giovedi` 28 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
10.10.2022 IC7 - il commento di Marco Paganoni: Svarioni, pregiudizi e propaganda
Dal 2 al 9 ottobre 2022

Testata: Informazione Corretta
Data: 10 ottobre 2022
Pagina: 1
Autore: Marco Paganoni
Titolo: «IC7 - il commento di Marco Paganoni: Svarioni, pregiudizi e propaganda»
IC7 - il commento di Marco Paganoni: Svarioni, pregiudizi e propaganda
Dal 2 al 9 ottobre 2022

Shira Haas si unirà al prossimo film di
Shira Haas

Non ci si annoia mai. Il pregiudizio anti-sionista e anti-israeliano, ovvero la propaganda di odio contro l’indipendenza ebraica in Terra d’Israele, riserva sempre sorprese tra il patetico e l’inquietante.

Il mese scorso, la Marvel ha annunciato al D23 Expo della Disney che nel quarto episodio della serie Captain America l'attrice israeliana Shira Haas (nota per i suoi ruoli nelle serie Netflix Shtisel e Unorthodox) reciterà nella parte di Sabra, una supereroina israeliana in tutina bianca e blu, comparsa già da tempo nei fumetti su carta. Insomma, una notiziola di qualche interesse per gli appassionati del genere, fra i quali colpevolmente non ci annoveriamo. E invece, apriti cielo! La Marvel è stata investita dal fuoco di fila dei guerrieri anti-israeliani da tastiera, scandalizzati per l'introduzione nell'universo Marvel di una eroina con stella di David che si batte contro i terroristi. Più di tutto viene denunciato il fatto che il personaggio sia stato chiamato volutamente – questa l’accusa – con lo stesso nome di uno dei campi palestinesi dove nel 1982 si consumò una strage perpetrata da libanesi cristiani mentre Beirut era sotto controllo delle forze israeliane. Ma i campi di Sabra e Chatila non c’entrano un bel niente. Il personaggio fece il suo debutto ben due anni prima, nel 1980, nella serie a fumetti Incredible Hulk. E chiaramente prende il nome dalla parola sabra che deriva da tsabar, fico d’India, e da quasi un secolo nello slang israeliano indica l’ebreo nato in Terra d’Israele: una cosa del tutto evidente per chiunque non sia accecato da ostilità preconcetta. Cionondimeno, organi d’informazione come CNN (https://edition.cnn.com/2022/09/14/middleeast/marvel-israeli-superhero-mime-intl/index.html) e Independent (https://www.independent.co.uk/voices/marvel-sabra-superhero-israel-shira-haas-b2166383.html), nel dare la notizia della Marvel hanno concentrato tutta l’attenzione sull’affronto denunciato dagli anti-israeliani, convenendo che un personaggio che si batte per l'esistenza di Israele contro nemici esterni non può che generare “stereotipi negativi su arabi e palestinesi”. Circa la scelta del nome, l’Independent ha parlato di "una mossa provocatoria" e la CNN ha citato un analista che l’ha definita "vergognosa". Risultato: dopo pochi giorni, i Marvel Studios hanno annunciato che studieranno un non meglio identificato “nuovo approccio" al personaggio (https://variety.com/2022/film/news/sabra-controversy-marvel-captain-america-4-1235375138/)

Lo svarione sul nome Sabra ha un suo perché: non può esistere nessun ebreo israeliano autoctono (sabra) per chi vive in una realtà alternativa dove gli ebrei “non hanno nessun retaggio e nessuna storia” in quella terra. Sono queste le parole che ha usato la scrittrice e poetessa palestinese Faiqa Al-Sous, intervistata a luglio dalla tv dell’Autorità Palestinese. (https://www.youtube.com/watch?v=jTMmIARDLY8&t=1s) La poetessa accusa gli ebrei non solo, comme d'habitude, di falsificare i ritrovamenti archeologici, ma anche di “commercializzare nel mondo i falafel come se fossero loro, derubando il patrimonio del popolo palestinese”. A dire il vero, i falafel non hanno nulla di palestinese. Sono un cibo, probabilmente di antichissima origine egiziana, diffuso da secoli in tutto il Medio Oriente e che ha sempre fatto parte della tradizione di comunità anche non islamiche come i cristiani copti e gli ebrei mizrahi (mediorientali e nord-africani), i quali oggi costituiscono il più numeroso sotto-gruppo di ebrei in Israele. Ma la pubblicistica palestinese deve sistematicamente ignorare il radicamento mediorientale della maggior parte degli ebrei israeliani (molti dei quali cacciati a forza dai paesi arabi) perché contraddice la narrazione che li descrive come colonizzatori alieni. Anche a costo di arruolare nella guerra contro di loro gli innocenti falafel.

Si sa che la veridicità dei dettagli è sempre un po’ fastidiosa per chi è impegnato a montare l’immagine del feroce nemico usurpatore. Puntualmente ogni anno, in agosto, la tv dell’Autorità Palestinese ricorda l’incendio nel 1969 di un pulpito ligneo dentro la moschea al-Aqsa attribuendolo a “un colono ebreo estremista”. Poco importa se il piromane era in realtà un cristiano australiano di nome Michael Rohan affetto da disturbi mentali (arrestato e processato in Israele, venne giudicato squilibrato, ricoverato in un istituto psichiatrico e nel 1974 estradato in Australia perché fosse curato vicino alla famiglia).

Per non doversi attardare a discutere i fastidiosi dettagli, all’inizio di quest’anno accademico alcuni gruppi studenteschi della School of Law dell’Università di Berkeley, capeggiati dal gruppo “Students for Justice in Palestine”, hanno deciso di modificare i propri regolamenti e bandire dalle attività tutti gli oratori e conferenzieri “che esprimono o sostengono opinioni a sostegno del sionismo”. (https://www.jpost.com/bds-threat/article-718702) La decisione, sebbene sottoscritta solo da nove gruppi studenteschi su più di cento, ha comprensibilmente suscitato qualche perplessità nel compassato tempio californiano del diritto. Con ammirevole understatement, il preside della Facoltà, Erwin Chemerinsky, ha definito la mozione "preoccupante". “Presa alla lettera – ha osservato – significherebbe che io non potrei essere invitato a parlare perché sostengo l'esistenza di Israele, anche se condanno molte sue politiche”.
Fra quelle che condanna vogliamo pensare che non vi sia la diabolica pratica di regalare cioccolatini. In che senso? Beh, bisogna chiederlo alla maestra d’asilo di Hebron intervistata il primo settembre dalla tv dell’Autorità Palestinese.
(https://www.youtube.com/watch?v=ixOu4j37VGU) Che a Hebron la situazione fra ebrei e arabi sia quantomeno difficile è cosa nota. Ma l’educatrice palestinese ha gettato nuova luce sulla questione. Parlando delle “difficoltà" che incontra nel suo lavoro, ha detto che "a volte coloni o israeliani chiamano i bambini [palestinesi] e danno loro un cartone di cioccolato al latte". Dove sta il problema? Lo spiega la maestra: “Noi non possiamo prenderglielo [il cartone] o gettarlo per terra, perché [i bambini] non capiscono la natura dell'occupazione. Quindi cerchiamo gradualmente di allontanarli da questo”. Non sia mai che alle creature venga il dubbio che esistono ebrei di buon cuore.

Poi c’è l’ineffabile Iran. Il regime degli ayatollah non è solo il maggiore sponsor statale del terrorismo. E’ anche uno dei più prolifici creatori e diffusori di miti anti-israeliani. Insomma, di balle straordinarie.
In un'intervista dello scorso 5 settembre alla tv Ofogh, il diplomatico iraniano Abolfazl Zohrevand, che è stato anche ambasciatore in Italia e in Afghanistan, ha affermato: “Secondo un rapporto attendibile che ho visto, l'Ucraina è il prossimo paese in cui i sionisti intendono fuggire e insediarsi, e Zelensky è incaricato di questa missione". (https://www.memri.org/tv/fmr-iranian-diplomat-zohrevand-zionists-ukraine-next-country-they-plan-to-settle) A noi risultano quasi 15mila ebrei fuggiti dall’Ucraina in Israele negli ultimi mesi, compresa una ventina di sopravvissuti alla Shoà. Ma forse siamo vittime di un’illusione ottica.

Pochi giorni dopo, sulla stessa emittente (https://www.memri.org/tv/former-iranian-diplomat-abyaneh-jewish-talmudic-plot-marry-british-royal-family-inherit-wealth) un altro diplomatico iraniano, Mohammad-Hassan Ghadiri-Abyaneh, già ambasciatore in Messico e Australia, ha affermato che, “in base al Talmud”, alle donne ebree è consentito sposare uomini non ebrei solo se ricchi e potenti cosicché gli ebrei possano aumentare la loro ricchezza e influenza ereditandola dai non ebrei. “Hanno usato lo stesso piano per la famiglia reale d’Inghilterra” ha continuato il diplomatico, spiegando che Kate Middleton, la moglie del principe William, nuovo erede al trono britannico, è ebrea (non lo è ndr) e che il suo matrimonio con William fa parte di un piano ebraico per ereditare le ricchezze della famiglia reale. “Ma non finisce qui – ha aggiunto l’acuto analista – Congiurano piani contro gli altri membri della famiglia. Il nipote Harry ha sposato una donna americana un po' di colore [sic] e ritengo che anche questo faccia parte del loro piano. Vogliono che [William] prenda il posto di Harry. Dunque, il successore della regina [Carlo] sarà alla mercé dei complotti dei sionisti perché se si dimette, verrà sostituito dal nipote che ha una moglie ebrea".
Naturalmente non si tratta solo dell’Inghilterra. “In tutta Europa, così come in America – ha spiegato il diplomatico iraniano – i sionisti esercitano un'influenza secolare e sono presenti in tutti i partiti politici: sono loro che comandano. La maggior parte delle banche sono nelle loro mani. Le questioni economiche vengono decise dai sionisti. Inoltre controllano i media a cominciare da giornali, riviste e reti tv, per finire con Hollywood e così via. Un esempio è la famiglia Rothschild, che gestiva banche e deteneva il denaro. Se si esaminano le società economiche in Europa e in America, nella maggior parte dei casi sono detenute dai sionisti”.

Se avete la sensazione che in questa requisitoria la parola “sionisti” vanga usata al posto di quell’altra, quella usata nel Mein Kampf per sostenere le stesse tesi, vi state sicuramente sbagliando perché – come ci viene sempre ripetuto – l’antisionismo non ha niente a che fare con l’antisemitismo.


Marco Paganoni, direttore di Israele.net


takinut@gmail.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT