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Libero Rassegna Stampa
24.04.2024 I cristiani scappano dalla ‘Palestina libera’
Analisi di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 24 aprile 2024
Pagina: 14
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «I cristiani scappano dalla ‘Palestina libera’»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/04/2024, a pag.14 con il titolo "I cristiani scappano dalla ‘Palestina libera’", l'analisi di Andrea Morigi.

Princìpi non negoziabili» e Destra -
Andrea Morigi

Processione di Natale a Betlemme. Un tempo città abitata quasi interamente da cristiani, ora è quasi interamente musulmana. La grande fuga dei cristiani, in tutta l'Aurtorità Palestinese è iniziata con la fine del controllo israeliano. Mentre cresce costantemente il numero dei cristiani in Israele.

Che il Medio Oriente veda ridursi drammaticamente lo spazio per le comunità cristiane è il risultato di una persecuzione apparentemente ineluttabile, ma il processo storico patisce almeno una felice eccezione, quindi appare un fenomeno reversibile. Cresce infatti costantemente, da 70 anni, il numero dei cristiani in Israele. Erano 187.900 - con un incremento dell’1,3% rispetto all’anno precedente - lo scorso Natale, quando l’Ufficio centrale di Statistica di Gerusalemme ha diffuso i dati relativi al 2022. In percentuale sono l’1,9% della popolazione totale. La maggior parte è costituita da arabi residenti nel distretto settentrionale (per il 70,2%), mentre un altro 13,6% si è insediato nel distretto di Haifa.
Quanto alla loro posizione sociale, anche qualche testimonianza può rivelarsi una chiave utile per interpretare le cifre nude e crude. Gli elementi di cronaca più recente aiutano a rendere più nitido il quadro. Dal prossimo ottobre l'Università israeliana di Haifa sarà guidata dalla professoressa Mona Maroun, ricercatrice di fama mondiale nel campo delle neuroscienze e del post-trauma, cattolica maronita del villaggio di Isfiya. Nominata in base al merito, alle conoscenze e alle competenze, non certo in virtù di inesistenti quote etniche o religiose, che non servono a tutelare la presenza cristiana.

PERSECUZIONE

Al contrario, nella storia sono stati proprio gli istituti previsti dalla legge coranica, intesi in teoria come garanzie di “protezione” per la “gente del Libro” ma rivelatisi in pratica strumenti di emarginazione sociale e di discriminazione religiosa, a favorire le conversioni all’islam, già ai tempi dell’Impero Ottomano. Ora è peggio.
Nella "World Watch List" di Open Doors i primi 50 Paesi in cui i cristiani sono stati perseguitati nel 2023 figurano Yemen, Libia, Iran, Afghanistan, Iraq, Marocco, Qatar, Egitto, Turchia.
Senza contare la Nigeria, che vanta il triste record dell'82% dei 4.998 omicidi di fedeli cristiani avvenuti l’anno scorso.
Ecco perché «la maggior parte di noi 180.000 cristiani israeliani preferisce vivere liberamente sotto Israele piuttosto che sotto un regime dell'Autorità islamica palestinese che controlla Betlemme. Israele ci dà la libertà mentre vivere sotto gli arabi è stato un genocidio per i cristiani in tutto il Medio Oriente», spiega su X Shadi Khalloul, un cristiano che «parla la lingua di Gesù Cristo» e si definisce «israeliano patriottico».
Lo conferma Jonathan Elkhoury, un rifugiato cristiano dal Libano a cui è stata concessa la cittadinanza israeliana: «Hamas ha impedito ai cristiani di celebrare liberamente le loro festività sotto il suo controllo da quando ha preso il potere, e i cristiani che vivono sotto l’Autorità Palestinese hanno dovuto far fronte a numerose minacce e ad attacchi continui. L'ultimo è stato un attacco al monastero del Pozzo di Giacobbe a Nablus da parte di una folla palestinese lo scorso gennaio».
La tendenza è in atto da anni. Samir Qumsieh, leader cristiano di Bet Sahour (vicino a Betlemme), lo aveva anticipato già nel 2016 in un'intervista al Gatestone Institute: «Abbiamo una mafia qui che si sta impossessando delle terre di proprietà dei cristiani. Ho protestato contro questa mafia islamica e ho anche convocato un grande raduno. Ho invitato 80 persone a casa mia. Quella stessa notte, a Betlemme sono stati distribuiti volantini che minacciavano di uccidermi.
Naturalmente, sono preoccupato per il futuro dei cristiani qui. Osservando la realtà dei fatti, si vede che qui non c'è futuro per i cristiani. Ci stiamo dissolvendo, stiamo scomparendo. Temo che verrà il giorno in cui le nostre chiese diventeranno musei. Questo è il mio incubo». Se a imporre la tendenza fosse la Turchia, in realtà i luoghi di culto degli “infedeli” sarebbero trasformati in moschee.

COLLABORAZIONISTI

In quel clima di oppressione per le minoranze, la propaganda islamica è riuscita ad arruolare anche qualche collaborazionista cristiano. Munther Isaac, il pastore luterano (Martin Lutero odiava gli ebrei e influenzò Adolf Hitler, tanto da esserne considerato l’antenato spirituale) che vive ed esercita il suo ministero pastorale e la sua attività politica a Betlemme, in Cisgiordania, negli ultimi tre decenni sotto il controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese. Il reverendo protestante, in occasione dell’ultimo Natale, ha costruito un presepe piazzando la statuina di Gesù Bambino sulle macerie simboleggianti la distruzione della Striscia di Gaza, ma allo stesso tempo ha giustificato il massacro compiuto il 7 ottobre contro la popolazione israelliana da parte dei terroristi di Hamas. Come mangiatoia sulla quale ospitare il Verbo Incarnato avrebbe potuto anche scegliere un kibbutz teatro delle stragi oppure un tunnel dove nel frattempo erano tenuti in prigionia, torturati e violentati gli ostaggi israeliani.
Invece, stando dalla parte degli oppressori invece che da quella delle vittime, Isaac si è guadagnato notorietà mondiale e anche un’intervista con Tucker Carlson. A spargere odio e menzogne sono capaci tutti, ma «Munther Isaac è da tempo il sommo sacerdote del Cristianesimo antisemita», ha affermato il reverendo Johnnie Moore, presidente del Congresso dei Leader Cristiani, «purtroppo, egli diffonde il suo odio dalla città natale di Gesù». «Dal 7 ottobre», ha aggiunto Moore, «Isaac è passato dall'essere un predicatore luterano antisionista ad essere simpatizzante del terrorismo. Non c’è davvero altro modo per definirlo».

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