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Libero Rassegna Stampa
23.03.2024 Netanyahu a Blinken: entriamo a Rafah ad ogni costo
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 23 marzo 2024
Pagina: 16
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Russia e Cina stoppano la libertà per gli ostaggi»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 23/03/2024, a pag. 16, con il titolo "Russia e Cina stoppano la libertà per gli ostaggi", l'analisi di Amedeo Ardenza

L'ambasciatore russo all'ONU. Russia e Cina hanno bloccato la risoluzione USA per il cessate il fuoco a Gaza. Perché non era abbastanza anti-Israele. Intanto Netanyahu comunicava al Segretario di Stato americano Antony Blinken che l'offensiva a Rafah sarebbe comunque proseguita

È sempre Rafah il nodo del contendere. A livello locale come al Palazzo di Vetro, lo scontro tra Israele e Hamas passa dalla possible azione militare di Tsahal contro la località più meridionale di Gaza, sviluppata lungo il confine con l’Egitto.
Il capo del governo israeliano preme per assestare un colpo mortale agli ultimi battaglioni del movimento terrorista islamico asseragliati a Rafah. Il resto del mondo, a cominciare dagli stessi paesi che in anni passati hanno usato il pugno di ferro contro al-Qaeda e l’Isis, chiedono invece allo stato degli ebrei di non entrare a Rafah. La ragione ufficiale? Impedire una nuova emergenza umanitaria visto che proprio sul confine fra Gaza e l’Egitto si sono ammassati centinaia di migliaia di palestinesi scappati dal nord della Striscia all’inizio delle ostilità e nei mesi successivi.

SCONTRO ALL’ONU

Al Palazzo di Vetro, venerdì Russia e Cina hanno opposto il loro veto in Consiglio di Sicurezza a una risoluzione proposta dagli Usa per un cessate il fuoco immediato a Gaza della durata di sei settimana nel quadro di un accordo che prevedesse la liberazione «di tutti gli ostaggi» israeliani nelle mani di Hamas (sono oltre 130), la condanna di tutti gli atti di terrore il mantenimento dell’integrità territoriale della Striscia e la tutela dell’incolumità dei palestinesi. Era la prima volta che Washington usava un linguaggio del genere all’Onu; ciononostante, Pechino e Mosca si sono messe in mezzo sostenendo che tale risoluzione avrebbe dato carta bianca a Israele contro Rafah nel caso in cui tutti gli ostaggi non fossero stati liberati. «La Russia e la Cina non sono ancora riuscite a condannare Hamas per gli attacchi terroristici del 7 ottobre», ha reagito l'ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu Linda Thomas-Greenfield. «Questo non è solo cinico, è anche meschino», ha proseguito, accusando Russia e Cina di voler vedere il fallimento della mozione Usa «piuttosto che assistere al successo di questo Consiglio (di Sicurezza)».
Difficile darle torto: sensibile alle sirene liberal e democratiche a pochi mesi dalle presidenziali, l’amministrazione Usa preferibbe che il governo israeliano non attaccasse Rafah. Nella sua ennessima tappa in Israele, il segretario di Stato Usa Antony Blinken lo ha ripetuto ieri a Benjamin Netanyahu ma il premier conservatore da quell’orecchio non ci vuol sentire. Alla fine del loro incontro, il capo del governo israeliano ha ribadito che Israele sarà lieto di collaborare con gli Stati Uniti per migliorare la situazione umanitaria ed evacuare i civili da Rafah, ma che un'operazione militare in quella città «è inevitabile». «Gli ho detto che riconosciamo la necessità di evacuare la popolazione civile e di prendersi cura dei bisogni umanitari, e ci stiamo lavorando. Ma gli ho anche detto che non abbiamo modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah».

NEGOZIATI

Su un fronte parallelo proseguono intanto a Doha, in Qatar, i negoziati fra i massimi responsabili dei servizi di intelligence israeliani, Mossad e Shin Bet, con i rappresentanti di Hamas sul tema degli ostaggi. Anche l’ambasciatrice Usa Thomas Greenfield ha ribadito che «gli Usa continueranno a lavorare per la pace assieme a Qatar ed Egitto nell'ambito dei colloqui in corso».
Abordo campo diplomatico ha intanto cominciato a scaldarsi il presidente francese Emmanuel Macron promettendo, con il sostegno degli Emirati, di spendersi per convincere Russia e Cina ad approvare una nuova risoluzione Usa.
Sul fronte locale va invece segnalato che il governo israeliano ha annunciato la confisca di 800 ettari di terra in Cisgiordania per lo sviluppo di insediamenti israeliani, una decisione subito condannata dalla Giordania.
Alcune decine di palestinesi, racconta infine il Jerusalem Post, hanno invece raso al suolo il sito archeologico Umm ar-Rihan (nei pressi di Jenin) risalente all’epoca del Secondo Tempio, costruendo un parcheggio al posto dell’antica torre di guardia e del mausoleo, vestigia di un antico villaggio ebraico.

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