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Informazione Corretta Rassegna Stampa
20.11.2023 Guerra asimmetrica? Da quale lato?
Analisi di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 20 novembre 2023
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «Guerra asimmetrica? Da quale lato?»
Guerra asimmetrica? Da quale lato?
Analisi di Michelle Mazel 


Insight: Forever war? Israel risks a long, bloody insurgency in Gaza |  Reuters

Hamas ha preso l'iniziativa di un nuovo conflitto. L’organizzazione terroristica ha lanciato un attacco di una barbarie che supera ogni immaginazione. I suoi uomini, comportandosi come bestie assetate di sangue, hanno commesso degli atti indicibili. Si sono filmati mentre violentavano, torturavano, massacravano con euforia selvaggia. E queste prove dei loro crimini, talvolta accompagnate da commenti esilaranti, non hanno esitato a trasmetterle sui social network arabi dove sono stati applauditi e esaltati. Poi sono partiti portando con sé il loro bottino: almeno duecentoquaranta ostaggi, tra cui i neonati che avevano lasciato in vita, bambini molto piccoli, donne giovani e vecchie e anziani. Allo stesso tempo, una pioggia di missili ha puntato obiettivi civili all’interno di Israele. La guerra intrapresa dallo Stato ebraico contro Hamas è quindi più che giusta. Sì, diciamolo, è anche asimmetrica. L'esercito israeliano vuole rispettare le leggi di guerra, mentre il suo nemico ha dimostrato di non rispettare né le leggi di guerra né il diritto umanitario. Fa della propria popolazione la sua arma principale, posizionando i suoi lanciarazzi vicino o dentro scuole, ospedali, moschee. Nei sotterranei di queste istituzioni vengono conservate armi e munizioni che il diritto umanitario obbliga Israele a rispettare. Sono anche conservati nelle case dove vivono cittadini comuni, che Hamas è pronto a sacrificare, non esitando a installare un lanciarazzi in una cameretta di bambini.

Possiamo solo immaginare quanto sia difficile il compito dell'esercito israeliano. Esso è reso ancora più difficile da un altro aspetto di questa asimmetria. La straordinaria cecità, per non dire la malafede, con cui quanto sta accadendo viene riportato da alcuni media. Come spiegare il fatto che i comunicati dell'organizzazione terroristica vengono pubblicati così come sono, senza il minimo sforzo di verificarli, mentre la versione fornita dall'esercito israeliano, con prove alla mano, è sistematicamente messa in dubbio? Quel che è particolarmente scioccante è vedere che ancora oggi alcuni si rifiutano di qualificare come terroristi coloro che hanno commesso le atrocità del 7 ottobre, non esitando a parlare di "combattenti della resistenza" o di "combattenti per la libertà.” A proposito, resistenti a cosa? Israele si era completamente ritirato dalla Striscia di Gaza nel 2005, quasi un quinto di secolo fa. Non esiste alcuna disputa territoriale, salvo la volontà di Hamas di annientare il suo vicino e di stabilire un califfato islamico sulle sue rovine. Una volontà sostenuta da orde che manifestano a Parigi o a Londra gridando “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera.” Questo slogan, va ricordato ancora una volta, che nega il diritto all'esistenza dello Stato ebraico e la sua legittimità,  che ne chiede lo sterminio, era già saldamente radicato nei campus americani e altrove, senza suscitare comunque alcuna indignazione.

Questa attività di discredito sta dando i suoi frutti. Le organizzazioni femminili non hanno condannato pubblicamente gli stupri e la presa di ostaggi. Nessuno ha marciato nemmeno per chiedere il rilascio dei neonati e dei bambini piccoli detenuti dai mostri di Hamas. Solo in America abbiamo assistito ad una manifestazione su larga scala a favore dello Stato ebraico.

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Michelle Mazel

takinut3@gmail.com

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