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Informazione Corretta Rassegna Stampa
01.10.2024 I lettori ci scrivono, Deborah Fait risponde
Lettere a Informazione Corretta

Testata: Informazione Corretta
Data: 01 ottobre 2024
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait
Titolo: «Esperienze di vita»

Lettera: Esperienze di vita

Gentile Sig.a Fait, 

sono un pensionato di 75 anni. Ho passato la vita a viaggiare ed ho vissuto in tre continenti. Ho buona conoscenza degli Ebrei sia come retaggio familiare sia perché mi è accaduto di frequentarli per lavoro e non. Fra tutti i Paesi visitati (per lavoro, si conosco meglio che per turismo) ci sono stati - purtroppo - quindici Paesi mussulmani. La Turchia (vent'anni fa) era l'unico posto piacevole, grazie all'indirizzo che Kemal Ataturk riuscì a dare al Paese. Il resto dei Paesi andavano dalla Siria, Giordania, abbastanza sopportabili, agli insopportabili Arabia, Emirati e la loro viscida ospitalità.  Si salvavano abbastanza Malesia e Indonesia. Vogliamo parlare di Iran e Pakistan? Peggiori di Sierra Leone e Liberia; il che è tutto dire. E poi Israele, piena di persone dalle personalità luccicanti. Ero tra i trenta e i quaranta anni e ricordo le serate a Dizengoff, piena di bar e ritrovi. Dopo dieci minuti ero a bere con ragazzi e ragazze, in amicizia. Duri negli affari, ma quando era un "sì" era fatta. Gli arabi sgusciano come anguille oliate. La mattina ero Mr Pacini, a mezzogiorno Gianfranco, a cena "my friend" e un po' più tardi "my brother". Quando mi trasferii in Sudafrica (1981) il mio agente di Johannesburg, Peter Hirsch, praticamente mi adottò. Il padre e la madre erano scappati dalla Germania appena in tempo. Arrivarono con i soli vestiti addosso e, come accade quasi sempre, in due generazioni stavano benissimo. 

Quindi lei ha capito da che parte io sto e sono sempre stato, da sempre. Ora le scrivo qualcosa che - spero molto - le farà piacere: Nel 1943 mio nonno prese con sé una maestra, oltre a sua moglie (cittadina francese) ed i suoi quattro figli tra cui mia madre e li portò tutti in Sicilia, dove c'era la sua brigata di cavalleria. Lui era colonnello. La signora si chiamava Sereni e ricevè vitto, alloggio e stipendio, poiché insegnava ai ragazzi. Io ne sono talmente fiero (sono nato nel 1949, non ho meriti) che questo ricordo mi aiuta un po' a non vergognarmi troppo per le leggi razziali del 1938 ed altre schifezze. 

Negli anni 70 un parente della signora Sereni, diede lavoro a mia madre nel più bel negozio di antiquario di Napoli. 

Ecco Signora, spero che leggere la storia della Sig.a Sereni le abbia fatto piacere quanto a me ha fatto piacere raccontarla. Ci sono state persone che vi hanno voluto bene. Troppo poche o troppo paurose, lo so. Shalom. 

Gianfranco Pacini   

 

Caro Gianfranco,

La sua storia è bellissima e interessante come deve essere stata la sua vita. Mi ha fatto molto piacere leggere la storia della Sig. Sereni e credo che questi ricordi arricchiscano la sua vita di oggi. Lo so che ci sono molte persone che ci hanno voluto bene e che ci vogliono bene ma, purtroppo, quelli che ci odiano urlano più forte, a causa della loro violenza e maleducazione.

Grazie per avermi resa partecipe delle sue esperienze di vita in mezzo al mio popolo e agli altri, così diversi e interessanti.

Un affettuoso shalom da Israele.

Deborah Fait


takinut3@gmail.com

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