IC7 - Il commento di Donatella Masia
Dal 17 al 22 gennaio 2022
Appunti sulla giornata della Memoria
In questi giorni molteplici sono stati gli interventi relativi alla ricorrenza della giornata della Memoria del 27 gennaio : tutti molto interessanti, e particolarmente dotti, acuti e propositivi quelli che hanno visto ospite il prof. Ugo Volli per la presentazione del suo libro “Mai piu’ - Usi e abusi del giorno della memoria”. Qui di seguito, pertanto, voglio esprimere soltanto brevi osservazioni, quasi dei “flash” , che mi sono venute in mente ascoltando e leggendo qua e la’.
Primo (e scusatemi la licenza… letteraria!) : chi di capra ferisce…di capra perisce. Mi riferisco, ovviamente, a Vittorio Sgarbi. Devo dire che il personaggio mi piace; non solo perche’ valente esperto e critico d’arte, ma soprattutto perche’ persona (pensavo) autonoma di giudizio… e di parola! Finora gli ho sempre perdonato intemperanze ed eccessi, e soprattutto ho sempre apprezzato la sua concezione della “capra”: la capra sgarbiana, appunto, che esprime bene (peraltro a discapito di un animale del tutto incolpevole, ed anzi intelligente , vivace, curioso e, se necessario, coraggioso) le caratteristiche negative della ottusita’ e pervicace stupidita’ . Dunque l’invettiva sgarbiana “Capra, capra, capra!!!”, quando e’ stata pertinente al caso mi e’ sempre piaciuta. Mai avrei pensato, pero’, che lo stesso Sgarbi si comportasse da capra major (e’ proprio il caso di dirlo) come ha fatto presentando a Ferrara quel discutibile Festival delle memorie, che fa un guazzabuglio di tutti i diversi genocidi del mondo (per giunta sotto la dizione quasi macabra di “festival”), citando tra questi il genocidio del popolo palestinese perpetrato dallo stato di Israele. L’enormita’, di cui hanno scritto magistralmente su queste pagine la nostra Deborah Fait e lo stesso prof. Volli, non e’ solo una menzogna: e’ espressione di puro antisemitismo, di quello piu’ grossolano, secondo cui Israele compie oggi sui palestinesi l’oppressione e distruzione che i nazisti attuarono contro gli ebrei. Grave, gravissimo, che a dirlo sia Sgarbi .. il cui acuto cervello si e’ qui trasformato in quello della sua ignorante ed ottusa capra, forse per imitazione del giullare suo amico , l’ebreo antiisraeliano Moni Ovadia, star del Festival. E’ grave perche’ cio’ che i cattivi maestri seminano, come la storia insegna, attecchisce e fruttifica nelle menti ignare della verita’.

Secondo: la ricorrenza del Giorno della Memoria e’ di gran lunga “maggiorenne”, poiche’ istituita in Italia con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 , che la stabilisce “in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. Cosi’ recita il titolo della legge, che all’art. 1 spiega perche’ e’ stata scelta la data del 27 gennaio, “data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz”, affermando che la ricorrenza serve a “ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche’ coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Quindi all’art. 2 illustra ed esemplifica le modalita’ con cui onorare la ricorrenza, “affinche’ simili eventi non possano piu’ accadere”. Bene, nonostante la pessima tecnica di redazione legislativa che da anni caratterizza il nostro Parlamento , per una volta questa va invece elogiata: la legge , infatti, ha il pregio di chiamare le cose col loro nome. E’ stato usato il termine Shoah che in ebraico significa “distruzione, catastofe” : nulla a a che fare , dunque, con la impropria espressione, comunemente usata nei media, di “Olocausto”. Questo, secondo il dizionario italiano, e’ il “sacrificio supremo, nell’ambito di una dedizione totale a motivi sacri o superiori”. In una parola, per dirla con Dante, “l’offerta di se stesso” : “Con tutto ‘l core e con quella favella / ch’e’ una in tutti, a Dio feci olocausto / qual conveniesi a la grazia novella” (Paradiso, canto XIV verso 89, laddove Dante ringrazia Dio facendo offerta di tutto se stesso). Vero e’ che l’etimologia greca fa riferimento alla “vittima interamente bruciata”, ma il significato originario non e’ rimasto nella moderna accezione di “olocausto”: dunque utilizzarlo in luogo di Shoah e’ errato e fuorviante. Per parlare dello sterminio degli ebrei dobbiamo usare il termine Shoah, non Olocausto.
Terzo : il buon esordio della legge ha sortito gli effetti voluti? Certamente in occasione del 27 gennaio enti ed istituzioni varie, in primis quelle scolastiche, si prodigano nell’organizzazione di eventi commemorativi. Come e’ stato osservato, pero’, col tempo queste iniziative hanno assunto un sapore formale e retorico, facendo dubitare della loro effettiva utilita’. Non sono di questo avviso. Il punto e’ che bisogna saper creare occasioni di reale interesse, non limitarsi a commemorare. Soprattutto, bisogna ideare occasioni educative, che insegnino la storia, ma non la storia della Shoah (come si limita a fare il MIUR organizzando i corsi ad hoc per gli insegnanti), bensi’ la storia nella sua piu’ ampia estensione, compresa quella degli Ebrei nel mondo, e quindi la storia di Israele, e parallelamente la lunga storia dell’ antisemitismo. Solo la conoscenza di questa storia, e della geografia correlata, puo’ smentire le bugie antisemite e antiisraeliane, oggi piu’ diffuse che mai, smascherando i cattivi maestri. Cio’ vale a maggior ragione dopo oltre vent’anni dall’entrata in vigore della legge, poiche’ sono oramai venuti a mancare pressoche’ tutti gli ultimi testimoni della Shoah. Dunque non vi puo’ piu’ essere memoria oralmente tramandata.
Quarto : come dare concretezza alla ricorrenza del 27 gennaio, operando perche’ quel “Mai piu’” solennemente affermato si realizzi nei fatti, anziche’ mostrarsi sempre piu’ labile dinanzi ai gesti, numerosi, variegati e tragici, di antisemitismo ed antiisraelismo nel mondo, ed anche in Italia, spia che una nuova Shoah per alcuni sarebbe gradita ed augurabile? Intanto, parlando chiaro, ossia dicendo la verita’ su chi essenzialmente sono coloro che odiano gli ebrei del mondo e lo stato di Israele ed i suoi cittadini. E’ scritto nei loro libri sacri (Corano), nelle loro carte istituzionali (vedi la costituzione di Hamas), viene insegnato nelle loro scuole (si leggano i libri di testo, anche delle elementari, adottati dall’Autorita’ palestinese) : sono documenti espliciti , che non usano metafore. Ancora oggi , come durante il nazismo con cui si era alleato , chi vuole cancellare Israele dalle carte geografiche e’ buona parte del mondo musulmano, tanto caro alla sinistra nostrana, e non solo nostrana. Se individui il nemico, e lo conosci, allora lo combatti; e cosi’ bisogna fare se si vuole difendere Israele : senza timore di essere accusati di islamofobia. In secondo luogo, si deve agire “guardando avanti”, ossia con uno sguardo nuovo e ampio sui mutamenti che anche nel mondo musulmano le accorte politiche dei veri innovatori sanno creare. Gli accordi di Abramo hanno una valenza epocale e bisogna perseguirli ed ampliarli : non tutto il mondo musulmano e’ schiacciato dall’ideologia antisemita ed antiisraeliana governata dall’Iran e dai suoi servi ed amici. Al suo interno si sta sviluppando una visione pragmatica della societa’, che riconosce la necessita’ di avanzamento tecnologico e dei costumi, e delle relative relazioni commerciali e diplomatiche, in uno con la necessita’ di bloccare l’aggressivita’ sciita. Il “Mai piu’” puo’ passare anche per questa strada.
Infine, bisogna denunciare quelli che il prof. Volli definisce “abusi” della memoria, ossia tutte quelle operazioni che annacquano e banalizzano la Shoah, vuoi per ignoranza (come fanno molti No Vax che si mostrano oppressi dalla “dittatura sanitaria” quali gli ebrei nei campi nazisti), vuoi per deliberato disegno antisemita , come ad esempio nel caso del Festival delle memorie in inizio citato, che con la scusa di ricordare tutti i genocidi del mondo si inventa quello dei palestinesi da parte di Israele; oppure come nei casi in cui si utilizza la giornata della Memoria del 27 gennaio estendendola ad ambiti diversi dalla Shoah , al preciso scopo di ridurne l’importanza; od ancora si attribuisce la nozione di “Giusto” ad uomini o donne coraggiosi che hanno compiuto opere meritorie e salvifiche , che pero’ nulla hanno a che fare con il salvataggio di ebrei oppressi dai nazisti da parte di non ebrei (che e’ l’unico concetto di “Giusto tra le nazioni” secondo la statuizione dello Yad Vashem, l’ente nazionale per la memoria della Shoah di Gerusalemme). Queste operazioni sono frutto di deliberata volonta’ sorretta da ideologia antisemita ed antiisraeliana. E’ dunque proprio per tale ragione che la giornata della Memoria del 27 gennaio deve essere salvaguardata e valorizzata , ricordando la Shoah con modalita’ che ne tutelino la unicita’ e combattano ogni forma di banalizzazione e conseguente minimizzazione o, peggio, mistificazione. Infatti non e’ un caso che proprio intorno al 27 gennaio si moltiplichino operazioni mistificatorie come quella del Festival ferrarese : finche’ la giornata della Memoria dara’ fastidio agli antisemiti ed agli antiisraeliani, vuol dire che costituisce un buon baluardo contro di loro. Ed allora, onoriamola e rafforziamola, perche’ ci consenta di individuarli e combatterli!

Donatella Masia, magistrato