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Libero Rassegna Stampa
05.01.2024 Iran: islamica la strage
Commento di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 05 gennaio 2024
Pagina: 13
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «L’Isis rivendica la strage in Iran»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/01/2024, pag.13, con il titolo "L’Isis rivendica la strage in Iran", la cronaca di Carlo Nicolato.

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato
ebrahim raisi
Ebrahim Raisi, il sanguinario premier iraniano che opprime il proprio popolo e l'intero Medio Oriente

«Nell’ambito di una battaglia, con la grazia di Dio Onnipotente, i due fratelli martiri, Omar Al-Muwahid e Saifullah Al-Mujahid, si sono avviati verso un grande raduno di sciiti politeisti vicino alla tomba del loro leader morto, Qassem Suleimani, dove hanno fatto esplodere le loro cinture esplosive in mezzo alla folla, provocando l'uccisione e il ferimento di oltre 300 sciiti»: con queste parole l’Isis ha dunque rivendicato l’attentato di mercoledì a Kerman, in Iran, in cui sono morte 84 persone e altre 284 sono rimaste ferite.
All’inizio si parlava di una bomba in un cestino dell’immondizia, poi di due valigie esplosive, i media iraniani hanno confermato infine la presenza di un kamikaze e non del secondo, ma è molto probabile tuttavia che la verità, non essendo quella che il regime vorrebbe, non la sapremo mai. Almeno non tutta.
Teheran continua piuttosto ad alimentare la sua narrativa contro gli Usa e Israele- «stanno cercando disperatamente di seminare insicurezza in altre aree della regione a causa dell’attacco globale contro di loro e del fallimento nel raggiungere i risultati che si aspettavano», ha detto il presidente Ebrahim Raisi riferendosi agli israeliani - corroborata da un attacco di droni ieri a Bagdad in cui è stato ucciso Mushtaq Talib al-Saidi, comandante di al-Nujaba, una delle fazioni filo-iraniane in Iraq.

BLINKEN IN VISITA

Sebbene a Washington non ci siano stati commenti ufficiali in proposito, una fonte del Pentagono avrebbe riferito alla tv americana in lingua araba al-Hurra che «gli Stati Uniti continuano ad adottare misure appropriate per proteggere le proprie forze in Iraq e Siria». Il che contrasterebbe non poco con le parole del Segretario di Stato americano Antony Blinken che incontrando ieri la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna ha espresso l'impegno di Usa e Francia a evitare una escalation del conflitto in Medio Oriente.
Insomma in Medio Oriente più che altro regna la confusione più totale. Il fatto peraltro che ci sia stata una rivendicazione dei terroristi del Califfato non significa per forza che l’attacco l’abbiano effettuato direttamente loro, anche perché dietro quell’etichetta ormai c’è di tutto, dai cosiddetti “lupi solitari” agli svariati gruppi locali di ispirazione sunnita-salafita-jihadista che si rifanno a Daesh giurando fedeltà secondo dei proclami perlopiù pubblicati sul web.
Sebbene dal 2019 non sia più un’entità territoriale il nucleo centrale dell’Isis esiste ancora, come dimostrano anche le 313 operazioni di pulizia antiterrorismo che gli Usa hanno effettuato in Iraq e in Siria nel 2022. Il leader sarebbe attualmente Abu Hafs al-Hashemi al-Qurayshi, nominato nell’agosto scorso dopo la morte per mano di al Qaeda di Abu al-Hussein al-Husseini al-Qurayshi, ma si tratta, come dicono gli esperti, di un “califfo ombra” o “senza volto” perché di lui non si sa praticamente nulla.
L’Isis peraltro nei suoi comunicati ufficiali utilizza sempre vecchi audio o video senza riferimenti precisi alla realtà attuale.

GUERRA FRATRICIDA

Nei mesi scorsi, dopo l’attacco del 7 ottobre, il media affiliato al Califfato Talai al-Ansar aveva pubblicato un video accompagnato da un audio di un portavoce ucciso anni fa in cui si invitavano i musulmani a compiere attentati con ogni mezzo contro gli infedeli occidentali, nonché la guerra santa contro Israele al fianco di Hamas. Ma anche questo è contraddittorio. Il rapporto tra Isis e Hamas infatti non è affatto chiaro, visto che proprio ieri al Furqan, casa di produzione ufficiale di Daesh, ha postato un altro audio titolato, E uccidili ovunque li trovi, in cui il portavoce Mujahid Abu Hudhayfah Al-Ansari, rifacendosi a una campagna mediatica risalente a 8 anni fa, si rivolge ai palestinesi sostenendo che la guerra con Israele è innanzitutto religiosa e accusa Hamas di essere il «guardiano dell’Iran». Stranamente senza alcun riferimento all’attacco di Kerman. 

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