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L'Espresso Rassegna Stampa
05.09.2003 Naomi Klein: la guerra al terrorismo
Ffilosofia no global contro Israele

Testata: L'Espresso
Data: 05 settembre 2003
Pagina: 30
Autore: Naomi Klein
Titolo: «2003 Licenza di uccidere»
L’Espresso di questa settimana propone un’analisi inquietante: Naomi Klein equipara la guerra al terrorismo, dichiarata da Bush dopo la tragedia dell’11 settembre, ad una crociata, o meglio ad un prodotto commerciale che può essere venduto ed esportato in tutto il mondo e costituisce ovviamente una nuova forma di business.

In particolare viene detto che

Né del resto si è mai trattato di una guerra nel senso tradizionale del termine, priva com’è di un chiaro obiettivo o di un luogo fisico stabile, quanto piuttosto di una trovata pubblicitaria che qualsiasi governo può sfruttare per pretendere l’impunità.
Come spesso capita la memoria degli eventi subisce gli effetti del tempo e delle opportunità che si possono realizzare. Con la tragedia dell’11 settembre il mondo intero si è reso conto dell’organizzazione della diffusione e della pericolosità della rete terroristica. Tutto il mondo era fermamente convinto della necessità della lotta al terrorismo. Quando poi è stato necessario attuare i primi passi, gli effetti del tempo e delle opportunità si sono iniziati a vedere ed ora, a due anni di distanza, la guerra contro Al Qaeda sembra quasi una leggenda, una trovata che può essere replicata ed esportata adattando alle proprie esigenze il termine "terrorismo". Addirittura secondo Naomi Klein si tratta di una guerra che non ha mai avuto un chiaro obiettivo!

Ora, chi poteva essere il primo ed il più perfido utilizzatore di questa nuova forma di pubblicità? Ovviamente Israele, che ne avrebbe immediatamente approfittato provvedendo a svuotare il termine "War on Terror" di ogni residuo significato adattandolo alle proprie esigenze interne.
Al riguardo il pensiero di Naomi Klein è molto chiaro e afferma che la nuova strategia

...può essere utilizzata contro qualsiasi movimento di liberazione o di opposizione, ed estesa a piacimento contro gli immigrati indesiderati, le scomode organizzazioni per la difesa dei diritti umani e persino contro i giornalisti ficcanaso che non si riesce a togliersi dai piedi. Il primo ad adottare lo slogan di Bush, scimmiottando i solenni propositi della Casa Bianca di "estirpare le radici di questa malapianta, bruciando il terreno su cui alligna", è stato il capo del governo israeliano, Ariel Sharon, quando ha mandato i bulldozer nei territori occupati a sradicare gli alberi d´olivo e i carri armati a radere al suolo le case, per poi includere, subito dopo, in questa ´infrastruttura del terrorismo´, gli osservatori internazionali testimoni di queste aggressioni, come pure i giornalisti e le organizzazioni umanitarie.
In questo caso il concetto di "guerra al terrorismo" è stato ulteriormente stravolto per adattarlo alla situazione voluta, insinuando che il governo israeliano abbia qualche interesse (estraneo alla difesa ed alla lotta al terrorismo) che lo spinge alla distruzione di piante d’olivo (non a caso è stato scelto il simbolo della pace), case e giornalisti.
Quindi non rileva agli occhi di Naomi Klein il fatto che Israele abbia il diritto di difendersi ed il dovere di garantire la sicurezza ai suoi cittadini e non rileva nemmeno che le case distrutte appartenevano a terroristi o erano usate per la preparazione di ordigni. Come spesso accade si osserva un comportamento del governo o dell’esercito israeliano escludendolo dal relativo contesto, con la conseguenza che lo stesso perde ogni significato e si trasforma in un atto gratuito di aggressione.

Viene infine accusato il governo israeliano di aver incluso nell’infrastruttura del terrorismo anche giornalisti ed "osservatori internazionali". Forse occorre ricordare che Israele (che è uno stato democratico) ha sempre lasciato completa libertà (non concessa in altri Stati) a giornalisti ed osservatori, anche quando questi raccontavano e scrivevano falsità e menzogne; ha invece assunto un differente comportamento solo nelle occasioni in cui gli osservatori hanno utilizzato il loro ruolo allo scopo di coprire o garantire sicurezza a terroristi.

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