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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Libero Rassegna Stampa
30.11.2023 La sorte degli ostaggi
Commento di Fausto Carioti

Testata: Libero
Data: 30 novembre 2023
Pagina: 4
Autore: Fausto Carioti
Titolo: «La sorte degli ostaggi»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/11/2023, a pag.4 con il titolo "La sorte degli ostaggi", il commento di Fausto Carioti.

Ostaggi di Israele a Gaza, gli analisti: “Impossibile liberarli tutti”.  Perché la strategia di Netanyahu rischia di fallire

Shiri Silverman e al fratellino Ariel di quattro anni, furono rapiti durante il massacro del 7 ottobre nel kibbutz di Nir Oz e portati vivi (di questo c’è certezza) dentro la Striscia di Gaza, assieme agli altri ostaggi. Nel primo pomeriggio di ieri Hamas ha annunciato che tutti e tre sono stati uccisi durante un raid israeliano. «Tre sionisti detenuti sono morti a causa dei precedenti bombardamenti sionisti sulla Striscia di Gaza», sono le parole usate dalle brigate al-Qassam, il braccio militare di Hamas. Nessuna notizia di Yarden, il padre dei bambini, che dovrebbe anch’egli essere tenuto in ostaggio a Gaza. 

GUERRA PSICOLOGICA L’organizzazione terroristica palestinese, a sera inoltrata, non aveva però ancora fornito alcuna prova dell’affermazione, nonostante le richieste avanzate dalla famiglia dei tre. Il governo di Gerusalemme ha trattato la notizia con estrema cautela, perché una simile mossa è compatibile con le strategie di guerra psicologica che Hamas ha già messo in atto altre volte. Dall’inizio di questo nuovo conflitto sono numerose le affermazioni false diffuse da Hamas, proprio per destabilizzare e dividere l’opinione pubblica israeliana. Il portavoce dell’esercito israeliano ha quindi commentato l’annuncio dicendo che «la barbarie e la crudeltà di Hamas sono evidenti a chiunque. Le Forze di difesa israeliane stanno valutando l’accuratezza delle informazioni». In ogni caso, ha aggiunto, «la responsabilità della sicurezza di tutti gli ostaggi nella Striscia di Gaza ricade esclusivamente sull’organizzazione terroristica Hamas. Hamas mette in pericolo gli ostaggi, compresi bambini e donne, che devono essere riportati a casa». Sul fronte della liberazione dei civili prigionieri, Israele ieri ha fatto un altro passo in avanti, pagato come sempre a carissimo prezzo. Hamas ha consegnato, tramite la Croce Rossa, dieci civili rapiti il 7 ottobre. In cambio, Israele ha rilasciato altri trenta palestinesi tenuti nelle sue carceri: costoro, nella grande maggioranza dei casi, stanno lì perché responsabili di atti di violenza e terrorismo. Secondo l’esercito israeliano Hamas ha ancora 159 ostaggi, sebbene per moltissimi di loro (incluso il piccolo Kfir e i suoi due familiari) non ci siano prove di esistenza in vita. Oltre ai dieci dell’accordo con Israele, sono stati rilasciati due ostaggi russi: Hamas ha fatto sapere che tutti i prigionieri di nazionalità russa saranno liberati presto, come gesto di omaggio nei confronti di Vladimir Putin, il cui atteggiamento dopo il 7 ottobre è stato apprezzato dai terroristi. Come già avvenuto nei giorni passati, si sta lavorando per allungare la tregua e consentire il rilascio di altri civili israeliani. Il governo qatariota, al centro delle mediazioni, si dice «molto ottimista» sulla riuscita di questa operazione e sulla completa liberazione dei bambini e delle donne, che in questa fase sono la prima preoccupazione del governo di Gerusalemme. Ieri un collaboratore del premier Benjamin Netanyahu ha detto al quotidiano Times of Israel che c’è «un accordo che riguarda i bambini e le donne. Conosciamo i nomi di tutti i bambini e di tutte le donne che si trovano nella Striscia di Gaza.Non accettiamo l’idea che Hamas non sappia dove si trovino». 

IL VIDEO DEGLI ORRORI L’ambasciatore d’Israele a Roma, Alon Bar, ha commentato l’ipotesi di rendere pubblico lo scioccante video realizzato dalle Forze di difesa israeliane usando spezzoni delle riprese delle telecamere delle vittime, dei terroristi, dei primi soccorritori e degli impianti di sorveglianza a circuito chiuso dei kibbutz assaltati il 7 ottobre. Il filmato, che ieri una platea ristretta di giornalisti ha potuto vedere in una proiezione a porte chiuse organizzata dell’ambasciata, dura 47 minuti e mostra senza censure le uccisioni, le decapitazioni e gli altri orrori commessi dai miliziani di Hamas al grido di «Allah akbar». Sino al loro ritorno trionfale, col carico di rapiti, nella Striscia di Gaza, dove vengono accolti come eroi. Molte di quelle scene si sono svolte nel kibbutz di Nir Oz, quello in cui sono stati rapiti Kfir e i suoi familiari. Bar ha spiegato che renderlo pubblico non è possibile, per due ragioni. «La prima è il rispetto delle famiglie delle vittime. Molte non vogliono che il mondo veda le sofferenze dei loro cari, i loro corpi mutilati. La seconda ragione è che alcuni potrebbero sostenere che Israele ha deciso di mostrare il video perché vuole in qualche modo “giustificare” le morti dei civili palestinesi a Gaza. Nascerebbe una guerra di propaganda alla quale Israele non ha alcuna intenzione di partecipare. Crediamo che la distinzione tra un’organizzazione come Hamas, che ha l’unico scopo di uccidere e rapire civili e neonati e stuprare le donne, e chi ha l’unico obiettivo di impedire che Hamas possa rifare ciò che ha fatto, sia netta ed evidente, anche sotto l’aspetto del diritto internazionale». L’università di Harvard, intanto, ha fatto sapere che sarà il primo ateneo al mondo a mostrare quel video. Sarà fatto vedere a docenti e studenti durante un evento che avrà luogo all’inizio della prossima settimana. La scelta, voluta anche dall’ambasciatore d’Israele all’Onu, Gilad Erdan, non è casuale: dal 7 ottobre Harvard è uno dei centri accademici occidentali nei quali la voce di chi accusa Israele di «genocidio» si è sentita più forte.

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