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Informazione Corretta Rassegna Stampa
10.09.2024 E se si dicesse ad alta voce che Hamas non vuole accordi?
Commento di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 10 settembre 2024
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «E se si dicesse ad alta voce che Hamas non vuole accordi?»

E se si dicesse ad alta voce che Hamas non vuole accordi?
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://www.dreuz.info/2024/09/et-si-on-disait-tout-haut-que-le-hamas-ne-veut-pas-daccord-302676.html

Hamas blocca ogni trattativa di pace, si nasconde nei tunnel ed espone la popolazione di Gaza ai pericoli della guerra. Ma la diplomazia internazionale continua a far presssione solo su Israele perché accetti una tregua.

I fatti sono questi: il popolo di Gaza anela alla pace. Non per amore verso i suoi vicini israeliani, ma perché non ce la fa più. Mentre i leader di Hamas trovano riparo nei tunnel e si arricchiscono con la vendita di aiuti umanitari di cui si appropriano alla luce del sole, gli abitanti di Gaza, rimasti senza casa e senza alcun riparo, soffrono. La loro sofferenza è tanto più grande perché sanno che essa è voluta da Sinwar e dalla sua sinistra coorte. Questi hanno capito che le vittime civili di questo conflitto, di cui hanno preso l'iniziativa, sono il loro migliore asso nella manica.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite, attraverso il suo Segretario Generale, e le grandi potenze non ne ritengono responsabile Israele? Quell'Israele, di cui lo statuto stesso dell'organizzazione terroristica richiede espressamente la distruzione? Per non parlare delle centinaia di migliaia, se non milioni, di manifestanti in tutto il mondo che gridano l’ormai famoso slogan “dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”? Ma allora perché accettare un accordo?

Naturalmente, ciò aprirebbe la strada a una nuova vita per la popolazione di Gaza e alla garanzia di milioni, se non di miliardi, di dollari in aiuti per ricostruire il Paese. Naturalmente Hamas saprebbe, come in passato,  dirottarne il maggior numero possibile per rinnovare le sue scorte di missili, droni, razzi e altri dispositivi mortali in vista di un nuovo confronto – ma non c’è fretta. Innanzitutto si devono monetizzare gli ostaggi ancora in vita e le spoglie di coloro che sono stati assassinati, in cambio dei terroristi di Hamas condannati a pene pesanti nelle carceri di Israele. Dopotutto, questo odioso commercio non è condannato da nessuna delle alte istituzioni così pronte a diffamare lo Stato ebraico. Così, ci viene detto, Hamas chiederebbe il rilascio di 200 assassini in cambio di ciascuna delle giovani soldatesse, delle osservatrici, rapite il ​​7 ottobre.

I racconti delle giovani donne rilasciate durante il precedente accordo di scambio la dicono lunga sugli abusi – e in particolare sugli abusi sessuali – subiti durante la prigionia. Avete sentito qualche condanna? Proprio in questi giorni l’ONU sta indagando sui trattamenti disumani inflitti ai bambini tenuti in ostaggio: terrore psicologico, privazione di cure e di cibo.

Naturalmente, il vigliacco assassinio di sei prigionieri, crivellati di proiettili da parte dei loro rapitori in fuga davanti ai soldati dell’IdF che avanzavano, ha provocato alcune reazioni. Citiamo quella del Presidente Macron, che ha affermato che la guerra deve finire immediatamente.

Si noti inoltre che troppi commentatori hanno suggerito che questa morte fosse in realtà dovuta ai bombardamenti israeliani.

Insomma, se il mondo volesse un accordo che metta fine soprattutto alle tensioni regionali, e in particolare al coinvolgimento degli Houthi che causano pesanti perdite alle compagnie di navigazione, non avendo alcun mezzo di pressione su Hamas, scaglia dunque le sue frecce più acuminate verso Israele. Lo Stato ebraico, ancora oggi come sempre, sotto attacco e in lutto per i suoi morti, non ha diritto ad alcuna compassione.

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Michelle Mazel


takinut3@gmail.com

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