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Libero Rassegna Stampa
24.01.2024 Il corteo anti-Israele calpesta la Shoah
Commento di Antonio Carioti

Testata: Libero
Data: 24 gennaio 2024
Pagina: 1
Autore: Antonio Carioti
Titolo: «Corteo anti-Israele calpesta la Shoah»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/01/2024, a pag. 1, con il titolo "Corteo anti-Israele calpesta la Shoah", l'articolo di Antonio Carioti.
 
Antonio Carioti
Antonio Carioti


L'immondo manifesto delle organizzazioni palestinesi che paragona la Shoah alla guerra a Gaza. Da notare che nelle mappe riportate nei loro simboli Israele è cancellato: un evidente annuncio genocida, il loro.

L’operazione in atto è chiara: dipingere gli israeliani e gli ebrei come i nuovi nazisti. Gli sterminatori da contrastare, isolare e boicottare con ogni mezzo. Lo conferma il Movimento degli studenti palestinesi in Italia: sta organizzando un corteo a Roma contro «il genocidio in corso» a Gaza. Proprio per il 27 gennaio, giorno della Memoria della Shoah, che per il gruppo italo -palestinese rappresenta «la tomba della verità, della giustizia e della coerenza».
E pretende di usare come slogan una frase di Primo Levi, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz: «Perché ciò che è accaduto può ritornare». Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, risponde con la durezza necessaria: «Lasciate Primo Levi alla nostra memoria. Abbiate la dignità di manifestare il vostro pensiero senza offendere la memoria dei sopravvissuti e cercatevi citazioni altrove».
Mai, dal luglio del 2000, quando fu istituito per legge il Giorno della Memoria, l’atmosfera attorno agli ebrei italiani è stata così pesante. Lo conferma la loro decisione di cancellare la maratona che era stata fissata in molte città, come già fatto negli passati.
Una scelta, spiega la presidente dell’Ucei, presa «per motivi di sicurezza», che il governo rispetta. «Coloro che alzano il braccio per il saluto romano, e loro sì che fanno le manifestazioni, così come lo squadrismo dei centri sociali, sono liberi, quasi tutelati da una libertà costituzionale, ed è aberrante che la cittadinanza non possa correre liberamente».
La presidente dell’Ucei parla in mattinata a palazzo Chigi, accanto ad Alfredo Mantovano, che illustra le ragioni delle tante iniziative patrocinate dalla presidenza del consiglio per il ricordo dell’Olocausto. Il sottosegretario spiega che si sta assistendo ad una «sovrapposizione intollerabile» fra le «legittime critiche» al governo di Benjamin Netanyahu e l’individuazione delle comunità ebraiche in giro per il mondo. Lo si è visto anche di recente, quando migliaia di esponenti dei centri sociali hanno provato ad «impedire la partecipazione di alcuni orafi alla Fiera di Vicenza, solo perché provenienti da Israele, e ad aggredire i poliziotti che ne garantiscono la presenza». Una sfida che non riguarda solo gli esponenti di una religione: «L’odio contro gli ebrei è anche odio verso l’Occidente e verso i cristiani», avverte Mantovano.
Quando prende la parola la presidente dell’Ucei, dice subito che nei «giorni tormentati» seguenti al 7 ottobre il suo «pensiero costante» dinanzi alle reazioni è stato: «Questa è la presa di posizione del presidente Meloni, del presidente Mattarella, di questo ministro, di quell’altro ministro...». I punti fermi, le garanzie su cui gli ebrei italiani possono contare.
«Ma se al governo ci fosse stato qualcun altro», prosegue, «o ministro fosse stato qualcun altro, tra rettori, insegnanti, politici, persone che ricoprono incarichi istituzionali, dai quali abbiamo sentito termini importanti che riguardano la Shoah utilizzati fuori dal contesto, parole abusate, ribaltate verso Israele o verso gli ebrei... se fossero stati loro, oggi, a guidare l’Italia, in che situazione saremmo?».
Di Segni si rifiuta di fare nomi. Spiega che si riferisce innanzitutto a chi, seguendo l’iniziativa presa dal Sudafrica, vuole che la Corte internazionale di giustizia dell’Onu processi Israele per genocidio. Ma quello che non dice lei lo dicono gli archivi e le cronache recenti. Tra chi lancia simili accuse a Israele, o le avvalora, ci sono la piddina Laura Boldrini e la stessa Elly Schlein, che prima ha detto che c’è «il rischio di un vero e proprio genocidio in Palestina» e quindi si è espressa contro l’invio di armi ad Israele. E siccome il governo italiano non sta mandando forniture militari all’esercito di Tel Aviv, e la segretaria del Pd lo sa, la sua uscita si spiega solo con la volontà di mettere Israele sullo stesso piano di Hamas: nessuno dei due merita l’aiuto italiano. Ci sono i Cinque Stelle, che per bocca del loro loro capogruppo in Senato, Pietro Lorefice, accusano Israele di «genocidio». Ed è chiaro che Di Segni pensa anche all’Anpi di Bagno a Ripoli, che ha programmato il convegno intitolato «Ottant’anni fa lo sterminio del popolo ebraico da parte dei nazisti, oggiil genocidio del popolo palestinese da parte dello Stato di Israele». «Con rispetto», la presidente dell’Ucei nota che il problema riguarda pure il Vaticano: «Anche da parte della Chiesa abbiamo ascoltato appelli che in qualche modo sminuiscono il riconoscimento di quanto è avvenuto il 7 ottobre come atto terroristico rispetto al quale Israele ha il diritto di difendersi». E, sempre «col massimo rispetto», indica la recente sentenza della Cassazione, secondo la quale la liceità di fare il saluto romano «dipende dai contesti e dalle circostanze».

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