Hamas aveva sottratto la sua salma.
Al Jazira ieri sera parlava di colpi d’artiglieria contro il municipio di Rafah e la prospettiva che l’azione militare delle Idf in una città da due milioni di abitanti metà dei quali sfollati dal nord di Gaza, possa sfociare in una crisi umanitaria allarma la comunità internazionale. Se lunedì la Francia era stata a prima a dirsi apertamente contraria all’operazione, martedì la Germania, uno dei paesi occidentali più allineati con Israele, ha invitato Gerusalemme alla moderazione. Sempre su X, la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha messo in guardia Israele dal lanciare «una grande offensiva su Rafah: un milione di persone non possono svanire nel nulla. Hanno bisogno di protezione. Hanno urgente bisogno di ulteriore assistenza umanitaria». Baerbock ha anche chiesto che «i valichi di frontiera di Rafah e Kerem Shalom siano riaperti immediatamente».

WASHINGTON

Una posizione non dissimile da quella degli Usa. Nei giorni scorsi la Casa Bianca ha ottenuto il via libera dal Congresso a un pacchetto di aiuti militari a favore d’Israele per 17 miliardi di dollari. Eppure, ieri il sito Politico ha citato una fonte dell’amministrazione Usa secondo cui la Casa Bianca starebbe ritardando la consegna di bombe di precisione prodotte dalla Boeing come mezzo di pressione sullo stato ebraico.
Un esercizio di politica a singhiozzo che rischia di confondere alleati e osservatori. Ieri Joe Biden era “in buona” con Israele.
Parlando dal Campidoglio il presidente Usa ha osservato che «troppe persone negano, minimizzano, razionalizzano o ignorano gli orrori dell’Olocausto e del 7 ottobre, compreso lo sconvolgente uso di Hamas delle violenze sessuali per torturare e terrorizzare. Noi abbiamo un obbligo ad imparare le lezioni della storia, così non consegniamo il nostro futuro all’orrore del passato». Martedì Biden ha anche puntato il dito contro i nemici di Israele: «È stato Hamas a brutalizzare gli israeliani. È stata Hamas a prendere e continua a tenere degli ostaggi. Io non ho dimenticato».

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