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L'Espresso Rassegna Stampa
21.11.2003 Un buon pezzo sull'Espresso
Stupefatti lo registriamo

Testata: L'Espresso
Data: 21 novembre 2003
Pagina: 30
Autore: Rachel Efrat
Titolo: «Dietro al terrore c'è una sola regia»
Segnaliamo ai nostri lettori una interessante intervista pubblicata su L’Espresso di questa settimana e che riportiamo integralmente.



Dietro al terrore c'è una sola regia: colloquio con Boaz Ganor

L'attacco di Nassiriya contro i soldati italiani, così come gli attentati contro le sinagoghe a Istanbul e contro i lavoratori stranieri musulmani in Arabia Saudita, sono un sintomo dello stesso fenomeno. E sono da attribuire senza dubbi alla strategia e alla regia di Al Qaeda, anche se l'esecuzione dei singoli atti può essere stata opera di qualche gruppo locale. Lo sostiene Boaz Ganor direttore dell'Istituto internazionale per l'antiterrorismo a Herzliya, considerato uno dei maggiori esperti israeliani in materia.

Perché l'attentato ai soldati italiani?

"La scelta degli obiettivi risponde a un disegno preciso, che si tratti dei posti di polizia o degli oleodotti. Si cerca di creare un'atmosfera di anarchia e di destabilizzare il paese. I terroristi rifiutano qualsiasi aiuto, anche quello umanitario. Vogliono che la popolazione soffra".

C'è una concomitanza con gli attacchi alle due sinagoghe di Istanbul?

"Sì. Perché l'obiettivo è minare la stabilità della regione. E la Turchia, paese moderato che non vede l'ora di entrare a far parte dell'Unione europea, è membro della Nato e ha buoni rapporti con Israele, è un obiettivo strategico".

Al Qaeda può operare senza un sostegno locale?

"In teoria sì, ma in pratica se ne avvale. Se esaminiamo gli attentati compiuti in Kenya, Tanzania, Arabia Saudita e Iraq, vediamo che, in tutti questi casi, ha ricevuto qualche sostegno in loco".

Come e dove vengono organizzate queste operazioni?

"Vengono pianificate molto tempo prima. Nelle grotte in cui Bin Laden e la sua ristretta cerchia si nascondono".

Sta dicendo che siedono di fronte a una mappa e tracciano un circolo rosso intorno al nuovo bersaglio?

"Proprio così. In alcuni casi, tutto procede dall'alto in basso, dal nascondiglio nelle caverne al campo d'azione. In altri, l'iniziativa viene assunta sul posto".

Si parla molto di cellule dormienti di Al Qaeda.

"Esistono in tutto il mondo arabo. E anche in Occidente e in Israele. In molti casi, militanti addestrati in Afghanistan tornavano nei loro paesi informando i loro capi che erano stati reclutati da Al Qaeda. La rete di Bin Laden si è estesa in tal modo ovunque è stato possibile. E le sue cellule possono rimanere 'in sonno' per anni. Ve ne sono alcune ancor oggi negli Stati Uniti".

Chi le riattiverà?

"I loro capi. Esistono molti modi in cui questi possono trasmettere le istruzioni operative: uno potrebbe essere il passa parola a livello individuale. Poi c'è Internet con messaggi trascritti in un codice convenzionale, come ad esempio l'ordine di inviare alcune foto a un dato indirizzo; o interviste con frasi cifrate che indicano il luogo dove colpire".

Chi finanzia oggi Al Qaeda?

"Diversamente da altre organizzazioni terroristiche, la rete si basa molto sul patrimonio personale di Bin Laden".

Dove si trova questo denaro?

"Bin Laden si sta servendo di 'società di paglia', e non è facile scoprire i suoi collegamenti personali con queste imprese. Ha investito nel settore edile in Sudan e nello Yemen. Ma anche nel settore agricolo e in quello turistico".

Qualcuno coordina la cooperazione internazionale fra i servizi segreti che lottano contro il terrorismo islamico?

"Gli Stati Uniti svolgono decisamente il ruolo più importante. Ma non basta. Siamo di fronte a una rete terroristica composta di gruppi diffusi in tutto il mondo. E di persone che sanno quello che fanno".

Quanti terroristi sono in attesa di ordini da eseguire?

"I militanti di Al Qaeda sono oggi poche centinaia. Ma i gruppi che la sostengono e partecipano alla guerra santa in tutto il mondo contano su parecchie migliaia di attivisti e su una vasta rete di persone disposte ad appoggiarli e a fornir loro l'assistenza necessaria sul campo. Probabilmente si tratta di qualche centinaio di migliaia di individui pronti a entrare in azione su ordine dei loro capi. In ogni caso, anche se si riuscisse a catturare Bin Laden domani mattina, questo non risolverebbe il problema. Intorno alla sua ristretta cerchia si è ormai formata una vastissima rete che già opera d'intesa con essa".
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