Riprendiamo da LIBERO di oggi, 19/01/2024, a pag. 15, con il titolo "Raccolta fondi per ammazzare ebrei", il commento di Amedeo Ardenza.

L'antisemitismo? "Dipende dal contesto", come diceva la ex rettrice di harvard

E voi con quanto contribuireste per uccidere degli ebrei? Sì, avete capito benissimo la domanda. Come l’hanno capita una quarantina di interlocutori approcciati e filmati di nascosto da Ami Horowitz, giornalista e film-maker americano in prima linea nella caccia agli antisemiti.
Lo scorso dicembre, Horowitz ha portato a termine un mini esperimento sociologico. Spacciandosi per un non meglio specificato attivista antisemita, ha avvicinato gli studenti a zonzo per il campus della San Francisco State University – «una delle scuole più a sinistra e intersezionali del paese». Con un volantino in mano e a favore di telecamera nascosta, Ami ha illustrato il suo progetto. «Sto raccogliendo fondi per colpire gli ebrei: stiamo pensando a “bersagli facili”: caffè, ospedali ebraici, sinagoghe, scuole».
Nel video solo un interlocutore si dilegua rispondendo: «Devo andare in classe». Tanti altri si fermano e prestano attenzione. Uomini e donne, bianchi e neri, per quel poco che la loro immagine pixellata lascia intuire, ascoltano le farneticazioni di un Horowitz sedicente antisemita: «Abbiamo razzi, abbiamo attentatori suicidi, e dobbiamo colpire forte, dobbiamo farci sentire, questa gente deve capire».
«Certo – replica una usando il meccanismo della proiezione – molti dicono che loro (gli ebrei) sono superiori».
Un’altra le fa eco: «Impadronirsi del mondo fa parte della loro religione».
«Sono persone cattive”. «Vogliono la terra». «Vogliono i soldi».

LA COLLETTA

Complice anche il ritmo del video, è impressionante la velocità con cui nel giro di pochi secondi Horowitz porta gli studenti della SFSU a sbilanciarsi con dichiarazioni folli per la loro disumanità. Lui poi ci mette del suo, incalzandoli. «Infatti, è così... ecco perché dobbiamo colpirli in tutto il mondo».
Poi si passa alla fase due. Per assicurarsi di non aver incontrato persone tutto fumo e poco arrosto, il film-maker comincia a battere cassa: «Quanto daresti per la causa?» «Ma non lo so, cinque dollari?». Un altro rilancia: «Dieci dollari?». «Io sono senza lavoro al momento ma te ne darei 20». Un altro ancora che promette un ventone frusciante si guadagna l’abbraccio di un commosso Horowitz, sempre più calato nel ruolo di reclutatore di piccolo bordo: «Come here, brother!» (Vieni qua, fratello!). Il finale non è incoraggiante e conferma la reticenza delle tre rettrici di Harvard, MIT e Penn a condannare l’antisemitismo nei propri campus anche quando sollecitate in un’audizione davanti al Congresso Usa lo scorso dicembre. Da allora due di loro si sono dimesse ma il virus dell’odio antiebraico è rimasto. «28 delle 35 persone con cui ho parlato mi hanno espresso sostegno e in 17 su 35, ossia la metà, mi hanno offerto soldi per uccidere gli ebrei». Il processo di demonizzazione degli ebrei è ben riuscito, conclude Horowitz, che saluta tutti i suoi interlocutori con un caldo «peace and love».

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