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Libero Rassegna Stampa
02.12.2023 I terroristi sparano. E incolpano Israele
Commento di Daniele Dell'Orco

Testata: Libero
Data: 02 dicembre 2023
Pagina: 15
Autore: Daniele Dell'Orco
Titolo: «I terroristi sparano. E incolpano Israele»
Riprendiamo da LIBERO del 02/12/2023, a pag. 15, con il titolo 'I terroristi sparano. E incolpano Israele' la cronaca di Daniele Dell'Orco.

Daniele Dell'Orco, giornalista e direttore responsabile della casa editrice  Idrovolante, vi invita a partecipare alla prima serata della terza  edizione... | By Radici | Facebook
Daniele Dell'Orco

Strikes on Gaza resume after Israel accuses Hamas of breaking truce -  YouTube

Giusto il tempo di provvedere all’ultimo degli scambi pattuiti tra Israele e Hamas, ovvero la liberazione nella notte tra giovedì e venerdì di 8 ostaggi israeliani in cambio del rilascio di 30 detenuti palestinesi, che la tregua durata una settimana è implosa proprio quando sembrava che potesse essere estesa di altre 24 ore. Sebbene le trattative proseguano, nel frattempo le armi hanno ricominciato ad urlare. L'ufficio del Primo Ministro israeliano ha reso noto ieri mattina che Hamas «ha violato il quadro di riferimento dell'accordo preso, non ha rispettato l'obbligo di rilasciare tutte le donne in ostaggio e ha sparato razzi contro Israele». Le Brigate Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato poco dopo su Telegram gli attacchi aerei contro le città di Ashkelon, Sderot e Beersheba, nel sud di Israele. Il gruppo terroristico ha dichiarato che l’attacco, con la maggior parte dei vettori intercettati dal sistema Iron Dome, è stato condotto in risposta ad un non meglio precisato «bersaglio di civili». Il ramo militare di un altro gruppo armato con sede a Gaza, la Jihad islamica palestinese, ha dichiarato a sua volta di aver preso di mira città e paesi vicini al confine con Gaza all'inizio della giornata, intorno alle 7 del mattino, quando è terminata ufficialmente la tregua tra le parti in guerra senza che si sia riusciti a raggiungere un accordo per la proroga e con il clima che nelle ore precedenti era comunque tornato a farsi incandescente, visti gli attentati contro i civili a Gerusalemme e gli scontri tra IDF e palestinesi in Cisgiordania. Nella COP28 in corso a Dubai, così come sulle homepage dei principali quotidiani, sono latitate le note di condanna nei confronti del lancio di razzi da parte di Hamas, mentre specie i leader dei Paesi a maggioranza musulmana non hanno risparmiato pressioni sui capi di governo occidentali affinché limitino le manovre di Benjamin Netanyahu. Lo stesso segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha lasciato Israele nelle stesse ore in cui sono ripresi i combattimenti, ha confermato la violazione degli accordi da parte di Hamas e allo stesso tempo ha chiesto agli israeliani di mettere in atto piani per ridurre le vittime civili prima di attaccare nel sud di Gaza, realizzando aree sicure per i palestinesi: «Il modo in cui Israele si difende è importante. Come ho detto al primo ministro, le intenzioni contano, ma lo sono anche i risultati - ha scritto su X -. Ho parlato con il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas a Ramallah del conflitto a Gaza e delle misure per migliorare la sicurezza e la libertà per i palestinesi in Cisgiordania. Ho ribadito l’impegno degli Stati Uniti a promuovere la creazione di uno Stato palestinese». Nelle operazioni a Gaza, l’esercito israeliano che ha ripreso anche i raid aerei, ha lanciato dei volantini a Khan Younis (nel meridione della Striscia) invitando i residenti a spostarsi a sud, verso Rafah e avvertendo che l'area sia pericolosa, proprio in virtù delle richieste di Washington, che insieme agli altri mediatori, Egitto e Qatar su tutti, sta continuando a lavorare sottotraccia per ottenere un'altra tregua umanitaria. Dalla ripresa delle ostilità sono già morte almeno 100 persone, e non solo a Gaza, ma anche in Libano dove due civili hanno perso la vita per via degli attacchi israeliani a loro volta giunti in risposta a quelli di Hezbollah nel Nord in Israele, in una sorta di coordinamento con le azioni delle milizie palestinesi. Restano ancora appese a un filo le speranze delle famiglie dei 138 ostaggi ancora nelle mani dei miliziani (115 uomini, 20 donne e due bambini) di riabbracciare sani e salvi i loro cari. Attorno alle generalità e alla liberazione degli ostaggi ruota qualsiasi altro colloquio possibile per arrivare a un'altra tregua. Il problema è che Hamas afferma di non aver più donne civili e bambini prigionieri, suggerendo che siano in mano ad altri gruppi, come la stessa Jihad Islamica. Gerusalemme pretende la consegna di una lista esaustiva che ricalchi le informazioni circa i 138 ostaggi che sarebbero ancora in vita dentro la Striscia di Gaza e, quando questo gruppo di persone sarà liberato, i negoziati affronteranno la questione della liberazioni degli uomini e dei riservisti, sia uomini che donne. Hamas sostiene che le donne sotto i 45 anni vadano anch'esse considerate riserviste. Israele, invece, è di avviso opposto.

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