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Libero Rassegna Stampa
23.12.2023 Onu: niente condanna a Hamas
Commento di Matteo Legnani

Testata: Libero
Data: 23 dicembre 2023
Pagina: 15
Autore: Matteo Legnani
Titolo: «Onu, sotto la Risoluzione il nulla»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 23/12/2023, a pag.15, con il titolo "Onu, sotto la Risoluzione il nulla" il commento di Matteo Legnani.
 

Per l'ennesima volta l'Onu non riesce a condannare Hamas
 
Gli Stati Uniti (insieme alla Russia) si sono astenuti in occasione del voto alla risoluzione dell’Onu su Gaza, ferma da quattro giorni in sede di Consiglio di sicurezza, permettendo l’approvazione del testo, che ha ricevuto 13 voti favorevoli e nessun voto contrario. Washington si era opposta, in precedenza, a due versioni della risoluzione stessa, nelle quali si impegnavano le parti coinvolte nel conflitto a un immediato cessate il fuoco nella Striscia, sostenendo che la sospensione delle ostilità avrebbe consentito ad Hamas di riorganizzarsi e ai suoi leader di tentare la fuga di fronte all’avanzata delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia.
Ieri pomeriggio, però, l’ambasciatrice Usa Linda Thomas-Greenfield, ha spiegato ai giornalisti accreditati presso il Palazzo di Vetro a New York che «gli Stati Uniti hanno lavorato proficuamente nel corso della settimana assieme a Egitto ed Emirati Arabi per assicurare che sul campo sia disposto un meccanismo in grado di supportare al massimo l'assistenza umanitaria alla gente di Gaza» e di essere pronta a consentire la sua adozione. «Come voterò non ve lo dico – aveva spiegato, anticipando in qualche misura la sua successiva astensione – ma se il testo che arriverà al Consiglio sarà quello che abbiamo messo a punto nei colloqui, non farò nulla per oppormi».

COMPROMESSO
 
«Siamo consapevoli che questo non sia un testo perfetto e sappiamo che solo un cessate il fuoco fermerebbe le sofferenze della popolazione di Gaza- ha aggiunto l'ambasciatrice degli Emirati Arabi Lana Nusseibeh - tuttavia pensiamo che questa risoluzione possa creare le condizioni per un cessate il fuoco sostenibile».
Il testo della risoluzione non contiene più alcun riferimento a una sospensione delle attività militari, ma chiede al segretario generale dell'Onu di nominare un coordinatore che «faciliti, coordini, monitori e verifichi che quanto entri nella Striscia abbia effettivamente scopi umanitari». L’Egitto, che stato coinvolto nei colloqui per la sua posizione strategica nella fornitura di aiuti a Gaza attraverso il valico di Rafah, aveva chiesto che Israele fosse escluso dai controlli sui convogli in entrata nella Striscia, ma gli Stati Uniti si sono fermamente opposti alla richiesta. Gli Usa si sono detti delusi dalla mancata condanna, nella risoluzione, dell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre scorso.
Intanto, si allarga il ventaglio degli attori in gioco nello scontro tra Israele e i terroristi di Hamas. Ieri, da un account X associato alla Resistenza Islamica in Iraq è stata data notizia di un attacco contro la città israeliana di Eilat che si trova sulle rive del Mar Rosso, in quella sottile striscia di territorio stretta tra Egitto e Arabia Saudita. Il drone, lanciato da una anonima località irachena, è stato tuttavia individuato e distrutto dalla difesa aerea giordana prima che potesse raggiungere il bersaglio.
«La Resistenza Islamica in Iraq ha lanciato un attacco contro la località di Umm al-Rashrash (Eilat, ndr) nel territorio palestinese occupato dai sionisti». Nel documento si legge anche che l'attacco è la risposta ai «massacri compiuti dall'entità usurpatrice (Israele, ndr) contro i civili palestinesi». Su un altro account X, Iran Defense, viene mostrato il lancio del drone, un Murad-5 di fabbricazione iraniana, spiegando che l’operazione confermerebbe l’autonomia oltre i 350 chilometri del velivolo senza pilota.
Secondo il Washington Institute per la Politica in Medio oriente, la Resistenza islamica in Iraq non sarebbe un singolo gruppo, quanto invece una sigla usata per identificare diversi gruppi sciiti armati e sostenuti dall'Iran, facendoli apparire come un fronte compatto agli occhi di Israele e dei suoi alleati occidentali. Gli stessi gruppi hanno compiuto una serie di attacchi contro basi americane in Iraq e forze americane in Siria negli ultimi due mesi e sarebbero il fulcro della strategia di “facciata” usata da Teheran per non figurare ufficialmente tra gli attori del conflitto in corso in Medio Oriente.
 
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