La Galilea si sveglia in festa, dopo i razzi lanciati dal Libano
Analisi di Giovanni Quer
Ieri è iniziata Eid al-Adha, la Festa del Sacrificio, celebrata da musulmani e drusi, che ricorda l’episodio del sacrificio di Isacco narrato anche nel Corano. Per tradizione si macellano montoni, che hanno a sostituito Isacco nel sacrificio delle scritture, di cui due terzi sono distribuiti alla comunità e si fanno dolci particolari, come i molto apprezzati “maamul”. Prima della preghiera del mattino, i muezzin hanno decantato il takbir (Allah è grande, recitato più volte). Mentre i minareti sparsi per la Galilea annunciavano il primo mattino della Festa iniziata già ieri sera, parte della popolazione era già sveglia, allertata dalle sirene che alle 4:55 del mattino avevano annunciato i due missili lanciati dal Libano, uno dei quali intercettato dal sistema Iron Dome (kipat barzel in ebraico). Nella notte la notizia di bombardamenti nel sud di Aleppo attribuiti a Israele si è diffusa nella stampa araba, e i missili lanciati dal Libano sarebbero la contromisura.
Secondo il Syrian Observatory for Human Rights, di base a Londra, Israele avrebbe colpito depositi di armi delle milizie pro iraniane nelle zone a nord e a sud di Aleppo, che sarebbero localizzati all’interno delle basi militari siriane. La stampa siriana sostiene di aver intercettato i missili israeliani. Chi ha lanciato i missili? Due sono le opzioni: Hezbollah o organizzazioni palestinesi attive nel Sud del Libano. Hezbollah ha finora fatto capire che non vuole una guerra con Israele, soprattutto in questo periodo di collasso economico nel Paese dei cedri; inoltre la paura di una devastante risposta israeliana come nella guerra del 2006 servirebbe da deterrenza. Se fossero le organizzazioni palestinesi, com’era successo durante l’operazione militare Guardiano delle Mura, vorrebbe dire che l’Iran agisce su più fronti: è ipotizzabile che l’Iran abbia deciso di agire attraverso altri gruppi, visto che Hezbollah è impegnato a gestire la crisi interna. Oppure un’altra interpretazione, alla quale nessuno vuol pensare: che siano fazioni palestinesi che hanno agito autonomamente, in conseguenza della perdita di controllo sul territorio da parte di Hezbollah per via della crisi con conseguente rafforzamento di vari gruppi anche nemici a Hezbollah (come al-Qaeda per esempio).
Terroristi di Hezbollah
Israele si è limitata a rispondere con fuoco da cannoni. Dopo l’eliminazione di Suleimani e l’impegno sul fronte iracheno, l’Iran sta di nuovo intensificando le proprie attività sul confine con Israele. I depositi di armi, le nuove collaborazioni con le organizzazioni palestinesi attive nel sud del Libano puntano al ritorno della politica di aggressione regionale e alla volontà di uno scontro con Israele. I missili potrebbero esser interpretati come un avviso: dovesse Israele agire ancora contro obiettivi in Siria, si aprirebbe un fronte di guerra al nord. Non è solo un avviso, ma una dimostrazione di forza: nonostante i tentativi israeliani di impedire il consolidamento della presenza iraniana in Siria e il trasporto di armi a Hezbollah, l’Iran è riuscito a insediarsi e il confine nord è sempre più instabile. Le voci delle preghiere e delle feste per Eid al-Adha, che continuerà per altri tre giorni, si mescolano ai rumori degli arei militari israeliani che sfrecciano sui cieli della Galilea.

Giovanni Quer (1983), ricercatore presso il Centro Kantor per lo studio dell'Ebraismo Europeo Contemporaneo e dell'antisemitismo, Università di Tel Aviv.