venerdi 06 dicembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
15.03.2024 Hamas uccide per creare il caos aiuti
Analisi di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 15 marzo 2024
Pagina: 11
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Hamas uccide per creare il caos aiuti»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/03/2024, pag. 11, con il titolo "Hamas uccide per creare il caos aiuti", l'analisi di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Aiuti umanitari a Gaza. Hamas uccide chi coopera con la loro distribuzione, se a organizzare i convogli è Israele. L'obiettivo dei terroristi è quello di seminare caos negli aiuti, così da peggiorare la crisi umanitaria (da cui ha tutto da guadagnare)

 

Hamas ha annunciato di aver giustiziato il capo del potente clan Doghmush, sospettato di essere stato contattato da Israele per garantire la sicurezza dei convogli umanitari diretti a Gaza. Per giustificare l’esecuzione Hamas ha anche aggiunto che il clan si sarebbe reso responsabile di alcuni furti di beni destinati alla popolazione. Con il leader, di cui si ignorano le generalità, sarebbero stati uccisi anche altri due membri della famiglia. Questo dimostra, se qualcuo avesse avuto ancora dei dubbi, che ad Hamas non importa nulla della popolazione civile di Gaza, lo scopo dei terroristi è quello di favorire il disordine degli aiuti umanitari provenienti da mezzo mondo e di approfittare della loro distribuzione in termini di guerriglia.
All’inizio della settimana un sito web collegato ai terroristi aveva messo in guardia cittadini e clan dal cooperare con Israele per garantire la sicurezza dei convogli, minacciandoli che nel caso li avrebbero trattati come collaboratori del nemico. L’avvertimento era arrivato dopo che i media avevano diffuso la notizia che Israele era disposta ad affidare ai clan la sicurezza dei convogli di aiuti, problema che si sta rivelando come il più complicato e per certi versi insormontabile nell’assistenza umanitaria ai palestinesi.

GUERRA CIVILE

E non certo per colpa di Israele, disposta perfino a scendere a patti con gruppi che in passato si sono macchiati di crimini e azioni terroristiche. È proprio il caso di Doghmush che ha una lunga storia di coinvolgimento nella criminalità organizzata e nel commercio di armi. Doghmush è a capo del gruppo terroristico Army of Islam e in passato si è scontrato più volte con Hamas, che probabilmente non aspettava altro che un’occasione per una resa dei conti con il duplice obiettivo di punire il clan e mandare un chiaro messaggio agli altri. Non è detto tuttavia che Doghmush pieghi la testa, oltre a essere composto da centinaia di membri nel 2015 il clan ha giurato fedeltà ad Al Qaeda con la quale continua a essere in contatto. È un gruppo familiare determinato e ben armato, ritenuto tra le altre cose responsabile del rapimento del giornalista della BBC Alan Johnston nel 2006. Il Doghmush tuttavia è solo uno dei numerosi clan di Gaza spesso affiliati alla stessa Hamas o a Fatah. Qualche giorno fa alcuni di questi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta di sostegno ai terroristi.
Da parte sua Israele sta anora lavorando a un piano definitivo per lo scenario postbellico a Gaza. Escludendo il coinvolgimenmto diretto dell’Autorità palestinese e ovviamente di Hamas, Netanyahu ha parlato di coinvolgere direttamente gli abitanti della Striscia ventilando la possibilità che i clan gestiscano gli affari civili della Striscia mentre l’IDF mantiene il controllo della sicurezza.

UNA SPIA PER LA STRISCIA

Israele sta anche considerando di far governare la Gaza del dopoguerra dal 61enne Majed Faraj, capo dei servizi segreti generali palestinesi, molto apprezzato a Gerusalemme. Il suo nome è stato fatto durante una riunione di sicurezza e pare che sia il prescelto sia del ministro della Difesa Yoav Gallant che del leader dell’opposizione Yair Lapid. Quest’ultimo ha detto martedì all'emittente pubblica israeliana Kan che «è naturale fare il nome di Faraj perché è una delle figure che ha lavorato di più con noi contro Hamas». Il capo dell’intelligence, che peraltro è già sfuggito a un attentato nel 2018, era già stato indicato dalla stessa Anp come possibile erede di Abu Mazen e sembra avesse già iniziato a lavorare sulla costruzione di una forza armata nel sud della Striscia di Gaza, composta proprio da clan che non sostengono Hamas. Circola anche una proposta concreta avanzata sempre da Faraj che propone di formare una milizia composta da 4.000 a 7.000 membri di Fatah per garantire la sicurezza nella Striscia. La possibilità ha allarmato Hamas che attraverso Hossam Badra, uno dei membri politici di spicco dell’organizzazione, ha fatto sapere che «nessuno è autorizzato a prendere decisioni che spettano solo ai palestinesi». Netanyahu in serata ha ribadito che le forze di difesa israeliane entreranno a Rafah, «nonostante le pressioni internazionali». Pressioni come quelle dei dem Usa: ieri Chuck Schumer, leader di maggioranza al Senato, ha attaccato Bibi, invocando «nuove elezioni».

Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT