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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.05.2024 Le 'colonizzazioni' immaginarie di Israele. Un capitolo sbagliato in un libro di Carlo Panella che spiega bene cos’è Hamas
Analisi di David Elber

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 maggio 2024
Pagina: 1
Autore: David Elber
Titolo: «Le 'colonizzazioni' immaginarie di Israele. Un capitolo sbagliato in un libro di Carlo Panella che spiega bene cos’è Hamas»

Le “colonizzazioni” immaginarie di Israele. Un capitolo sbagliato in un libro di Carlo Panella che spiega bene cos’è Hamas
Analisi di David Elber 

Carlo Panella
Il libro nero di Hamas. Il saggio del giornalista storico Carlo Panella spiega bene il movimento terrorista palestinese. Purtroppo scivola nei soliti errori sui "coloni" israeliani, nei territori "occupati". Peccato davvero.

Dopo aver letto l’ultimo libro di Carlo Panella “Il libro nero di Hamas”, Lindau, mi sono deciso a mandare le mie osservazioni in merito ad un capitolo del testo: “L’errore di Israele: i coloni e il revanscismo biblico”. Il testo di Panella è buono nel suo complesso ma molto deficitario nell'unico capito dedicato ad Israele.

Ora ripercorro brevemente le criticità su Israele che ho rilevato nel testo.

Pagina 138, Panella scrive: «l’occupazione israeliana conculca larga parte dei diritti civili dei palestinesi e deve cessare. Punto.».

Non c’è nessuna occupazione. Il territorio di Giudea e Samaria non è mai stato “occupato” da Israele perché apparteneva già dal 1922 al popolo ebraico. Il territorio fu occupato illegalmente dalla Giordania per 19 anni. Nel 1967 Israele a riconquistato ciò che già gli apparteneva. Ma se volessimo considerarla una “occupazione” essa è terminata nel 1994 con il trattato di pace con la Giordania. Inoltre, con gli accordi di Oslo il 95% della popolazione palestinese è amministrata dall’Autorità Palestinese che ha tutte le competenze civili e di sicurezza sulla popolazione palestinese. Quindi chi opprime i palestinesi visto chi li amministra sono i palestinesi stessi?

Pagina 138: «resta sul tappeto l’ostacolo principale per la nascita di uno Stato palestinese: i coloni israeliani».

Perché sono un ostacolo? Perché lo dicono i palestinesi? In nessun caso al mondo relativo ad una contesa territoriale “dei coloni” sono mai stati considerati un “ostacolo”. Solo alcuni esempi: trattative tra Cambogia e Vietnam: i “coloni” vietnamiti non sono stati considerati un ostacolo alle trattative mediate da ONU e Francia. Trattative tra Marocco e Sahara Occidentale: il fronte del Polisario in rappresentanza del popolo saharawi ha chiesto l’allontanamento di tutti i “coloni” marocchini dal territorio del Sahara occidentale rivendicato. ONU e Stati Uniti in qualità di mediatori hanno rifiutato la richiesta. Stessa cosa si può dire per il caso di Cipro, dove i greco-ciprioti hanno richiesto l’allontanamento di tutti i “coloni” turchi. Nessun mediatore, neanche l’Unione Europea, della quale Cipro fa parte ha mai considerato i “coloni” turchi un “ostacolo alla pace”. Questa non regola dovrebbe valere solo per Israele. Perché?

Pagina 138: «i coloni in Cisgiordania sono cresciuti in proporzione geometrica nei 16 anni di governo di Bibi Netanyahu». Poi a pagina 141: «A seguire, la crescita esponenziale degli insediamenti si è avuta con i governi del Likud di Bibi Netanyahu dal 2009 in poi,»

Falso. La maggior parte degli insediamenti sono stati costruiti nell’arco di tempo che va dal 1967 al 1993. Dalla stipula degli accordi di Oslo del 1993 fino ai primi anni duemila, sono sorti solo 9 nuovi insediamenti. La grande crescita demografica invece, si è verificata tra il 1992 e il 1996 (periodo di governo laburista in Israele) e si è avuta all’interno degli insediamenti già esistenti. Questa crescita è stata pari al 50% della popolazione. SOLO 5 nuovi insediamenti sono stati costruiti negli ultimi venti anni. Questi nuovi insediamenti sono stati costruiti all’interno delle competenze che gli Accordi di Oslo hanno fornito alle autorità di Israele.

Pagina 138: «Nel 2024 i coloni sono 470.600 e a loro si aggiungono 230.000 cittadini che abitano nella zona est e nord della giurisdizione municipale di Gerusalemme (un settore potenzialmente palestinese) da Gilo a Ma’ale Adumim».

Considerare gli abitanti ebrei di Gerusalemme come “coloni” è totalmente inaccettabile. Per fare un solo esempio: nel 1948 i giordani fecero pulizia etnica a danno degli ebrei che vivevano nella parte est di Gerusalemme e in Giudea e Samaria. Furono vittime di pulizia etnica circa 70.000 persone (oltre il 10% della popolazione ebraica del Mandato). La maggior parte di loro viveva a Gerusalemme. Coloro che sono tornati alle loro case e i loro discendenti sono “coloni”? Allora sono “coloni” coloro che sono tornati dai campi di sterminio o coloro che furono cacciati dalla loro case dopo le leggi razziali?

Pagina 138: «Ulteriore e gravissimo tema: attorno agli insediamenti ufficiali, il governo di Israele ha steso la cortina di «zone militari di protezione», interdette ai palestinesi».

Gli accordi di Oslo sottoscritti dai palestinesi, e non dai marziani, forniscono ad Israele TUTTE le competenza amministrative e di sicurezza nell’area C dove sorgono TUTTI i centri abitati da ebrei per cui la sicurezza è fornita dall’esercito di Israele come sottoscritto dai palestinesi. In cosa consiste il “gravissimo tema”?

Pagina 139: «Non è infatti pensabile che lo Stato palestinese nascente sia privato della sovranità sul territorio che i coloni hanno occupato.»

I “coloni” o meglio i cittadini di Israele non hanno “occupato” un bel nulla. Circa il 5% dei centri abitati da ebrei è stato regolarmente comprato da proprietari arabi che lo hanno venduto a caro prezzo. Oltre il 90% risiede in terre demaniali concesse dalla Stato di Israele in leasing quindi di proprietà dello Stato. Meno dell’1% risiede in terreno di proprietà araba confiscato (ma indennizzato economicamente). In ogni caso l’ultimo episodio di esproprio di territorio di proprietà araba è avvenuto nel 1978. Vogliamo dare la colpa a Netanyahu anche di questo? Dopo il ricorso fatto dai proprietari alla Corte Suprema di Israele, noto come il caso “Dwaikat contro Israele del 1979”, o caso Elon Moreh, praticamente non ci sono stati più espropri per la costruzione di centri abitati. I pochissimi casi avvenuti riguardano delle istallazioni militari. Cosa peraltro legittima per le leggi internazionali.

Pagine 139 e 140: «L’ideologia fortissima dei coloni israeliani, in una Cisgiordania che chiamano Giudea e Samaria in omaggio al biblico regno di Israele, infatti si basa su un presupposto storico-religioso:…».

I “coloni” israeliani chiamano la Cisgiordania con il loro vero e, sempre utilizzato nome, che è appunto quello di Giudea e Samaria. Quei territori nel corso dei secoli, anche durante il periodo ottomano durato 400 anni, si sono sempre chiamati così per designare questa area geografica (dal punto amministrativo i nomi erano quelli della città capoluogo). Inoltre anche gli inglesi durante il periodo mandatario avevano utilizzato il termine di Samaria per designare un’area amministrativa. Infine anche l’ONU nella Risoluzione 181 (quella della proposta di partizione) avevano indicato quelle aree geografiche come Giudea e Samaria. Erano tutti fanatici religiosi? Ultima annotazione: il termine “Cisgiordania” o West Bank nasce solo a partire dal 1950 quando la Giordania si è annessa, illegalmente, quei territori che si trovavano nella “parte ovest del Giordano” mentre tutto il resto del territorio del regno era nella parte est. Quindi è frutto di un’azione illegale compiuta dai giordani, perché allo questo termine ha più valenza di Giudea e Samaria? Solo per una ragione semantica: dire che degli ebrei “occupano” la Cisgiordania è sicuramente più credibile, per l’opinione pubblica, che dire: gli ebrei “occupano” la Giudea, chi ci crederebbe?

Rimane un rammarico leggere, queste considerazioni, all’interno di un testo per il resto preciso e ricco di informazioni, sulla vera natura di Hamas e dell’ideologia islamista.

 

David Elber - Progetto Dreyfus Archivio | Progetto Dreyfus
David Elber

 

 


takinut3@gmail.com

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