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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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L'Espresso Rassegna Stampa
04.10.2005 "Collaborazionisti" e "traditori", gli iracheni che sostengono la democrazia per Ben Jelloun sono bersagli legittimi
del terrorismo suicida

Testata: L'Espresso
Data: 04 ottobre 2005
Pagina: 13
Autore: Tahar Ben Jelloun
Titolo: «Incomprensibili kamikaze»
Nell'articolo "Incomprensibili kamikaze", pubblicato da L'ESPRESSO del 6 ottobbre 2005 Tahar Ben Jelloun prova a spiegare il fenomeno dei terroristi suicidi.
Dopo aver ripetutamente dichiarato la propria inadeguatezza al compito arriva comunque alla prevedibile conclusione che il terrorismo suicida sia il prodotto della "disperazione" che spinge a credere al paradiso perché "la propria vita è un inferno".

Prima giungere a proporre questo luogo comune più volte confutato Ben Jelloun dissemina il suo articolo di affermazioni sconcertanti: per lui la colpa del terrorismo che insanguina l'Iraq è degli americani e "il popolo iracheno non potrà mai perdonare chi ha portato in casa sua un tale caos". Lo si chieda ai curdi e agli sciiti vittime delle violenze genocide di Saddam.
Gli attentati dei terroristi suicidi, poi, sono deprecabili perché raramente uccidono i soldati che "occupano il loro paese" mentre per lo più massacrano " altri iracheni che non necessariamente sono dei collaboratori o dei traditori", vale adire che se i terroristi, che nella maggior parte dei casi, va precisato, non sono affatto iracheni, riuscissero a uccidere solo gli iracheni che parteggiano per l'attuale governo democratico, per Ben Jelloun andrebbe tutto sommato abbasatanza bene...

Ecco il testo dell'articolo:

Nel momento in cui i paesi europei si organizzano come meglio possono per contrastare il terrorismo, arrivando a radicalizzare le loro legislazioni, in cui l'America di George bush scopre nuovi flagelli, questa volta naturali, ma che mettono in piena luce l'incompetenza e il razzismo, in Iraq tutte le mattine uno o più uomini stivano esplosivi nelle loro auto e corrono a farsi esplodere in un luogo di prefernza moto frequentato. I morti e i feriti si contano ormai a decine. Si tratta assai spesso di gente del popolo, persone anonime che hanno avuto la sventura di trovarsi a passare di là., disgrazia che si somma a un'altra tragedia, quella che colpisce l'Iraq da oltre trent'anni.
La responsabilità degli americani è immensa: il popolo iracheno non potrà mai perdonare chi ha portato in casa sua un tale caos, tanto terrificante quanto la dittaura stessa di Saddam. Non ho intenzione in questa sede di rifare l'analisi della situazione che porta ad accusare l'America di Bush. Ciò che è difficile comprendere, che supera ogni comprensione, che non quadra con la logica, con la vita, con la religione, è il sacrificio che quotidianamente fanno questi diventando kamikaze per una causa i cui obiettivi sono vaghi o, a ogni buon conto, non giustificano assolutamente tutta questa passione per la morte subita o inferta.
Gli occidentali pensano di essere i soli a non comprendere queste azioni spaventose: ma anche gli arabi non capiscono più nulla di quanto sta accadendo in Iraq. Fanno fatica anch'essi a prendere in considerazione il fatto che un giovane iracheno possa voler diventare una bomba umana, votandosi a uccidere il maggior numero possibile di passanti. Perché i kamikaze - piuttosto coloro che li manipolano - non uccidono i soldati che occupano il loro paese o per lomeno vi si dedicano assai raramente. No essi uccidono altri iracheni che non necessariamente sono dei collaboratori odei traditori. Questi kamikaze si lanciano in scontri del tutto inutili. L'importante per i capi è destabilizzare il paese, creando le premesse di una guerra civile. Forse, invece, pensano di poter tirare le fila della situazione fino a dar vita aun'autentica e rigida Repubblica islamica. Che cosa può spingere un giovane a offrire la propria vita, scegliendo di diventare al contempo un pluri-assassino ? che cosa gli passa per la testa ? Come può sbarazzarsi dei valori morali di base, sostituendoli con una rinuncia così radicale ? E, cosa ancora più difficile da comprendersi: che cosa impedisce al suo istinto di sopravvivenza di prevalere ?
Come riesce a trasformare l'istinto di vita, lo stesso che possiedono anche gli animali, in una pulsione di morte ? Sì, gli si possono promettere il paradiso e le fanciulle vergini che non aspettano che lui, ma che ne è della paura ? Dove va a finire la paura ? Come riesce un giovane a superarla ? Ecco il mistero è tutto qui.
A rigore potremmo anche arrivare a comprendere che un uomo sottoposto a torture atroci preferisca darsi alla morte, piuttosto che continuare a vivere. Potremmo altresì comprendere che un uomo che ha perso tutto, famiglia, casa e ideali, non provi più alcun gusto avivere edecida di suicidarsi. Ma come è mai possibile passare dal suicidio, dalla morte di sè, aun atto di guerra nel quale la propria vita è immediatamente spazzata via ?
Durante la guerra Iraq- Iran si inviavano a morte certa centinaia di migliaia di giovani, dando loro l'ordine di correre in alcuni campi, allo scopo di far esplodere le mine che il nemico vi aveva seppellito. Si diceva loro che che portare a termine quella missione era unvero onore eche per questa ragione si sarebebro guadaganati il paradiso. Il sacrificio di giovani, negli otto anni che durò quella stolta e inutile guerra, fu su entrambi iversanti un aprassi assai banale. Oggi vi sono dei manipolatori che devono ricreare le condizioni per questo genere sacrificio. gli anarchici che si facevano uccidere all'inizio del secolo lo facevano per ragioni coerenti con i loro ideali. I kamikaze giapponesi facevano precipitare i loro aerei per essere sicuri di non manvcare il bersaglio. Gli iracheni, di regola sono persone assolutamente normali. Un giovane iracheno ha gli stessi desideri di un giovane siriano o di un giovane egiziano: gli piacerebbe vivere e divertirsi, fequentare l'università, lavorare, avere una storia d'amore etc. Qual'è il clic che fa scatatre il meccanismo per il quale si attraversa la linea del Rubicone?
Il fatto di avere la propria foto in guisa di martire stampata sui muri ? Il fatto di avere un asoddisfazione postunma (due condizioni per altro incompatibili)? O semplicemente nel fatto che egli crede veramente nellì'esistenza del paradiso, visto che la sua vita è un iferno e che per meritarsi di entrare in quel luogo idilliaco occorra gettarsi in un'azione coraggiosa, con la quale offrire il proprio corpo uccidendo altri, affinché due angeli in attesa lo trasportino effettivamente in un mondo dolce, bello emraviglioso ' E se davero fosse soltanto questo il motivo che li spinge afarsi saltare in aria ? in un film d'azione americano, nel quale tutto è inverosimile, questa si definisce l'"arma fatale". questa è la forza del nuovo nemico "invisibile"
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