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L'Espresso Rassegna Stampa
01.09.2003 Sulla barriera di sicurezza:
pericolosi paragoni con gli altri muri del mondo

Testata: L'Espresso
Data: 01 settembre 2003
Pagina: 68
Autore: Tahar Ben Jelloun
Titolo: «Oltre il muro dell'odio»
Su L’Espresso in edicola compare un articolo che commenta la costruzione dell’ormai noto muro che vuole impedire l’ingresso in Israele di terroristi creando paragoni pericolosi e assolutamente inadatti. L’articolo è colmo di ragionamenti fondati su falsità e tesi politiche e quindi tende a dimostrare l’intenzione del governo israeliano di confinare i palestinesi e di istituire nuovi confini con il supporto statunitense. Per brevità ci limitiamo quindi ad analizzare soltanto i passi principali dell’articolo.

Innanzitutto viene rievocato il muro di Berlino in relazione al quale viene scritto che

Il suo crollo ha rappresentato una vittoria della libertà contro il totalitarismo, contro l’ottusità e l’irrealismo politico
Si passa poi al "muro" sudafricano, l’apartheid, che nelle menti della gente tendeva a separare i banchi dai neri; al riguardo viene detto che quello
Era per definizione uno strumento di discriminazione e di manifesto razzismo.
Il menzionato parallelismo serve all’autore per indicare il muro che viene costruito in Israele come
il muro della paura e dell´odio, eretto dal governo di Ariel Sharon. Un muro in cui ogni singola pietra è concepita per scindere, per annientare il processo di pace, la speranza di una coesistenza tra palestinesi e israeliani
Si tratta di paragoni pericolosi perché creano un parallelismo fra situazioni completamente differenti da quella esistente in Israele sia per finalità che per motivazioni ideologiche. I nostri lettori sanno bene che il muro che viene eretto ha un esclusivo scopo di difesa, che si può definire estrema (infatti l’idea del muro non trova consensi unanimi in Israele), perché si vuole solo impedire che terroristi possano entrare in Israele per compiere attentati; nessuno vuole creare separazioni (gli israeliani innanzitutto), nessuno vuole rinchiudere fisicamente o mentalmente l’altro in determinati confini. Se si è arrivati ad una soluzione del genere è esclusivamente a causa della mancata volontà dell’ANP di fermare gli attentati contro Israele. Al riguardo in una recente lettera pubblicata su Il Giornale Ehud Gol ha chiarito che la linea di sicurezza non ha alcun valore politico e "consentirà di salvare vite umane e quindi di garantire ad Israele quella sicurezza che permette di andare avanti con i negoziati".

Secondo Tahar Ben Jelloun il muro rappresenta inoltre un affronto da parte israeliana e

I due attentati suicidi che si sono verificati il 12 agosto in un supermercato di Tel Aviv sono la risposta di Hamas e delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa a un raid effettuato dall´esercito israeliano a Nablus. Le due organizzazioni hanno precisato che ciò non equivale a una rottura da parte loro della tregua, ma è una risposta tragica a un’aggressione ingiustificata.
Al riguardo ci limitiamo a segnalare che le organizzazioni terroristiche non hanno mai cessato la propria attività e difatti nel periodo della "hudna" le violazioni sono state a livello quotidiano e risulta che siano stati sventati circa 200 tentativi di attentato. E quindi di quale rottura della tregua si sta ora parlando? Ed ancora, un attentato palestinese viene definito come risposta ad un raid israeliano, senza quindi tenere presente la differenza fra un raid militare e l’eliminazione mirata di pericolosi terroristi (che avevano compiuto sanguinosi attentati) e fra quest’ultima e un’aggressione che vuole esclusivamente colpire il maggior numero civili. Come al solito, si cerca di attribuire ad Israele la colpa di un attentato ribaltando significati e spesso anche cronologia di azioni mirate.
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