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Agenzia Radicale Rassegna Stampa
03.03.2008 Israele come sempre sotto processo
l'analisi di Elena Lattes sulla crisi di Gaza

Testata: Agenzia Radicale
Data: 03 marzo 2008
Pagina: 1
Autore: Elena Lattes
Titolo: «Israele: ci risiamo, la storia si ripete»

Da AGENZIA RADICALE

Ci risiamo, la storia si ripete all'infinito, sempre uguale a se stessa. Ogni volta che gli israeliani non riescono più a sopportare la pioggia di missili e il governo decide di tentare di smantellare le basi di lancio, perché il dialogo che continua imperterrito e non porta a nulla di concreto, l'Onu, la Comunità Europea, il nostro Ministro degli Esteri uscente e tanti altri fino a quel momento silenti si ergono a giudici e pubblici ministeri.

Mai una volta che qualcuno cominciasse a condannare la violenza prima della reazione israeliana. Mai una volta che qualcuno condannasse l'uso indiscriminato di bambini e deboli in genere come scudi umani da parte delle organizzazioni terroristiche. Come se anche la solidarietà ai civili israeliani attaccati dovesse subire una sorta di par condicio o sottostare ad una priorità predefinita: prima quella ai palestinesi, poi, forse, ma solo tra i più magnanimi, bontà loro, anche quella ad Israele. Come se i civili palestinesi non solo fossero più importanti di quelli israeliani, ma acquistassero una certa valenza soltanto se la loro morte o il loro ferimento si può in qualche modo attribuire ad Israele, anziché alle organizzazioni terroristiche che approfittano della loro debolezza o della loro ingenuità. Altrimenti come spiegare il silenzio assordante sui 214 palestinesi che sono rimasti uccisi negli scontri tra Hamas e Fatah negli ultimi tempi? Come spiegare la totale indifferenza per l'"educazione" al martirio e alla jihad?

Questo eccessivo ritardo e questa parzialità così palese, fanno venire il sospetto che nulla hanno di equivicino, né tanto meno di imparziale. Qualcuno sostiene ancora che la violenza palestinese sia dovuta all'occupazione israeliana. Ma dal 2006 ad oggi, cioè da dopo che Israele si è ritirato dalla Striscia di Gaza e da dopo la libera elezione (almeno così si sostiene) di Hamas, sono stati sparati su Sderot più di 9000 missili. Gli ultimi, quelli della settimana scorsa, che sono arrivati anche ad Ashkelon, una cittadina di 120 mila abitanti che si trova più a nord, causando la morte di un uomo di 47 anni, padre di 4 figli e il ferimento grave di diversi bambini, sono stati lanciati, secondo le rivendicazioni terroristiche, come reazione alle vignette danesi. Qualcuno ha sollevato qualche protesta per questo? Qualcuno si è preso la briga di spiegare ai dirigenti di Hamas che la Danimarca è lontana migliaia di kilometri da Israele e si trova in un altro continente? Qualcuno ha spiegato loro che Israele non ha niente a che vedere con le vignette pubblicate dal Jyllands Posten?

Si obietta che Israele dovrebbe dialogare con i terroristi e con la pistola puntata alla tempia (perché, è sempre bene ricordare che sia Hamas che Fatah indicano come scopo principale nel loro statuto la distruzione di Israele dal Fiume Giordano al Mar Mediterraneo). A parte il proseguimento del dialogo con Fatah e Abu Mazen, Israele continua perfino ad aiutare gli abitanti di Gaza, nonostante questi abbiano scelto Hamas e nonostante che questi aiuti, come per esempio l'energia elettrica, vengano spesso sfruttati per alimentare la guerra verso i civili del Paese donatore. Quale altro Stato farebbe così tanto? Non certo l'Italia che bombardò la Serbia, senza essere stata attaccata. Certamente non la Turchia che indisturbata ha bombardato il Kurdistan iraqeno. E l'elenco potrebbe andare avanti molto a lungo...

Da parte israeliana, poi, l'intenzione a dialogare non è venuta meno. "Siamo ovviamente intenzionati a proseguire nel processo di pace - ha affermato Olmert - All'inizio dei colloqui chiarimmo subito che desideravamo continuassero a dispetto della situazione sul terreno." Al contrario è Abu Mazen che ieri ha dichiarato di voler interrompere i colloqui, definendo gli scontri di Gaza "più che un olocausto" in un insostenibile paragone tra i milioni di morti nei campi di sterminio e i 50 caduti negli scontri.

Il mondo cosa fa? Vuole continuare a finanziare il terrorismo? Vuole continuare ad ignorare l'insegnamento all'odio, la costruzione di basi di lancio tra le abitazioni civili e le scuole? Vuole continuare ad ignorare il fatto che gli aiuti ai palestinesi vengono utilizzati per attaccare i civili israeliani, come è stato scoperto per i sacchi con targa Unione Europea nei quali al posto dello zucchero è stata trovata la materia prima per fabbricare il tritolo o come per i mezzi delle Nazioni Unite che trasportavano armi e terroristi?. Lo può anche fare ma a condizione che si metta bene in testa una cosa: come dice giustamente Dan Segre, è finita l'era in cui ammazzare gli ebrei non comportava nessuna conseguenza. Israele difende e difenderà i suoi cittadini, come qualunque altro Stato fa o dovrebbe fare.

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agenziaradicale@inwind.it

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