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L'Espresso Rassegna Stampa
06.07.2009 In Francia chi porta il burqa è una minoranza
Questo non significa che la proposta di vietarlo sia sbagliata

Testata: L'Espresso
Data: 06 luglio 2009
Pagina: 12
Autore: Tahar Ben Jelloun
Titolo: «Se Parigi mette il burqa»

Riportiamo dall'ESPRESSO n° 27 del 03/07/2009, a pag. 12, l'articolo di Tahar Ben Jelloun dal titolo " Se Parigi mette il burqa ".

Ben Jelloun ritiene che la decisione di Sarkozy di vietare il burqa in Francia sia un'esagerazione.
Minimizza il significato degradante del burqa scrivendo : "
Uscire per strada con un burqa nero addosso o completamente nude è la stessa cosa: ogni giorno vediamo spot e pubblicità nei quali il corpo femminile è oscenamente sfruttato per vendere un'automobile, uno shampoo, del cioccolato. Ormai nessuno ne resta più sconvolto.Non possiamo dire nulla in proposito: è libera di farlo, anche se sappiamo che dietro questo modo di apparire c'è un'ideologia, c'è un approccio aggressivo nei confronti dell'Occidente dove queste famiglie sono immigrate. ". Le donne che pubblicizzano shampoo, automobili, cioccolato, seminude, lo fanno per scelta. Nessuno le obbliga a farlo. Le donne che devono uscire di casa infagottate in un burqa scuro invece non hanno possibilità di decidere. Sono obbligate dal marito (padre, fratello) a farlo. Sono umiliate e sottomesse. Non si tratta solo di un approccio "aggressivo nei confronti dell'Occidente". Ben Jelloun scrive: "Lo spettacolo che offrono le donne così ricoperte non è bello: è singolare, questo sì, ma finché resta minoritario, non merita certo che si legiferi ancora una volta in proposito.". Dato che le donne con il burqa sono una minoranza è sbagliato cercare di tutelare i loro diritti?
Una donna ricoperta dal burqa non offre uno "spettacolo singolare", ma triste. E' una donna senza libertà.
Ecco l'articolo:

 Tahar Ben Jelloun

Una nuova querelle sull'uso del velo scuote la classe politica francese e i mezzi di informazione. André Gérin, deputato comunista, ha chiesto la creazione di una Commissione parlamentare che studi e deliberi in merito all'uso del burqa. Che cosa è un burqa? È una specie di veste che copre la donna dalla testa ai piedi, lasciandole soltanto due feritoie in corrispondenza degli occhi. Non ha nulla a che vedere con l'Islam, in quanto è una tradizione solo di alcune regioni. Alcuni integralisti magrebini hanno spinto la parodia ideologica al punto da obbligare le loro mogli, le loro sorelle e le loro figlie ad adottare questo capo di vestiario che non ha nulla a che spartire con gli abiti tradizionali del Maghreb. Di conseguenza, sempre più spesso si vedono in Marocco e in Algeria donne vestite interamente di nero e che se ne vanno in giro come fantasmi.
Ormai questo fenomeno è arrivato anche in Francia. Anche se interessa un numero minoritario di persone, sconcerta e lascia perplessa la gente che non è abituata a trovarsi accanto una donna di cui non si distinguono gli occhi e tanto meno il volto. È pur vero che in Francia ognuno ha la libertà di vestirsi come meglio crede. Si continua tuttavia a ripetere inutilmente che l'Islam non ha mai affermato che è necessario nascondere il corpo femminile in questo modo che opprime la libertà femminile in un mondo nel quale l'uomo crede che a lui soltanto sia consentito regolamentare a suo piacimento la circolazione negli spazi pubblici, e dove in ogni caso si continua a stigmatizzare questa religione.
È dunque davvero necessario creare una simile commissione e arrivare alla fine a ratificarne le decisioni con un decreto o una legge? Direi che tutto ciò è esagerato: già esiste una legge che proibisce l'uso del velo a scuola, nella pubblica amministrazione e negli ospedali. Dopo che Barack Obama nel suo discorso del 4 giugno al Cairo ha dichiarato che le donne devono sentirsi libere di indossare il velo, Nicolas Sarkozy ha deciso di intervenire nella questione, malgrado la legge già esistente e ha affermato che "ogni ragazzina che voglia indossare il velo è libera di farlo". Occorreva che precisasse 'nella vita privata'.
Uscire per strada con un burqa nero addosso o completamente nude è la stessa cosa: ogni giorno vediamo spot e pubblicità nei quali il corpo femminile è oscenamente sfruttato per vendere un'automobile, uno shampoo, del cioccolato. Ormai nessuno ne resta più sconvolto. Vedere per strada una donna trasformata in 'fantasma' è la stessa cosa. Non possiamo dire nulla in proposito: è libera di farlo, anche se sappiamo che dietro questo modo di apparire c'è un'ideologia, c'è un approccio aggressivo nei confronti dell'Occidente dove queste famiglie sono immigrate. Lo spettacolo che offrono le donne così ricoperte non è bello: è singolare, questo sì, ma finché resta minoritario, non merita certo che si legiferi ancora una volta in proposito. Ci sono giovani donne punk, altre dark, altre che sfoggiano piercing e tatuaggi ovunque, ma non si è creata una commissione parlamentare per cercare di metterle al bando. È necessario che si impari a distinguere tra ciò che è di pertinenza della religione e ciò che è legato alla tradizione. Il burqa non è un obbligo religioso: esso rivela unicamente in che misura l'uomo abbia paura della donna. Egli la teme al punto da doverle imporre di coprirsi completamente, così che nessun altro uomo, tranne lui, possa vederla. Si tratta di una questione che ha più a che vedere con la psicoanalisi e la psichiatria che con la fede. La paura della sessualità femminile è al centro dell'integralismo religioso, e lo stesso dicasi di ogni integralismo, musulmano o ebreo che sia. Nei testi sacri, sulla donna pesano molti sospetti. Ma nell'Islam, Dio si rivolge ai fedeli e alle fedeli su un piano di perfetta parità, esorta gli individui ad assumersi la loro libertà e responsabilità. Il Corano ha umanizzato la condizione femminile, concedendo alla donna i diritti di cui ella non godeva prima dell'arrivo dell'Islam. Le ha riconosciuto davanti a Dio una dignità uguale a quella degli uomini (versetto XXXIII, sura 35). Malgrado ciò, coloro che leggono i testi in modo più letterale, interpretano queste righe nel modo più forzato possibile.
Quanto al velo, l'hijab, il Corano ne parla in occasione della lamentela di alcune donne, importunate sul far della sera dopo essere uscite per alcune commissioni. Alcuni uomini infatti le avevano scambiate per donne dai facili costumi, confondendole con professioniste del sesso. E quindi un versetto ( XXXII, 59) suggerisce alle donne di portare con sé uno scialle per coprirsi i capelli e non essere scambiate per coloro che non sono.
Da qui a far coprire le mogli dalla testa ai piedi ce ne corre, ma è di fatto un solo piccolo passo che gli integralisti nel mondo hanno varcato tranquillamente. Il burqa altro non è che la caricatura di una interpretazione eccessivamente letterale che tradisce l'immensa paura che l'uomo nutre nei confronti della donna. Si è ben lontani, insomma, dal vero Islam e più vicini ad autentiche patologie sessiste.

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