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Libero Rassegna Stampa
01.02.2024 La UE salverà Kiev?
Analisi di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 01 febbraio 2024
Pagina: 14
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «La Ue prepara 50 miliardi per provare a salvare Kiev»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/02/2024, pag.14, con il titolo "La Ue prepara 50 miliardi per provare a salvare Kiev", l'analisi di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Orban
L'ungherese Orban sempre più duro contro l'Ucraina. Per forza, gli europei è da anni che gli perdonano qualunque malefatta.

Il Consiglio europeo straordinario per decidere sulla revisione del bilancio comune e in particolare sul finanziamento di emergenza da 50 miliardi a Kiev arriva nel peggior momento possibile per l’Ucraina. Oltre a mancare qualsiasi certezza sul tipo di decisione che i 27 stanno trattando in queste ore nel tentativo di arrivare all’unanimità richiesta convincendo il premier ungherese Orban a votare il pacchetto, o quantomeno ad agevolarlo, Zelensky e i suoi devono fare i conti anche e soprattutto con il mancato arrivo di oltre 60 miliardi di dollari dagli Usa, ancora in balia del Congresso Usa a maggioranza repubblicana. Negli ultimi giorni, in occasione dell’incontro mensile delle 50 nazioni che coordinano il sostegno all’Ucraina istituito dal segretario alla Difesa Lloyd Austin all’inizio della guerra, il Pentagono ha fatto sapere di aver terminato i fondi di emergenza.
L’ultimo aiuto all’Ucraina risale al 27 dicembre scorso, un pacchetto da 250 milioni di dollari che includeva proiettili da 155 mm, missili antiaerei Stinger e altri articoli ad alta richiesta prelevati dalle scorte statunitensi esistenti. Peraltro le prospettive di guerra in Medio Oriente, dopo l’uccisione di tre soldati americani in Giordania ad opera di droni guidati da milizie vicine all’Iran, rendono ancora più remota la possibilità che i fondi destinati all’Ucraina possano arrivare presto. E questa è solo una parte dei problemi che attanagliano Kiev, quelli interni nelle ultime ore sembrano diventati perfino più gravi. Il Washington Post ancora ieri insisteva sul fatto che la rimozione del comandante delle Forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny, sarebbe ormai questione di ore e dovrebbe avvenire attraverso un ordine perentorio. Nel corso di un incontro tenutosi lunedì sera, Zelensky gli avrebbe proposto un altro incarico, ma a quanto pare il comandante ha rifiutato. Le motivazioni precise sono ancora ignote ma sembra che il presidente non abbia tollerato alcune prese di posizione politiche di Zalunhny e nemmeno gradisca la sua crescente popolarità. Secondo il Cremlino le cause sarebbero insite nel fallimento della controffensiva stessa: i problemi al fronte, ha detto Dmitrij Peskov, portano a «crescenti contraddizioni tra i rappresentanti della leadership militare e civile». Non è certo un mistero tuttavia che il fronte si trovi attualmente in una fase di stallo totale, in cui le forze armate russe hanno avuto tutto il tempo di approntare una linea di difesa profonda e preparata, oltre che numericamente adeguata, che sarà molto difficile riuscire a scardinare. Il “Foreign Affairs” fa notare che le condizioni che hanno permesso la prima controffensiva ucraina nel 2022 - truppe russe troppo avanzate, prive di supporto, mal preparate e non motivate - ora sono totalmente assenti.

I DRONI

Lo stesso think tank americano segnala peraltro che i russi hanno ormai preso le misure dei droni ucraini, derivanti da quelli civili, rendendo tale arma utilizzata con grande successo nei mesi scorsi praticamente inutile. Kiev oltretutto deve fare i conti con un altro caso di corruzione interna, l’ennesimo, stavolta riguardante alcuni funzionari del ministero della Difesa e un’azienda produttrice di armi che avrebbero trovato il modo di far sparire 40 milioni destinati all’acquisto di 100mila colpi di mortaio. In questo clima di emergenza la Ue ha almeno assicurato che entro marzo fornirà la metà del famoso milione di munizioni promesse e si è impegnata a inviarne altre 1,1 milioni entro la fine dell’anno. Il problema però è trovare la quadra sui soldi.
Il nodo è Orban di fronte al quale è stata anche sventolata la possibilità di arrivare all’applicazione della cosiddetta “opzione nucleare”, ovvero il famoso art.7 dei Trattati che sospenderebbe l’Ungheria per la violazione degli stessi.
Ma il commissario europeo per la Giustizia Didier Reynders ha già fatto sapere che «non è possibile per la Commissione prendere una decisione nel corso del processo». Un documento del Segretariato del Consiglio riportato dal Financial Times sostiene anche che «in caso di mancato accordo al vertice» gli altri leader «dichiareranno pubblicamente che, alla luce del comportamento non costruttivo del premier ungherese, non si può immaginare il versamento di altri fondi Ue». Ovviamente tale posizione rischia di creare un muro contro muro che non giova a nessuno, tantomeno a Zelensky che oggiinterverrà al Consiglio in teleconferenza. Nella giornata di ieri è avvenuto un maxi scambio di prigionieri tra Russia ed Ucraina . Il ministro della Difesa russo ha dichiarato che sono stati liberati 195 soldati, il Presidente Zelensky 207 persone tra soldati e civili.

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